Google divide Hangouts in Chat e Meet

Google divide Hangouts in due: Hangouts Chat (che punta a Slack) e Hangouts Meet, che ruoterà attorno alle comunicazioni audio e video.

Nella strategia di messaggistica di Google, Allo e Duo sono applicazioni destinate alla comunicazione di consumo mentre Hangouts stia prendendo la forma di uno strumento per le imprese.

Google starebbe quindi dividendo Hangouts in due: Hangouts Chat e Hangouts Meet, che ruoterà attorno alle comunicazioni audio e video. Chat e Meet diverrebbero le controparti aziendali di Allo e Duo.

Meet attualmente è disponibile per tutti mentre sarà possibile accedere alla Hangout Chat attraverso un early access program e avrà a che fare con la messaggistica per team. L’attuale applicazione Hangouts non sparirà per il momento, ma è destinata a non durare per sempre. Le due applicazioni, quindi, saranno disponibili per Android, iOS e web e offriranno delle “stanze” così come avviene per Slack.

Verranno offerte anche le conversazioni suddivise per argomenti, una sezione algoritmica non ancora del tutto perfezionata da Slack. Le conversazioni a thread, secondo Drive Scott Johnston – direttore del product management di Google – sono il motivo per cui il nuovo Hangouts abbia richiesto così tanto tempo: “Il percorso che abbiamo intrapreso è partito dal threading di Gmail, ma si è trattato anche un affinamento costante per dar vita a questa nuova opzione”.

I servizi di Google sono integrati profondamente con il nuovo Hangouts. Condividendo un file in una stanza, tutti i membri automaticamente avranno accesso. Ma Google sta anche aggiungendo servizi di terze parti, in modo che al lancio della nuova piattaforma Hangouts gli sviluppatori possano aggiungere sia bot che script per svolgere diversi compiti. Inizialmente saranno disponibili i bot del tipo di Asana, Box, Zendesk e ProsperWork, ma ne arriveranno altri in futuro.

Google stesso sta lanciando un bot che facilita la visualizzazione di meeting e mostra il modo in cui queste applicazioni si possano integrare. Oltre a tutte queste nuove caratteristiche, la chat di Hangouts offre la possibilità di svolgere una ricerca avanzata e di filtrare le conversazioni con i vari tipi di file.

Hangouts Meet, che ha fatto una breve comparsa sul Google Play Store il mese scorso, punta alla semplificazione dei meeting. Johnston ha aggiunto: “Una delle cose più importanti da comunicare ai nostri clienti G Suite sono proprio i meeting su Hangouts, che rappresentano il modo più veloce per fare una riunione. Siamo dei sostenitori dell’automazione dell’intero ciclo di vita di una riunione da ciò che è in programma al follow-up. Ma il valore degli incontri che è possibile fornire ora viene vanificato dal time-to-start. Ci vuole così tanto tempo per ottenere semplicemente di poter iniziare un meeting”.

Tra le promesse che offre Google, in riferimento al nuovo Hangouts c’è la leggerezza in termini di processi, il basso consumo di batteria e la riduzione delle dimensioni dei codici affinché i meeting carichino istantaneamente.
Meet offre sia la registrazione dei meeting che il numero di partecipanti massimo fissato a 30. Il servizio si integra con Chromebox for Meetings, sempre di Google. Di default ogni meeting di Meet metterà a disposizione la possibilità di chiamare un numero, il quale avrà una chiave di accesso via codice PIN.

Ma perché dividere Hangouts in due?
Lo spiega Johnston “Quello che abbiamo scoperto, parlando con i nostri clienti aziendali, è che tutti vogliono entrare nel meeting e inserirsi in una conversazione, ma di pari passo vogliono rispondere rapidamente alle conversazioni in corso all’interno del loro team. Ecco perché due punti di ingresso dell’applicazione, che sono pur sempre appartenenti alla stessa famiglia. Nel corso del tempo, però, Chat e Meet andranno via via a sostituire Hangouts”.


Google divide Hangouts in Chat e Meet - Ultima modifica: 2017-03-16T17:00:03+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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