Open BioMedical Initiative: aiutare il prossimo con l’innovazione

Una community online di giovani italiani rivoluziona le tecnologie biomedicali. L’intervista a Valentino Megale, co-fondatore di Open BioMedical Initiative

Storyteller

Quando penso al made in Italy, mi viene in mente un prodotto: progettato, fabbricato e confezionato in Italia. Penso al mondo dell’innovazione italiana e mi viene in mente il concetto di partenza: l’idea. Creativa, ambiziosa, alternativa. Come quella di Open BioMedical Initiative

*di Fabia Timaco

Si chiama Open BioMedical Initiative l’organizzazione no profit che fece il suo debutto nell’aprile 2015, alla prima convention a Città della Scienza (Napoli) all’interno della quale – spiega Valentino Megale, co-fondatore dell’iniziativa ed editor di Obm News – “Siamo riusciti a coinvolgere almeno 1.000 persone dal vivo e parecchie migliaia grazie a Facebook, Twitter e YouTube, dove è stato possibile seguire il live streaming”.
Bruno Lenzi, presidente, puntò l’attenzione sulla collaborazione a distanza tra i volontari. Iniziando, già dal 2014, a connettere persone italiane dislocate su tutto il territorio via Internet. Studenti, appassionati, professionisti del mestiere si sono uniti per trasformare in realtà ciò che prima era solamente un desiderio: formare una grande community online, realizzare e distribuire oggetti biomedicali open source, a basso costo e stampati in 3D. Ausili che vanno a modificare in positivo la vita quotidiana delle persone, colmando azioni pratiche che risulterebbero molto più difficoltose, oggetti inseriti in contesti ospedalieri. L’iniziativa, nata come discussione in Rete, è passata dalle parole ai fatti e costituisce oggi una realtà di innovazione unica.
“Le idee geniali sono sicuramente là fuori, e per là fuori intendo oltreoceano: Stati Uniti”. Sì, è possibile. Ho sentito questa frase tante volte. Teniamo conto, però, che realtà positive esistono anche nella nostra penisola. E molto spesso siamo noi italiani i più conosciuti all’estero.
Da un anno e mezzo, infatti, ho fatto personale esperienza di qualcosa di cui ero a digiuno. Il mondo della stampa 3D, della robotica, delle possibilità all’interno del nostro Paese. A volte è bene essere predisposti a qualcosa di nuovo e immergersi con un po’ di sana follia. Ho conosciuto quindi da vicino Obm Initiative. Questa organizzazione no-profit si è posta l’obiettivo di innovare il concetto di aiutare il prossimo.
Utilizzando le nuove tecnologie, abbattendo distanze, limiti e differenze. Una community esiste grazie al digitale, anche se una sede fissa non è presente: “Si cerca, così, di raggiungere il massimo equilibrio tra la spontaneità di ogni singola persona e gli obiettivi concreti del gruppo con cui si lavora” racconta Valentino.

La biomedica a portata di tutti
Il team di Obm Initiative si divide su diversi progetti di prototipo: in sviluppo una mano meccanica (Wil), una mano miolettrica (Fable), un’incubatrice neonatale (Bob).
Altri, non meno importanti, sono finalizzati a far conoscere il mondo open source alle aziende e alle persone comuni, dal punto di vista legale, media, social ed editoriale.
Importante è rendere accessibile la conoscenza dal principio, accompagnando il pubblico interessato online, seduto comodo a casa, a comprenderne qualcosa di più.
Il mondo della stampa 3D era ancora poco diffuso qualche anno fa. Era “roba” da makers, degli addetti al settore. Alla prima European Maker Faire Rome 2014, il gruppo di volontari di Open BioMedical Initiative, da poco formatosi, ebbe l’opportunità di assaporare la rivoluzione in atto, che ancora sembrava troppo lontana, ambiziosa, per la gente comune.
“Con la nascita di Obm News, il magazine ideato da Open BioMedical Initiative, tutti avrebbero potuto partecipare alle potenzialità, alle nuove idee e alla rivoluzione della stampa in tre dimensioni. Credo che l’informazione sia la prima tecnologia che abbiamo a disposizione per cambiare le cose” racconta Valentino.
A oggi Obm Initiative ha stretto collaborazioni con aziende di rilievo tutte nazionali: 3DPRN, Kenstrapper, Sharebot. E quelle legate ai materiali di stampa e alla produzione di filamenti di Pla, per assemblare i prototipi, quali 3DFilo ed Eumakers. Estremamente dinamiche nel settore, condividono il percorso di Open BioMedical Initiative, arricchendolo di professionalità e di qualità.
Lo scorso 20 maggio, in occasione di Exposanità a BolognaFiere, l’intera community ha avuto il piacere di presentare al pubblico i membri del Comitato Scientifico a supporto dell’organizzazione. Con differenti profili e competenze, dall’informatica al design, dalla medicina alla comunicazione, sono il motore di progetti e iniziative, parte integrante dell’intero network.
Se si tratta di progettare qualcosa che ancora nessuno ha immaginato, bisogna avere un’idea forte, seppur ambiziosa. Giovani italiani hanno pensato di unire il materiale e il digitale. Grazie al tempo e alla dedizione di volontari designer, ingegneri, e comunicatori, la strada si sta facendo meno tortuosa. Presto molte persone potranno beneficiare della conoscenza resa accessibile concretamente. Di una biomedica che si affianca a quella esistente, con l’obiettivo di realizzarne varianti che siano accessibili a chiunque, a prescindere dalla posizione geografica e dalla disponibilità economica. Di mani vere per compiere gesti quotidiani.

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Fabia Timaco

*Fabia Timaco:

Storyteller, diplomata alla Scuola Holden. Senza fi ltri va dritta al cuore delle cose. Frequenta il corso di Laurea in Comunicazione e Società presso l’Università Cattolica di Milano. A giugno 2015 La Repubblica l’ha inserita nella lista dei 20 ventenni italiani che cambieranno il mondo. Unisce narrazione e innovazione nel diario in cui racconta Fable, la mano stampata in 3D che avrà grazie a OBM Initiative. Ideatrice de “Il primo volo”, un progetto educativo dedicato alla crescita del rapporto genitori-figli e TEDx Speaker. I suoi consigli? Cambiare spesso punto di vista, mettersi nelle scarpe degli altri, comprendersi.


Open BioMedical Initiative: aiutare il prossimo con l’innovazione - Ultima modifica: 2016-11-18T12:00:57+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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