Apple contro Prepear: la Mela “non vuole” la Pera, la battaglia dei loghi

Apple ha deciso di intraprendere un’azione legale nei confronti della piccola Prepear, un’app sconosciuta ai più solamente per il fatto che il simbolo riproduce un frutto, una pera verde stilizzata. Nessuna caratteristica in comune con la mela nera morsicata del colosso di Cupertino. Se nonché appunto si tratti di due prodotti alimentari derivanti dalle piante. In soldoni, Mela contro Pera. E di soldoni si parla perché per la piccola società Super Healthy Kids alla quale fa capo l’app Prepear questo “scherzetto” di Apple costerà decine di migliaia di dollari a quanto dichiarato dai membri della società stessa. Per la cronaca Prepear è un’app di ricette gastronomiche.

Cosa chiede Apple

Il colosso di Cupertino ha presentato un atto di opposizione sostenendo che quel logo “provocherebbe l’indebolimento del carattere distintivo” della sua Mela.

Il marchio del richiedente consiste in un design minimalista di un frutto con una foglia ad angolo retto, che richiama prontamente il famoso logo Apple e crea un’impressione commerciale simile“, si legge nell’atto di Apple in cui si sostiene che il logo di Prepear “indurrebbe il consumatore a credere che il richiedente sia correlato, affiliato o sostenuto da Apple“. Apple di fatto si oppone quindi alla richiesta di registrazione del marchio chiedendo di cambiare il logo a forma di pera.

Non è la prima volta che Cupertino, affermando di agire a tutela del proprio marchio, fa la voce grossa con società molto meno ricche e affermate. Gli esempi più lampanti, quelli di un partito politico norvegese, un caffè di Bonn e addirittura di una pista ciclabile tedesca, tutti rei di aver osato inserire una mela all’interno del proprio logo. Ma qui si va addirittura oltre. Si vuole il “monopolio” della frutta.

Cosa risponde Super Healthy Kids

Super Healthy Kids per far venire a galla la questione ha lanciato una petizione su Change.org che al momento ha raccolto circa 25mila firme.. L’hashtag è #savethepearfromapple, “salva la pera da Apple”.  La società, con un team di 5 membri, ha prima dato risalto alla vicenda su Instagram tramite le parole della oproprietaria della piattaforma Natalie Monson: “Apple, azienda da oltre mille miliardi, ha deciso di perseguire il marchio della nostra piccola impresa affermando che, secondo loro, il nostro logo della pera è troppo simile al loro della mela, e ciò danneggerebbe il loro brand”. Il cofondatore Russel Monson ha quindi poi avviato la petizione: “Poni fine all’aggressiva opposizione di Apple ai business che utilizzano loghi con la frutta”.

È un’esperienza davvero terrificante essere attaccati dal punto di vista legale da una delle più grandi aziende del mondo, anche quando chiaramente non abbiamo fatto nulla di sbagliato , si legge nel testo della petizione, avvertiamo l’obbligo morale di prendere posizione contro l’aggressiva azione legale di Apple contro le piccole imprese e di lottare per il diritto di mantenere il nostro logo. Noi ci stiamo difendendo da Apple non solo per mantenere il nostro logo, ma anche per inviare un messaggio alle grandi aziende tecnologiche che il bullismo sulle piccole imprese ha delle conseguenze”.

Apple contro Prepear, intanto la Mela vale 2 miliardi

Sarà quindi un giudice a determinare la fondatezza delle accuse di Apple. Nel frattempo Apple vola verso una capitalizzazione di mercato di 2.000 miliardi di dollari e Tim Cook entra nel club dei miliardari. Secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, la fortuna dell”amministratore delegato di Cupertino ha infatti ormai superato il miliardo di dollari entrando a far parte dell’esclusivo club degli amministratori delegati che valgono di più senza aver fondato l’azienda per cui lavorano.

 

 


Apple contro Prepear: la Mela “non vuole” la Pera, la battaglia dei loghi - Ultima modifica: 2020-08-11T11:07:21+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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