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Messaging, mobile e ipercomunicazione: il futuro è qui

di Emanuela Zaccone*

Il 2015 è stato l’anno in cui le piattaforme Social hanno potenziato i loro servizi di messaggistica: Twitter ha eliminato il limite di caratteri consentiti sui Direct Messages, Facebook ha registrato una straordinaria crescita sia di Messenger (con 700M di utenti attivi/mese secondo i dati 3Q 2015) che di WhatsApp (1 miliardo di utenti attivi/mese) e ha consentito di integrare il primo all’interno dei siti web così da potenziarne l’uso per finalità di Social CRM per le aziende oltre ad aver già permesso mesi fa di utilizzarlo anche solo con un numero di telefono senza essere iscritti a Facebook. Yahoo! ha rivisto la propria piattaforma, LinkedIn ha rinnovato completamente i messaggi privati, il tutto mentre WeChat, KakaoTalk, Line e soprattutto Snapchat macinano nuovi utenti (e creano nuovi formati per i brand, come nel caso della sezione Discovery di Snapchat).

 

Il 2016 è l’anno del messaging. Lo sarà non solo perché il suo uso è diventato sempre più ampio, ma soprattutto perché è a partire da queste piattaforme che si gioca il futuro dei Social Media e dato che i social sono il futuro del business, vuol dire che bisogna prepararsi e conoscere bene le piattaforme di messaging.

Gli utenti si aspettano di poter scrivere in privato a un brand, ad un azienda, alla propria società di consulenza, di poter comunicare tra di loro e non solo con l’uso di testo ma anche con emoji, messaggi vocali, e naturalmente video e immagini.

Per una dimensione sociale che si esprime sulle nostre timeline ce n’è un’altra privata che ci porta ad incrementare l’uso di applicazioni di messaggistica privata, non solo con “privati”, ma anche con altre aziende.

Il nostro problema non è più l’overload informativo ma quello comunicativo. Siamo parte di ngruppi su WhatsApp, spesso ci troviamo persone che ci scrivono per lavoro su Messenger, siamo diventati dei maestri dell’impostazione delle notifiche (o di eliminazione delle stesse).

Iper-comunichiamo ed iper-frammentiamo la nostra comunicazione.

 

E lo facciamo principalmente da mobile. Il device che genera più dell’80% degli accessi a Facebook e Twitter tramite le relative app, la nostra estensione, lo strumento – il principale quantomeno – che ci tiene sempre connessi.

 

Come (ci) può cambiare un trend del genere? Quali sono i punti fermi e quali quelli aperti?

 

1) Convergenza: ci sono molteplici piattaforme che spesso sono adottate in modo più ampio in specifiche aree geografiche e specifiche fasce di età.

Se quello che ci attendiamo è una convergenza tra le varie piattaforme siamo ancora ben lontani dall’ottenerla. Non è solo un problema di differente proprietà delle stesse (dobbiamo attenderci nuove acquisizioni da parte dei Social-colossi?), ma di mancata prevalenza di una soluzione rispetto alle altre.

Per quanto tutte abbiano feature simili, la vera differenza la farà – come per tutte le piattaforme – la base di adozione. Facebook parte chiaramente avvantaggiata potendo già fare leva sul suo miliardo di utenti e sulla crescente rilevanza nei vari paesi. Ma non basta.

Dopo mesi sono giunta alla conclusione che il senso di mantenere separati WhatsApp e Messenger sia legato soprattutto alla capacità del primo di non richiedere le risorse di rete da mobile che invece esige Messenger. In sintesi: WhatsApp è adatto anche per paesi che non dispongono connessioni mobile dati tropo veloci.

2) Integrabilità: se Facebook percorrerà la strada già intrapresa con i brand di consentire l’integrazione di Messenger sui siti aprendola a qualunque luogo su Web, allora Messenger potrà diventare il plugin perfetto per commentare in privato qualunque contenuto con i propri amici e trovare maggiore adozione su Desktop. Non è una differenza da poco.

 

3) Funzionalità: sostanzialmente tutti i servizi di messaggistica consentono di inviare testo, messaggi vocali, immagini e video. È difficile prevedere cos’altro possa essere sviluppato, ma è invece semplice (da immaginare prima che da implementare) ipotizzare che si lavorerà maggiormente sulla compressione dei contenuti per favorire caricamenti più rapidi (soprattutto dei video) e ottimizzare l’uso della memoria sui device mobili.

 

I Social Media dunque sono e saranno sempre più i nostri canali-vetrina, il luogo della pubblicazione di contenuti che vogliamo fare arrivare ad audience più o meno ampie, lo strumento per mantenerci aggiornati, il canale per condividere le nostre informazioni con il mondo, ma è sulle piattaforme di messaging che si gioca la battaglia per l’acquisizione degli utenti ed è a partire da quest’ultima che potremo vedere prevalere alcuni canali Social rispetto ad altri. Mentre mostriamo sempre di più, parallelamente tendiamo a iperconnetterci in privato e senza soluzione di continuità.

 

Per saperne di più

*Emanuela Zaccone, Digital Entrepreneur, Co-founder e Social Media Strategist di TOK.tv. Ha oltre 7 anni di esperienza come consulente e docente in ambito Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, startup e università. Nel 2011 ha completato un Dottorato di Ricerca tra le università di Bologna e Nottingham con una tesi su Social Media Marketing e Social TV.


Messaging, mobile e ipercomunicazione: il futuro è qui - Ultima modifica: 2016-02-06T13:05:40+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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