La tecnologia non ha deluso, ha retto sotto ogni aspetto all’ondata di emergenza. Solo grazie a computer e connettività molte aziende hanno potuto continuare ad operare, alcune quasi come se nulla fosse.
Il digitale ha fatto esattamente quello per cui è nato, essere d’aiuto alla vita delle persone, in silenzio, quasi in disparte, trasparente.
L’Italia si è ritrovata ad essere all’improvviso un paese in cui si va a scuola da casa, si lavora da remoto, si acquisto tutto (o quasi) online. Da un giorno all’altro abbiamo fatto un balzo in avanti nella diffusione della tecnologia, o meglio nell’uso, perché ce l’avevamo già ma non la consideravamo centrale.
È uno dei “doni del male”, una delle eredità positive lasciate dalla tragedia pandemia globale. È triste pensare che l’Italia abbia accelerato questa trasformazione perché costretta, ma forse siamo fatti così, più inclini ad agire per bisogno che non per programmazione, più portati a reagire che non a sperimentare, ma va bene lo stesso.
L’importante è che moltissime aziende abbiano continuato ad operare, che le persone lontane si siano potute vedere in videoconferenza, che non si sia persa l’abitudine di ritrovarsi, anche solo per un caffè, un aperitivo, una cena online.
In molti casi un tablet in videochiamata è stato l’ultimo contatto con i propri cari per le persone che ci hanno lasciato; anche solo per questo, per quest’ultimo saluto, altrimenti impossibile, bisognerebbe ringraziare tutte le persone e le aziende che hanno creato le infrastrutture, i dispositivi, i protocolli, le connessioni che rendono tutto questo possibile.
Lo smart working poi è diventato la normalità, con tutte le sue imperfezioni, ma anche con le sue straordinarie possibilità.
Siamo rimasti operosi, produttivi, attivi, grazie a pc, smartphone e Internet e abbiamo capito il ruolo fondamentale che hanno sempre avuto e che ancora di più ricoprono in situazioni di emergenza.
Un altro “dono del male” è aver capito quanto sia decisiva la visualizzazione dei dati. I numeri del contagio dicono poco se non vengono raffigurati in curve che raccontano l’andamento reale della sua evoluzione, lo stesso vale per molte altre situazioni più o meno complesse, ora lo sappiamo.
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