Twitter diventerà una cooperativa di proprietà degli utenti? Il voto il 22 maggio

Il 22 maggio prossimo, gli azionisti di Twitter voteranno per decidere se lanciare una proposta radicale: farla diventare una cooperativa

Il 22 maggio prossimo, gli azionisti di Twitter voteranno per decidere se lanciare una proposta radicale, ovvero, rendere il social network una cooperativa di proprietà dei suoi utenti. È previsto per il prossimo mese l’incontro annuale della società e uno dei punti all’ordine del giorno sarà proprio la richiesta di diventare una cooperativa.

Twitter: la proposta di trasformare il social in una cooperativa

Attraverso questa proposta – che verrà votata dagli azionisti – si chiederà alla società di “preparare una relazione sulla natura e sulla fattibilità della vendita della piattaforma ai propri utenti, attraverso una cooperativa o una struttura simile”.
Twitter si oppone a questo piano e sembra improbabile che vinca una tale proposta. Ma si tratta comunque di un’azione interessante che sottolinea il malcontento di alcuni azionisti che percepiscono le difficoltà del social che lotta per crescere e per ottenere profitto.
L’idea che ha portato alla votazione imminente si è basata su una petizione firmata da almeno 3.500 persone. La petizione va contro la portata globale del social network e le previsioni cupe sulla sua performance finanziaria, sostenendo che la sua struttura convenzionale corrisponda alla sua valenza sociale, aspetto che non viene adeguatamente apprezzato.

Nella petizione si legge:

“Per molti di noi Twitter è il modo più semplice e veloce per conoscere e condividere quello che sta succedendo intorno a noi, offre conversazioni, diffonde informazioni e stimola nuovi movimenti. Ma Wall Street pensa che la società sia un fallimento perché non sta rastrellando profitti sufficienti per gli azionisti. Ciò significa che Twitter è in vendita ed esiste il rischio reale che un nuovo proprietario possa rovinare la nostra amata piattaforma, nel perseguimento di profitto o vantaggi politici. Una struttura cooperativa potrebbe portare risultati in termini di nuovi flussi di reddito, dal momento che gli utenti potrebbero diventare co-proprietari. Senza pressioni a breve termine da parte dei mercati azionari, saremo in grado di realizzare il valore potenziale di Twitter, qualcosa che il modello di business attuale di Twitter ha faticato a conseguire da anni ormai. Noi potremmo impostare regole più responsabili e trasparenti per la gestione degli abusi e delle violazioni e potremmo riaprire i dati della piattaforma per stimolare l’innovazione. Il tutto verrebbe investito nel successo e nella sostenibilità di Twitter. Una conversione come questa porterebbe a dei rientri oggettivi per gli attuali investitori”.

Gli altri esempi

La proposta per Twitter cita una serie di esempi di cooperative a riprova di come il nuovo corso della società potrebbe funzionare:
“Imprese di successo come la Green Bay Packers, la REI e la Associated Press, devono la loro popolarità, la loro capacità di recupero e la loro redditività alla struttura dei proprietari. Alcuni esempi di società online di successo includono startup come la Managed by Q, che assegna pulizie per uffici e la Stocksys Unite, una piattaforma di stock di foto di proprietà dei suoi fotografi”.

Cosa ne pensa Jack Dorsey

L’amministrazione di Twitter, ovviamente, non è a favore di questa proposta. In una dichiarazione la società ha fatto sapere che:
“La proposta non va incontro agli interessi di Twitter e quelli dei nostri azionisti. Crediamo che la preparazione di una relazione sulla natura e la possibilità di vendere la piattaforma agli utenti comporti una cattiva allocazione delle risorse e una distrazione per il nostro consiglio di amministrazione dalla gestione delle risorse e dei tempi, che invece potrebbero essere utilizzati per costruire il valore a lungo termine di Twitter. La proposta punta al vaglio della vendita della ‘piattaforma’ ad un gruppo specifico di persone, ovvero gli utenti, per mezzo di una struttura cooperativa o simile. Questa proposta rappresenta un tipo di transazione molto specifica e sia l’asset dei proprietari che il consiglio di amministrazione non credono che la linea di condotta suggerita nella proposta, rafforzerebbe il valore della ‘piattaforma’ o di Twitter.
Inoltre, limitando l’esplorazione delle operazioni strategiche non consentirebbe agli amministratori di intraprendere azioni che siano nel migliore interesse di Twitter e dei suoi azionisti. Crediamo che Twitter sia sulla buona strada per continuare a costruire un proprio valore a lungo termine per tutti i nostri azionisti, come una società quotata in borsa e non come una ‘struttura cooperativa o simili’ di proprietà esclusiva dei ‘suoi utenti’. In qualità di società quotata in borsa, i nostri utenti sono liberi di diventare azionisti di Twitter, senza alcuna necessità di modificare la struttura della società.”
L’ultimo punto è cruciale: gli utenti possono prendere possesso di Tiwtter, nel momento in cui siano pronti ad acquistarne le azioni.
Questa opposizione unanime da parte del consiglio di amministrazione, rende improbabile che la proposta passi. E anche nel caso in cui ciò accadesse, non ci sarebbe alcuna garanzia sulla possibilità di rendere Twitter una cooperativa.

Proposta interessante

In ogni caso, si tratta di una proposta interessante per una grande azienda di tecnologia. In questi giorni c’è una tendenza al consolidamento del potere e dei diritti di voto fondatori. Grazie ad una proposta radicale, Mark Zuckerberg sta vendendo buona parte delle sue azioni di Facebook (per finanziare la sua filantropia), pur mantenendo i suoi diritti di voto.
Un’eccezione relativamente rara è la piattaforma di crowd-funding Kickstarter, che è una public benefit corporation (una corporazione di un bene pubblico) e che rappresenta uno status che impone di “prendere in considerazione l’impatto delle decisioni sulla società, non solo sugli azionisti”.
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Twitter diventerà una cooperativa di proprietà degli utenti? Il voto il 22 maggio - Ultima modifica: 2017-04-12T09:17:35+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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