Mario Moretti Polegato: Geox, la storia di un’idea tra creatività e innovazione

Una grande avventura nata da una grande idea: la scarpa con la suola con impianto di areazione annesso. La storia di Geox e di Mario Moretti Polegato

L’intervista a Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, una figura di primo piano dell’economia mondiale tanto da essere definito oltreoceano: “un sogno americano realizzato in Italia”

*di Ilaria Galateria

Tutto nasce, per caso, nel 1990. Un viaggio negli Stati Uniti, nel Nevada, per promuovere il prosecco (la famiglia di Mario Moretti Polegato da tre generazioni è tra i più grandi produttori al mondo di vini).
Una gita nel deserto e i piedi che cominciano a soffrire terribilmente il caldo.

L’idea di Mario Moretti Polegato

Così, per cercare refrigerio, l’allora giovane imprenditore vinicolo Mario Moretti Polegato decide di forare con un coltellino svizzero le suole di gomma delle sue scarpe.
Da qui, l’idea
. Tornato in Italia, “ripudia” il mestiere che la tradizione di famiglia aveva disegnato per lui e ne abbraccia un altro, allora assolutamente nuovo e sconosciuto, fatto di innovazione e tecnologia. Curiosità, passione e apertura diventano le chiavi del suo successo. “Gli inizi non sono stati facili – ricorda l’imprenditore veneto Moretti Polegato di Biadene, frazione di Montebelluna – ma non ho mai mollato.

Facendo lunghe ricerche ho scoperto l’esistenza di una membrana prodotta da un’azienda americana per la Nasa, un materiale molto particolare in grado di sopportare gli sbalzi termici e contemporaneamente permettere la traspirazione. Era il teflon, composto di miliardi di micro pori dal diametro inferiore alle gocce d’acqua. Il volume del vapore però è 700 volte inferiore a quello di una goccia. In poche parole, il vapore passa e l’acqua no”.

Quali le difficoltà iniziali?

Per tre anni ho offerto la mia idea a molte importanti aziende di calzature ma nessuno ci credeva e se la sentiva di investire in quello che sulla carta sembrava un bizzarro progetto. Così, ho deciso di brevettare la cosiddetta “suola che respira” e mettermi in proprio. Ho scelto cinque giovani ingegneri di Treviso (uno per la ricerca, uno per produzione e stile, uno per l’amministrazione, uno per le vendite, uno per il marketing) e, in collaborazione con l’Università di Padova, ho sviluppato il mio progetto.
Era il 1995. La prima produzione di scarpe è stata rivolta ai bambini. Un boom (ricorda Mario Moretti Polegato) Una sorpresa, non lo nego, anche per me. Il prodotto è cresciuto in poco tempo in maniera incredibile. Poi sono nate le collezioni uomo, donna, l’abbigliamento.

In poco più di vent’anni la Geox – il nome Geo, che sta per terra, a cui ha aggiunto una x finale come sinonimo di tecnologia, l’ha ideato lo stesso Mario Moretti Polegato – è diventata la prima azienda in Italia nel settore della calzatura casual e la terza a livello mondiale con 30mila dipendenti e 1150 negozi in 114 Paesi.

“Un’idea vale più di una fabbrica” è un suo slogan…

Sì. Sono convinto che il vero valore sia nell’idea. Prima di Geox la scarpa con la suola bucata era sinonimo di povertà, oggi di tecnologia. L’Italia è uno dei Paesi con maggiore capacità di disegno, creatività e stile ma spesso e volentieri non siamo capaci di trasformare un’idea in un business perché manca una cultura del brevetto e c’è scarsa collaborazione tra impresa e Università. Questo è un tema che mi sta molto a cuore.

E infatti lei è molto vicino alla realtà giovanile, nella sua azienda ha creato una scuola di formazione per spronare i giovani a trasformare le proprie idee… Ho un rapporto privilegiato con i giovani, mi piace ascoltarli, dialogare con loro e infatti spesso sono invitato nelle varie Università europee. In Geox c’è una grande attenzione alla formazione e alla riqualificazione perché quello che ci differenzia da tutto il mondo della calzatura casual è la tecnologia e l’innovazione.

Oggi in azienda abbiamo circa sessanta brevetti, di cui venti utilizzati e applicati in produzione. La nostra scuola periodicamente accoglie neolaureati che lavorano sia sulla ricerca applicata al prodotto che sui nuovi materiali. La tecnologia evolve, l’idea va nutrita e cresciuta, altrimenti muore.

Fashion e tecnologia, un binomio indissolubile e i suoi prodotti ne sono la prova…

Io ci credo moltissimo. Sono convinto che il mondo stia andando verso questa direzione. Sempre più capi sono dotati di tecnologia. Oggi il consumatore è molto smart e tecnologico anche nell’acquisto. Prima chiedeva stile, prezzo e qualità. Oggi, visto che il potere di acquisto medio è calato, desidera le stesse cose ma pretende innovazione tecnologica, cioè un valore aggiunto rispetto ai prodotti concorrenti.

Ha portato la tecnologia anche nelle scarpe dei piloti di Formula 1…

Dal 2012 abbiamo collaborato per tre anni con la Formula 1 e il motivo è semplice. Un pilota nell’arco di una gara perde in media 2/3 litri di acqua e gran parte del sudore esce dai piedi perché l’abitacolo in fibra di carbonio si riscalda parecchio. Così ho potuto dimostrare che la mia tecnologia traspirante funziona e migliora le condizioni del pilota. Ed è stato un successo incredibile.

La tecnologia sta influenzando il nostro vivere quotidiano. È così anche per la moda?

Certamente. Oggi la tecnologia è parte integrante del nostro modo di essere e di vivere. E la moda ne risente in maniera positiva. C’è un’esigenza di materiali che assicurino impermeabilità, resistenza al vento, leggerezza, termoregolazione, traspirabilità.

In futuro la tecnologia potrebbe penalizzare la creatività umana?

No. La tecnologia non solo non penalizzerà la creatività umana ma permetterà di esaltarla. Ogni mattina comincio la giornata accendendo il mio pc, vedo che regolarmente la tecnologia migliora e ci scherzo su: tu sarai sempre più intelligente, ripeto spesso al mio computer, ma io sarò sempre più creativo!

Geox si è avvicinata a una produzione ecosostenibile con la nuove scarpe New:Do. Una sfida green, un segnale importante?

La nostra azienda è molto attenta al tema della sostenibilità, alla tutela dell’ambiente vegetale e animale. Per questo stiamo offrendo al mercato soluzioni innovative dal punto di vista tecnologico, stilistico e di design a ridotto impatto ambientale. La New:Do ha la stesso beneficio di una scarpa Geox, con in più un impatto ridotto sull’ambiente.

Le pelli sono trattate solo con sostanze naturali, la suola è di gomma 100% naturale e all’interno solo di origine vegetale. Inoltre, la scarpa è realizzata con un bassissimo consumo energetico. New:Do è solo uno dei segnali che traduce la filosofia della nostra azienda. Da poco abbiamo inaugurato un ristorante aziendale dove ogni giorno uno chef lavora a stretto contatto con un nutrizionista e gli ingredienti dei piatti sono tutti a chilometro zero. Per alimentare il mondo Geox attingiamo sempre più a fonti di energia rinnovabile. Un cammino già avviato da tempo.

Mario Moretti Polegato Geox


Mario Moretti Polegato: Geox, la storia di un’idea tra creatività e innovazione - Ultima modifica: 2016-12-29T08:02:48+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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