Wearable e biomimetica una seconda pelle tecnologica

Dalla natura non si smetterà mai di imparare, lo dimostrano gli ultimi trend in ambito di fashion technologies e wearable. La nozione di corpo sta cambiando, le nuove tecnologie e gli strumenti di analisi dei dati aumentano le capacità corporee, ne espandono le funzionalità, diventano quasi una seconda pelle, un’estensione di quella reale, interagiscono con […]

Dalla natura non si smetterà mai di imparare, lo dimostrano gli ultimi trend in ambito di fashion technologies e wearable. La nozione di corpo sta cambiando, le nuove tecnologie e gli strumenti di analisi dei dati aumentano le capacità corporee, ne espandono le funzionalità, diventano quasi una seconda pelle, un’estensione di quella reale, interagiscono con l’ambiente che ci circonda.
Tanto che al Ciid (Copenhagen Institute of Interaction Design) di Copenhagen, in Danimarca, ci sono corsi e workshop sul fashion legato al design interattivo, che chiamano professionisti e studenti da tutto il mondo, con diversi backgroud e competenze disparate. In questo contesto stimolante, da gruppi di lavoro che sperimentano e imparano facendo, nascono idee di prodotti innovativi, connessi, di design, utili alla società e all’ambiente.
Tra questi prendono vita anche capi d’abbigliamento e accessori da indossare. Il fashion è a tutti gli effetti un settore in cui le tradizionali discipline del design si combinano ai trend socio-tecnologici, tra intuizioni, nuovi materiali, software e servizi. La tecnologia è il mezzo per arrivare a creare qualcosa di nuovo. Giocando coi “limiti” e col grande potenziale del corpo umano, al Ciid si esplorano le frontiere della biomimetica.
Processi biologici e biomeccanici della natura diventano fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività delle tecnologie. I wearable diventano sempre più “integrati” al corpo umano, ne sono quasi il proseguimento fisico, con interfacce di ultima generazione. Insomma, i dispositivi indossabili vestiranno in modo sempre più naturale, esplorando nuove modalità sensoriali e uscendo un po’ dal concetto di “gadget” che hanno adesso.
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Dalla Danimarca alle passerelle di New York

La linea che separa il nostro corpo dai wearable sta diventando sempre più sottile. Al centro di questa evoluzione c’è il fashion, che con le sue sfilate, dalle passerelle di tutto il mondo, condiziona le forme dei dispositivi indossabili e di questa nuova seconda pelle in fase di evoluzione. Ne è convinta Karlina Cengija, Innovation Engineer di Intel, che aiuta gli stilisti della moda a realizzare capi d’abbigliamento adattabili che cambiano forma e colore o comunicano il mutevole stato emotivo o fisico di chi li indossa. Lavora con tecnologie e materiali per infondere nuove capacità ai modelli, facendo in modo allo stesso tempo che queste tecnologie vestano e funzionino in modo fluido e naturale, che siano indossabili, accattivanti, in linea coi trend del momento.
a stilista Becca McCharen e Karli Cengija, innovation engineer di Intel...
Recentemente, Cengija ha supportato la stilista di moda all’avanguardia Becca McCharen nella creazione di Adrenaline Dress, un abito alato, e del reggiseno reattivo Aero Sports Bra per la collezione primavera-estate della Settimana della Moda di New York 2016. Questi abiti, dotati di tecnologia di elaborazione e sensori, si adattano autonomamente al battito cardiaco e ai livelli di traspirazione del corpo di chi li indossa.
L’Adrenaline Dress ha due ali stampate in 3D che si aprono o si contraggono a seconda del livello di adrenalina, dello stress e della temperatura corporea. Risponde agli stimoli del corpo spiegando e ritraendo le ali posteriori per esprimere le emozioni. Il reggiseno sportivo invece è stato progettato con un materiale speciale che reagisce ai comandi del computer per aprire i fori quando percepisce cambiamenti nella traspirazione, respirazione e temperatura del corpo. Si apre leggermente per offrire una comoda ventilazione.
Cengija ha sottolineato che la realizzazione di questi abiti non è finalizzata alla vendita ma alla sperimentazione, per dimostrare le possibilità della tecnologia indossabile. “Siamo stati parecchio influenzati dal regno animale”, ha affermato. “Abbiamo preso in considerazione esseri viventi come le piante, gli alberi e tutto ciò con cui abbiamo avuto modo di interagire”.
La realizzazione della biomimetica nei prototipi di abiti femminili è iniziata nel 2013 quando Cengija, con la stilista d’avanguardia olandese Anouk Wipprecht, ha creato Synapse Dress, un abito sensibile alle variazioni d’umore. Grazie alla possibilità di leggere segnali fisiologici come il battito cardiaco, l’attività cerebrale e i livelli di disattenzione, Wipprecht ha descritto Synapse come un abito che “a volte ti conosce meglio di te stessa”.
L’elettronica facilmente accessibile e programmabile consente di dar vita alle idee collaborative di questa nuova generazione di stiliste. I moduli di elaborazione Intel Edison e Intel Curie, ad esempio, si connettono ai sensori del corpo. Questi moduli di calcolo elaborano gli algoritmi che fanno muovere i microcontroller o i materiali reattivi.


Wearable e biomimetica una seconda pelle tecnologica - Ultima modifica: 2016-05-04T17:05:07+00:00 da Cecilia Cantadore
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