Livia Firth : da Twitter alla passerella con la campagna #30wears

Prima di buttare un abito assicurati di averlo indossato almeno 30 volte: è il claim di #30wears, la campagna di cui Livia Firth è portavoce

Prima di buttare un abito assicurati di averlo indossato almeno 30 volte: è il claim di #30wears, la campagna di cui Livia Firth, ovvero Livia Giuggioli, la moglie di Colin Firth, è portavoce.

Livia Giuggioli Firth: il low cost non sempre fa bene

Molte persone comprano, accumulano e poi buttano via, anche senza mai indossare. Livia Giuggioli Firth, moglie di Colin Firth, invita a riflettere sul rapporto tra moda e sostenibilità. Ha scelto Twitter per lanciare la sua campagna di sensibilizzazione sul reale valore dell’abbigliamento, tramite l’hashtag #30wears.
Ha incoraggiato i consumatori ad acquistare capi che potrebbero essere indossati nel corso di una vita almeno 30 volte.
Con il fast fashion siamo abituati a comprare e a buttare. Ho letto che le donne occidentali si disfano degli abiti dopo appena cinque settimane. Io ho 47 anni, quando ne avevo 18 per comprarmi il primo cappotto di MaxMara ho messo da parte i soldi per due anni e quel capo ancora ce l’ho. Ora tutto è cambiato, ma la moda non deve essere usa e getta. Sostenibilità significa anche pensare chi c’è dietro a quella t-shirt che compriamo per sfizio. Il fashion system è fatto di persone” ha spiegato Livia Firth. “Ci hanno venduto il mito che acquistare una maglietta a cinque euro, o un vestito a dieci, è democratico, ma la realtà è che oggi siamo assuefatti da questo meccanismo”.
Il successo del sistema di produzione e di consumo fast fashion, basato sull’offerta di capi trendy a prezzo low cost, avrebbe poi generato una serie di effetti a catena dagli impatti devastanti sull’ambiente e sulle condizioni dei lavoratori dell’industria tessile.

I dati su cui si basa #30wears di Livia Firth

I numeri in effetti sembrano confermare la visione della Firth. Secondo un’analisi di Council for Textile Recycling (organizzazione statunitense no profit impegnata nella promozione di pratiche di riciclo nel settore tessile), ogni anno gli americani producono 10 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, buttando circa l’85% dei capi acquistati. Poiché la media di spesa annua calcolata per l’abbigliamento è di 1.700 dollari, significa che l’americano medio ne spreca 1.445 per rimpiazzare acquisti effimeri. Lo shopping low cost quindi non sembra essere un affare per il consumatore.
All’aspetto economico si aggiunge quello sociale. La produzione degli abiti che troviamo in vendita a pochi euro è delocalizzata nei paesi dove la manodopera ha costi bassissimi (in Bangladesh, ad esempio, dove sono allocate molte fabbriche, il salario minimo di un lavoratore del tessile è di 2 dollari al giorno, 68 dollari al mese).
La Firth ha puntato il dito su chi lucra su questi meccanismi: “Solo per dare un’idea, Amancio Ortega, proprietario di Zara, ha accumulato la fortuna di 70 miliardi di dollari mentre Stefan Person, Ceo di H&M fondata dal padre, ha un patrimonio di oltre 20 miliardi di dollari”.

#30wears, un hashtag virale

La campagna su Twitter ha avuto un grande successo. Tante persone hanno postato i propri capi, mostrando come uno stesso vestito, rivisitato con creatività, possa dare vita ad outfit sempre diversi. Anche le star non si sono tirate indietro, possiamo citare Emma Watson, l’Hermione di Harry Potter, che ha partecipato a una serata di gala con un abito bianco e nero cucito con materiali riciclati, plastica e tessuto biologico. Anche le attrici Margot Robbie e Lupita Nyong’o hanno aderito alla campagna #30wears, sfilando con abiti completamente riciclati.
Ogni volta che compriamo qualcosa è come se dessimo il nostro voto a un brand. Prima di fare un acquisto – conclude la Firth – meglio fermarsi un attimo e domandarsi se lo si porterà ancora tra sei mesi e almeno altre trenta volte. Se la risposta è sì, comprate, indipendentemente dal negozio e dal marchio”.

Livia Firth da Twitter al “Green Carpet”

Dai social alla passerella: sono arrivati in Italia a settembre i “Green carpet fashion award Italia”, promossi da Camera nazionale della moda italiana ed Eco Age (l’azienda di cui Livia Firth è fondatrice e direttore creativo), con il supporto del Mise e di Ice. L’evento è stato ospitato dal teatro alla Scala in occasione di Milano moda Donna, con Armani, Valentino, Gucci, Prada. C’erano anche i designer emergenti, per i quali è stato creato appositamente un contest.
Nella ricerca di una qualità che duri nel tempo, infatti, diventa fondamentale il ruolo del fashion designer, un professionista che sia in grado di interpretare non solo le tendenze della moda e le richieste del mercato ma che abbia anche una cultura del progetto. Consapevole del fatto che la qualità di un capo destinato a durare nel tempo, sebbene incida inevitabilmente sul prezzo, ne accresce il valore.

30wears Livia Firth col marito Colin Firth

Livia Firth col marito Colin Firth


Livia Firth : da Twitter alla passerella con la campagna #30wears - Ultima modifica: 2017-10-09T08:08:58+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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