Ecco come l’Internet of Things cambierà il Content Marketing

L’Internet of Things è o non è il “Sacro Graal del content marketing”? Un sistema di acquisizione dati che consenta davvero lala navigazione customizzata

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Personalizzazione dei contenuti, aumento del coinvolgimento e migliore user experience: l’IOT è davvero il Sacro Graal del marketing

di Valentina Falcinelli*

QR code, riconoscimento facciale, visual search, motion trackers, gesture recognition, wereable, digital signage e molto altro sono sofisticate tecnologie che permettono ai brand di comunicare con sempre più personalizzazione.
Credere che questo non porti a un cambiamento del modo in cui si è fatto content marketing sinora è un po’ come credere ancora alla keyword density o alla fatina dei denti.
È ovvio che una digitalizzazione come quella a cui stiamo assistendo porterà tutti noi marketer, in un futuro che tende a coincidere col presente, a relazionarci in maniera diversa con le nostre strategie di content marketing. Se fino a ieri andavamo in pizzeria e ordinavamo in base a quanto offerto dal menu, domani potremmo trovarci di fronte a un tavolo-tablet e comporre la pizza in base agli ingredienti inseriti in un software. E no, non sto farneticando: l’idea, ancora in nuce, del “tavolo interattivo” la sta portando avanti da qualche mese il colosso americano Pizza Hut.

Courtney Moscovic, manager dell’azienda, parlando di questo progetto dice qualcosa che dovrebbe farci riflettere: “Non vogliamo limitare la customer experience”. Ecco, io credo sia proprio questo il punto focale del discorso: l’IoT permetterà di offrire ai clienti una customer experience sartoriale. Prendiamo come esempio un blog, un ambiente familiare all’interno del quale oggi siamo abituati a muoverci perlopiù in quattro modi: attraverso una veloce ricerca per parole chiave, attraverso gli archivi (anno/ mese/categoria), attraverso i post consigliati, attraverso la navigazione cronologica.
Ecco, io m’immagino un sistema di acquisizione dati così sofisticato e potente da permettere un quinto tipo di navigazione: la navigazione customizzata. M’immagino un database di dati che si vanno a incrociare, dalla query digitata sui motori di ricerca fino alla navigazione del blog, per fornire risultati pertinenti per l’utente, utili per lui in quel preciso momento della sua vita. Mi spiego meglio. Per scrivere questo articolo mi sono documentata a fondo. Ho effettuato delle ricerche su Google unendo le parole “Internet of Things” e “IoT” ora a “Content Marketing” ora “Copywriting”. Mettiamo che il sofisticato sistema di utilizzo dei dati sia già “attivo”.

Il giorno stesso in cui ho effettuato le ricerche per redigere l’articolo, Google avrebbe potuto consigliarmi, in un box al di sotto dei suoi annunci AdWords, una selezione di 3 link sull’IoT connesso al Content Marketing. E così, nello stesso modo, una volta entrata nella pagina madre del blog di “Content Marketing Institute” la sidebar avrebbe potuto presentarmi tutti gli articoli del blog incentrati sull’Iot. Questo è quello che intendo quando parlo di customer experience sartoriale e navigazione customizzata.
Chi naviga sul web non ha tempo da perdere; chi naviga sul web vuole trovare informazioni utili e pertinenti. Questo atteggiamento lo ha capito ormai da tempo anche Google: con l’affinazione dei suoi algoritmi, il motore di ricerca sta cercando per l’appunto di premiare i contenuti più utili. Un contributo inserito all’interno della piattaforma Yahoo Answers, per esempio, potrebbe essere più visibile nella serp rispetto a un post lungo, complesso e ricco per il semplice motivo che risponde con efficacia a una determinata domanda. Semplice.
Ti faccio un altro esempio di un ipotetico cambiamento a cui potremmo assistere sfruttando al meglio i dati acquisiti.
Da copywriter, torno a parlarti di testi. Se gran parte dei tuoi contatti lavorativi provengono dal tuo sito web, converrai con me che lavorare sui messaggi contenuti nelle varie pagine sia fondamentale. E se un domani fosse possibile impostare due, tre, quattro varianti di testo della medesima pagina e proporre quella giusta alla giusta persona? Poiché non mi piace esser parca di esempi, te ne faccio un altro anche per questo specifico caso.
Poniamo tu venda arredamento su misura e che abbia dedicato una pagina all’arredamento per camerette. Potresti creare quattro varianti di questa pagina:

1) cameretta per bambine;
2) cameretta per bambini;
3) cameretta per adolescenti;
4) cameretta per neonati.

Nella prima variante mostrerai immagini ad hoc, quindi prediligerai i modelli di cameretta con curve, colori pastello e utilizzerai un copy che rimandi al mondo delle principesse (o di Violetta, o di Peppa Pig…).
Nell’ultima, invece, potresti mostrare i vari modelli di fasciatoio e culla e scegliere un tono rassicurante, con un copy che sottolinei la sicurezza dei prodotti e la necessità di possederli per semplificare il duro lavoro di un genitore. Copywriting, visual, customer experience sartoriali: la ricetta è servita.
E adesso, dimmi, l’Internet of Things è o non è il “Sacro Graal del marketing”?

*CEO e copywriter dell’agenzia più magenta del web, Pennamontata, so scrivere senza guardare la tastiera, ma non so guardare la tastiera senza scrivere. Il copywriting per me è il pane e la creatività il companatico. Ogni tanto, però, mi nutro anche di pizza.

Ecco come l’Internet of Things cambierà il Content Marketing - Ultima modifica: 2015-01-07T08:35:47+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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