Francesca Parviero: “Siate connesse, siate felici”

Casa, famiglia, lavoro, vale pena impegnarsi per stare al passo con i tempi? E quale ruolo hanno in social network ? Lo abbiano chiesto a Francesca Parviero

Uguaglianza salariale, accesso al mercato, conciliazione famiglia-lavoro: quello del rapporto tra donne e mondo professionale è sempre stato un tema  delicato. Le nuove tecnologie sono alleate nella vita professionale di una donna? Tra casa, famiglia, lavoro, vale la pena impegnarsi per stare al passo con i tempi? E quale ruolo hanno i social network in tutto questo? Lo abbiamo chiesto a Francesca Parviero, Social HR Strategist e prima official Linkendin Emea Talent Solutions Partner

di Cecilia Cantadore

– Partiamo dal principio: come hai iniziato, qual è la tua storia?
Ho avuto una formazione umanistica, sono laureata in Scienze della Formazione per gli adulti. Ho sempre studiato e lavorato, entrando giovanissima in azienda ma la laurea l’ho discussa solo quest’anno, da mamma, me lo dovevo. Il mio primo impiego in azienda è stato in Sony nel 2000, nel periodo del boom dei primi telefonini. Poi sono entrata nelle Risorse Umane di una multinazionale e ho sempre prestato un’attenzione particolare alle politiche di genere e alla diversity.

– Quando hai scoperto la tecnologia, ti ricordi il primo approccio?
Da bambina mi divertivo a scrivere i codici dei programmi del Commodore 64, avevo circa 10 anni. Ero tanto appassionata che alle superiori avrei voluto fare un ITIS, anche se poi ho optato per il liceo scientifico. Ho sempre avuto dimestichezza e velocità di apprendimento con le nuove tecnologie, conoscere bene le funzionalità di un programma o di un devicemi ha sempre semplificato e velocizzato il lavoro.

– Hai creato LinkBeat e oggi ti occupi di strategia di social media per le Risorse Umane…

Sono la prima realtà italiana in partnership con LinkedIn, offro qualcosa di complementare a ciò che propone oggi il professional network, studiando strategie per le aziende che cercano talenti e che li vogliono attrarre. Se un candidato riceve una richiesta di contatto, la prima cosa che farà sarà guardare i profili online della persona che lo contatta e dell’azienda, che dovranno essere attrattivi, esaurienti e coerenti con le aspettative del potenziale candidato. Le aziende cercano talenti e sarà poi di conseguenza il talento a scegliere se rispondere a una richiesta, se accettare un’offerta. Io aiuto le aziende a valorizzare al meglio l’offerta per le persone raccontandosi sia come persone (valorizzando il loro personal brand in qualità di brand ambassador) che come funzione HR.

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– LinkedIn è il social network del lavoro per eccellenza. Bisogna esserci?
LinkedIn conta oltre 7 milioni di utenti solo in Italia, e ha superato i 300 milioni di utenti nel mondo di cui 39 milioni di studenti in crescita continua.È nato nel 2003, io mi sono iscritta nel 2007. Non posso credere che oggi, nel 2014, ci siano ancora professionisti che ne ignorino la portata soprattutto fra le persone che lavorano nelle Risorse Umane. Mi chiedo in che mondo vivano. LinkedIn è un canale di scambio e di informazioni utilissimo, non solo per chi cerca lavoro ma anche per scambiare informazioni e fare benchmarking all’interno delle proprie community professionali. I dialoghi non avvengono più solo alla macchinetta del caffè. Trovo che sia un mezzo molto democratico, potenzialmente mette tutti sullo stesso piano, candidati, collaboratori e manager. Con queste piattaforme cambia il mindset organizzativo in un’ottica sempre più di scambio orizzontale.

– Social network e lavoro, è odio o amore?
La gestione dei social network per un’azienda non si può limitare a prevedere di inibire l’uso delle piattaforme online e vietarne l’utilizzo ai collaboratori. È giusto che si stilino delle linee guida ma è fondamentale educare all’utilizzo, aprirsi al social learning per far emergere quali siano le opportunità e i rischi che le persone incorrono nell’utilizzare questi strumenti. Tutti abbiamo smartphone attraverso i quali possiamo accedere ovunque, e da mobile la fruizione a LinkedIn supera la metà degli accessi totali, per esempio. È importante anche tenere conto dell’età dei collaboratori, per i giovani e i “nativi digitali” vivere con i social è la normalità.

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– Ti occupi di Personal Branding Coaching, come ci si racconta online?
Aiuto le persone a valorizzare il loro percorso professionale e personale. Come HR Manager le ho ascoltate per anni, in molte facevano fatica a raccontarsi, a trovare il loro tratto principale, il loro valore unico. Mi sono formata quindi in tecniche di business e personal coaching ed è per me un approccio fondamentale per far emergere il racconto unico di ognuno di noi. Siamo un continuum tra la nostra dimensione offline e online. Sapersi raccontare online in maniera opportuna a seconda dei canali che si vogliono attivare è importante. Si tratta di comprendere che non è nulla di virtuale ma è una nostra nuova dimensione. Il tradizionale curriculum è uno strumento che rimane, soprattutto per alcune posizioni, e perché un profilo LinkedIn può essere una versione del nostro percorso più ridotta di un CV dettagliato. Online abbiamo la possibilità di aggiornare il nostro percorso potenzialmente tutti i giorni. Non basta elencare le competenze tecniche che
si possiedono, bisogna lasciar emergere chi sei e come fai le cose. Perché un’azienda dovrebbe scegliere te? Questo vale anche per gli spostamenti interni all’azienda: nessun dipartimento HR è in grado di tenere aggiornato il database dei CV aziendali come LinkedIn! Le donne sono spesso più reticenti a raccontarsi e valorizzarsi, anche online. Siamo grandi lavoratrici ma a volte aspettiamo che qualcuno venga a farci pat pat sulla spalla nel nostro angolo in silenzio per dirci brave.
È invece importante imparare, tutti, a valorizzarsi, senza scadere in dinamiche di overselling, perché con un paio di verifiche incrociate verremmo sconfessati immediatamente.

– Quale consiglio puoi dare alle donne che utilizzano i social (anche) per lavoro? 

Scegliete un nome utente “adatto”, che vi renda riconoscibili. I nomignoli che assomigliano a quelli dei personaggi di un fumetto fanno perdere credibilità. Bisogna poi fare attenzione a come ci si presenta nel profilo, è inutile usare citazioni di alto livello se poi non emerge chi siete, di cosa parlate, cosa sapete fare, perché dovrei seguirvi e interessarmi al vostro profilo. Non legatevi unicamente alla vostra immagine di mamma, è importante mettere al centro se stesse. Vedo inoltre profili di tante donne – e uomini – con foto mancanti o inadeguate: foto del matrimonio, direttamente dalla spiaggia… Mi chiedo se quando vanno ad un appuntamento di lavoro si rimettano l’abito da sposa o il bikini. Il mio consiglio è di presentarsi come nella vita reale: vestitevi normalmente, truccatevi un pochino, un bel sorriso e fatevi un selfie piuttosto!

 L’intervista completa su Digitalic n.33


Francesca Parviero: “Siate connesse, siate felici” - Ultima modifica: 2014-09-17T09:06:07+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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