Si tratta principalmente di piccole e medie imprese (17 collaboratori in media), fatte di under 35 molto preparati e lontani dalla logica del posto fisso. Riescono a crescere nonostante la crisi e, per i tre quarti di loro, il fatturato 2013 sarà in miglioramento o stabile.
Nel 44% dei casi sono così giovani che si collocano sotto i 100.000 euro l’anno (75% nel b2b e 87% generato in Italia). Le altre vantano un fatturato medio di un milione di euro circa.
Il 63% è digital native mossa da passione e incontri professionali precedenti; il restante 37% deriva da una evoluzione delle “vecchie” imprese IT.
“Sono la punta di diamante della nostra imprenditoria e tengono agganciata l’Italia alla modernità”, questo il commento di Giorgio Rapari, presidente Assintel. “I dati della ricerca danno luce ad uno scenario mai indagato e tuttavia decisivo per la nostra economia: in Italia esiste un universo fluido di nuove imprese che, nonostante la crisi strutturale, funzionano. Portatrici di innovazione, sono le punte di diamante di una nuova imprenditoria che dobbiamo riconoscere e valorizzare, perché contribuisce in maniera decisiva all’innalzamento del nostro PIL e della nostra competitività”.
Dai dati emerge che le imprese digitali sono soprattutto piccole e medie imprese, con 17 collaboratori in media e un fatturato di 1.000.000 di euro. Quasi la metà (il 44%) resta comunque al di sotto dei 100.000 euro/anno, soprattutto perché molto “giovani”. Il fatturato proviene dal B2B per il 75% del totale e per l’87% è generato in Italia.
Come anticipato per il 2013 la crescita è attesa dal 68% delle PMI digitali, mentre il 28% prevede la stabilità.
Un dato importante è che nel 63% dei casi si tratta di imprese digital native, mosse da passione e incontri professionali precedenti. Due terzi sono SRL, ma l’assetto formale non coincide con quello organizzativo: il 60% delle imprese è infatti strutturato sul singolo processo/commessa ed è per lo più informale. Il web è piattaforma collaborativa utilizzata dal 85% delle aziende per l’organizzazione e la comunicazione interna. Il 33% lo utilizza anche per vendere online.
Chi lavora in queste imprese?
Il lavoratore tipo è:
Soprattutto hanno un contratto atipico (oltre un terzo di essi) anche a causa dei costi dello Stato sul lavoro troppo alti per queste organizzazioni piccole e liquide. In esse molto spesso il titolare è factotum e i carichi di lavoro diventano critici.
“Cercano un centro di gravità permanente” sottolinea Maria Grazia Mattei, Vice Presidente di Assintel e coordinatrice di ASSINTELdigitale, la verticalizzazione che rappresenta il nuovo mondo dell’impresa digitale. “Hanno al centro della loro attività il web e la creatività, parlano linguaggi nuovi e si muovono su logiche fluide e poco strutturate. Per questo non si riconoscono nei tradizionali modelli di rappresentanza e soffrono una sindrome da disadattamento al contesto burocratico. Ed è proprio ricalcando queste esigenze che ASSINTELdigitale sta costruendo un luogo identitario adatto a loro“.
Non è però tutto luci questo rapporto. Gli imprenditori lamentano – oltre al costo dello Stato sul lavoro – difficoltà nell’accesso al credito bancario unito a vecchi modelli “fordisti” di offerta finanziaria, e l’ancora scarsa disponibilità in Italia di investimenti privati.
Ci sono poi i problemi di tipo organizzativo: troppo carico di lavoro su poche persone, mancanza sul mercato di competenze tecniche e manageriali adeguate , e parallelamente una scarsa offerta formativa adeguata alle loro esigenze.
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