I robot mostri che sanno fare cose straordinarie

L’aspetto spaventoso di alcuni robot mostri è dovuto al fatto che questi mezzi debbano essere agevolati nei movimenti, anche in luoghi impervi o selvaggi.

Non bisogna fermarsi alle apparenze, nei laboratori di tutto il mondo, i ” robot mostri ” imparano sempre più a camminare, arrampicarsi, rimanere in equilibrio, trasportare carichi pesanti o muoversi in ambienti pericolosi.

 

I robot mostri, con un grande cervello

I robot stanno diventando sempre più agili e sta scomparendo la generazione di quelli imbarazzanti e maldestri. Molti di questi robot di ultima generazione però non sembrano essere particolarmente umanoidi o amichevoli. Ad esempio, Handle, l’ultimo nata in casa Boston Dynamics, è stato descritto come un “sollecito per incubi” dallo stesso fondatore della società, Mark Raibert.

L’aspetto spaventoso di alcuni robot mostri è dovuto al fatto che questi mezzi debbano essere agevolati nei movimenti, così da poter essere autonomi anche in luoghi impervi o selvaggi. La maggior parte dei robot si muove su ruote o su cingoli e in molte situazioni a loro non serve altro. Su aree dal fondo piatto, come ad esempio un magazzino, i robot su ruote riescono a fornire performance eccellenti.
Ma in molti dei settori nei quali gli esseri umani lavorano, come i siti industriali, le foreste o edifici crollati, ruote o cingoli risultano inadatti. Tali paesaggi sono pieni di ostacoli e trovare un modo per aggirarli priva i mezzi di tempo e di durata della batteria. E una sorta di “paio di gambe” potrebbe consentirgli di andare in giro ovunque.

Robot Quadrupedi

In ambienti selvaggi i robot a quattro gambe diventano utilissimi. Possono anche essere grandi e massicci e sono in grado di caricare pesi significativi, come il BigDog, sempre della Boston Dynamics.

Minitaur della Ghost Robotics è piccolo e leggero ed è in grado di arrampicarsi sia sulle rocce che su detriti urbani. Sa anche correre saltare, arrampicarsi e sollevarsi sulle gambe per aprire le porte. Sa adattare la sua andatura per gestire i vari terreni, e pasare dai blocchi di neve, alla sabbia fino al calcestruzzo. Esso utilizza una tecnolgia che trasmette un feedback dai suoi “piedi” in modo da adeguarsi per percorrere un determinato tragitto.

Jiren Parikh, CEO della Ghost Robotics ha raccontato “Colleghiamo le gambe direttamente ai motori senza cambio, senza impianto idraulico, senza sensori esterni sulle gambe. Usiamo le stesse gambe come sensori. A prima vista si potrebbe anche pensare che si tratti di un robot davvero scadente, ma sa anche gestire – e quindi camminare su- superfici ghiacciate. Il robot sta imparando dai propri movimenti e sta imparando a calibrare le diverse andature in modo rapido, equilibrandosi”.

Il feedback che ottiene in base alle diverse superfici farà sì che Minitaur determini autonomamente come muovere le gambe. In un ambiente nuovo come un marciapiede ghiacciato, potrebbe arrampicarsi e in seguito iniziare a regolare la sua andatura. Il design semplificato renderà Minitaur leggero, relativamente a buon mercato e meno fragile rispetto ad altri modelli. In futuro Minitaur potrebbe diventare ancora più autonomo con l’aggiunta di sensori leggeri per aiutarlo a navigare o sensori per raccogliere informazioni su radiazioni o per le previsioni del tempo degli scienziati in campo, o aiutare sia nella ricerca che nel soccorso, come in una zona disastrata dopo un terremoto o una fuga di gas, valutando i rischi ambientali o disinnescando mine. Non è escluso che il team non voglia dotare Minitaur di pinne affinché possa nuotare.

anymal mostri robot

ANYmal

Un altro robot con quattro arti è ANYmal della ETH Zurich. Anch’esso è stato progettato per i terreni scoscesi ed è in grado di correre, arrampicarsi sulle scale e rimettersi in piedi dopo una caduta. A differenza di Minitaur è già dotato di sensori per la navigazione e utilizza laser che sono in grado di compiere 100.000 misurazioni al secondo così da poter mappare l’ambiente circostante, delineando il miglior percorso da intraprendere e dove poggiare i propri arti.

Inoltre ANYmal può subire trasformazioni grazie a delle giunture che ruotano a 360 gradi. All’aperto si muove in modo simile a molti mammiferi che per muoversi negli spazi angusti piegano le zampe piegate.

Ma di fronte a tunnel stretti, ANYmal può allargare i propri arti artificiali in modo ancora più ampio e procedere con un’andatura simile a quella di un ragno. Nel corso dei prossimi due anni, ANYmal sarà testato sia nell’acqua che nel fango. Lo scopo è quello di impiegarlo nella ricerca e nel salvataggio, utilizzando sensori quali i microfoni, videocamere e fotocamere termiche per il ritrovamento di persone intrappolate o impossibilitate a muoversi. L’uso per identificazione di fughe di gas o di controllo e la temperatura lo rende progettato a scopo utilitaristico.

Spesso, due gambe sono l’opzione più interessante su terreni artificiali. I progettisti umani progettano ogni tipo di ambiente anteponendo il benessere dell’uomo. Nel caso di una consegna da effettuare alla fine di una scalinata ghiacciata, trasportando un pacchetto ad esempio, è qui che la postura a due gambe può rivelarsi utilissima.

Cassie

L’Agility Robotics ha scelto un approccio differente con Cassie, un robot con due gambe robuste che permettono muoversi come uno struzzo. Progettato per essere leggero e resistente, il robot Cassie se cade non si danneggia; inoltre si sa accovacciare, si mantiene in equilibrio e dondola, probabilmente in futuro Cassie sarà dotato anche di due piccole braccia.

La Agility Robotics sta pianificando di utilizzare le future generazioni di Cassie per compiti come la telepresenza, l’ispezione di siti industriali e le consegne a domicilio. Cassie non andrebbe a sostituire la gente, ma lavorerebbe al loro fianco per assumere compiti noiosi come il sollevamento di pacchetti. Una grande parte del loro lavoro consiste nella la pianificazione del pickup, per offrire il miglior servizio al cliente, qualcosa che non è così facile da automatizzare.
Cassie viene da una linea di robot ispirati agli uccelli incapaci di volare, ma l’aspetto che ricorda quello di uno struzzo è del tutto una coincidenza. La natura non sempre fornisce un modello ideale per le macchine. Basti pensare agli aerei che sono stati ispirati dagli uccelli, ma non sbattono le loro ali per volare.

A volte, i robot mostri che condividono una somiglianza inquietante con le creature viventi sono gli strumenti migliori per ottenere un lavoro ben svolto. Con le loro zampe agili, i robot mostri sapranno dimostrare non solo coraggio, ma anche grande utilità in siti pericolosi o inaccessibili ai robot a ruote o a cingoli.


I robot mostri che sanno fare cose straordinarie - Ultima modifica: 2017-03-11T15:07:56+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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