Designed in Italy, made in China: ovvero IngDan

di Ilaria Galateria In occasione della Maker Faire 2015 di Roma ha fatto il suo debutto in Italia IngDan, azienda parte del gruppo Cogobuy, la più importante piattaforma di e-commerce di microchip della Cina, che conta circa 3 milioni di clienti. In questa occasione, IngDan ha presentato il suo modello di business lanciando la campagna […]

di Ilaria Galateria

In occasione della Maker Faire 2015 di Roma ha fatto il suo debutto in Italia IngDan, azienda parte del gruppo Cogobuy, la più importante piattaforma di e-commerce di microchip della Cina, che conta circa 3 milioni di clienti. In questa occasione, IngDan ha presentato il suo modello di business lanciando la campagna “Road to success”. In pratica, sono stati selezionati i quaranta progetti IoT – tra coloro che hanno sottoposto la propria idea di business – che verranno presentati al Maker Faire di Shenzhen 2016. I quattro migliori parteciperanno a un roadshow nella “Shenzhen Valley”, un’area vastissima (due volte quella della Silicon Valley) che ospita la più grande produzione a livello mondiale dell’elettronica. Ne abbiamo parlato con Marco Mistretta, fondatore e amministratore delegato di IngDan Italia.

 

Cosa offre IngDan?

IngDan Italia offre a startup, maker, innovatori, artigiani digitali, piccole imprese e aziende l’opportunità di usufruire di una piattaforma per sviluppare il proprio progetto, realizzarlo e distribuirlo sul mercato cinese. IngDan Italia, quindi, è una sorta di ponte per portare l’innovazione Made in Italy nel più grande mercato hardware IoT al mondo, ossia quello cinese. IngDan, quindi, è un facilitatore di startup e di aziende innovative italiane che altrimenti non avrebbero l’opportunità di produrre e distribuire, o semplicemente, aprirsi al mercato cinese.

 

Qual è la sua mission?

Valorizzare la creatività italiana mettendo in contatto le eccellenze del nostro Paese con il resto del mondo ed eliminare i passaggi intermedi sfruttando la tecnologia. In Italia abbiamo grandi idee ma un po’ troppo regionalizzate. Tutti possono inventare un prodotto ma crearlo è altra cosa. Una delle principali voci della nostra bilancia commerciale è data dall’esportazione di progettazione e di prodotti ad alto contenuto tecnologico… La tecnologia italiana è geniale. IngDan offre l’opportunità di diventare internazionali per essere poi distribuiti più facilmente nei vari mercati, compreso il cinese al quale tutti tengono. Qual è l’obiettivo di IngDan? “Designed in Italy, made in China”. Non ci vogliamo sostituire alle aziende italiane ma vogliamo aiutare e creare non una, ma centomila Apple. Dove il valore vero dell’innovazione, dei nuovi progetti, è fatto dalla progettazione, dalla ricerca e dallo sviluppo che devono rimanere in Italia. Qui devono essere fatti gli investimenti. IngDan permette di portare, rimanendo in Italia, il tuo progetto direttamente alla Shenzhen Valley, saltando il passaggio alla Silicon Valley. Per noi è fondamentale mantenere l’investimento e il valore in Italia ma allo stesso tempo riuscire a rapportarsi e confrontarsi direttamente con i produttori cinesi.

 

Come classifica il nostro Paese quando si parla di innovazione?

Abbiamo invitato il Ceo del gruppo Cogobuy, Jeffrey Chang, che è rimasto entusiasta del Maker Faire di Roma. Ci siamo resi conto, però, che il nostro Paese ha eccellenze isolate che purtroppo non riescono a fare sistema, non conoscono i mercati internazionali, non comprendono che per avere successo non basta solo l’idea ma occorre un “need”, un bisogno specifico. Il tutto deve essere pensato e progettato in questo senso. Dobbiamo superare la diffidenza che spesso abbiamo verso tutto ciò che è lontano e che parla una lingua diversa. Non bisogna rimanere seduti nella nostra “comfort zone” ma, piuttosto, uscirne. Più rimaniamo “chiusi”, più blocchiamo il flusso della conoscenza e arrestiamo lo sviluppo e le opportunità di crescita. Esistono validi strumenti per tutelare l’intellectual property e il sistema di brevetti. Abbiamo pensato che l’Italia fosse il Paese più idoneo per iniziare la nostra avventura. E Maker Faire è stato tra i biglietti da visita più prestigiosi che in questo momento il nostro Paese potesse offrire.

 

I cinesi cosa apprezzano maggiormente di noi italiani?

L’Italia è conosciuta nel mondo per la moda e per il food. I cinesi, però, apprezzano molto anche la nostra tecnologia. Infatti abbiamo competenze scientifiche e tecniche per le quali ci viene riconosciuto un valore indiscusso però, purtroppo, non riusciamo a trasformarle e a renderle globali.

 

La vostra community conta oltre due milioni di membri…

Il successo in Cina è stato enorme. Le statistiche parlano chiaro. Cogobuy è un gruppo quotato a Hong Kong, a garanzia di massima trasparenza e serietà. La piattaforma ha già raccolto 8.500 progetti IoT di cui 500 arrivano dall’Italia. Gli altri 8.000 provengono dalla Cina.

 

In questi ultimi anni in quali settori la Cina è maggiormente cresciuta?  

In Cina tutto ciò che ha a che fare col mobile ha un trend di crescita altissimo. Lo scorso 11 novembre Alibaba ha registrato 14 miliardi di dollari di vendite in un giorno mentre JD 8 miliardi di dollari. A mio parere per realizzare questi numeri bisogna essere pronti e avere in magazzino altrettanti prodotti. Grandi numeri, grandi investimenti, grande organizzazione.

 

Quali fattori limitano l’imprenditoria italiana?

È un problema di interconnessione e di regionalizzazione. Abbiamo ventidue poli tecnologici, aree di eccellenza in molte regioni, un enorme valore ma distribuito a macchia di leopardo. Non si riesce, cioè, a mettere in contatto fra loro queste “isole” di sapere, di conoscenza, di eccellenza e così le ricchezze disponibili in una parte del nostro Paese non sono accessibili agli altri.

Marco Mistretta IngDan


Designed in Italy, made in China: ovvero IngDan - Ultima modifica: 2016-02-26T16:38:41+00:00 da Francesco Marino
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