A capo del ministero per la Transazione digitale c’è un ex super manager. E’ Vittorio Colao noto soprattutto a livello internazionali per le sue abilità manageriali, per aver trasformato Vodafone in un colosso mondiale del settore della telefonia, a partire da quando entrò in Omnitel Pronto Italia, diventandone nel 1996 direttore generale. Ma il suo nome lo avevamo già apprezzato durante il Conte II (o bis), scelto dall’ex premier per superare la Fase 2 della pandemia, per cui si sarebbe avvalso di un Comitato di esperti in materia economica e sociale. La task force di Colao doveva occuparsi della ricostruzione economica del Paese nella fase post-pandemica. Ma il tutto rimase nei cassetti.
Adesso Vittorio Colao torna a Roma per diventare il ministro della Transizione Digitale, potrà essere Vittorio Colao stesso a riprendere in mano i suoi progetti. Nel piano di giugno il tema della digitalizzazione era presente ovunque, e se consideriamo che si tratta di uno degli obiettivi principali dei Recovery Plan, anche senza portafoglio il suo ministero dovrebbe essere in grado di influenzare direttamente l’operato della maggior parte degli altri: Sanità, Istruzione, Sviluppo economico, Lavoro, Infrastrutture, Pubblica amministrazione, Ambiente, Turismo, e altri ancora.
Il piano prevedeva una roadmap per spingere l’infrastrutturazione in fibra a livello nazionale e in particolare per portare la banda ultralarga nelle aree grigie ma anche in tutte le strutture pubbliche, in particolare scuole e ospedali. Spinta forte anche al 5G partendo dall’innalzamento dei limiti elettrosmog. La digitalizzazione era stata a suo tempo classificata come il primo dei tre “assi di rafforzamento” per la trasformazione del Paese, seguito da Rivoluzione verde e Parità di genere e inclusione.
Riguardo alla banda ultralarga fissa il Piano Colao puntava al completamento della copertura nazionale della rete in fibra estendendo l’intervento pubblico alle cosiddette aree grigie, quelle dove si concentra la maggior parte dei distretti industriali e delle imprese italiane.
Nato a Brescia nel 1961, da famiglia di origini calabresi da giovane ha frequentato la Scuola Alpini ed è stato anche tenente dei Carabinieri.
Dopo la laurea all’Università Bocconi, ottiene il master in Business Administration ad Harvard, e inizia la sua carriera a Londra nella banca d’affari Morgan Stanley, per poi lavorare dieci anni a Milano della società McKinsey & Company.
Con l’acquisizione della Omnitel da parte prima dei tedeschi di Mannesmann, poi di Vodafone, Colao scala posizioni nella compagna, diventando nel 2003 responsabile per l’Europa Meridionale, il Medio Oriente e l’Africa.
Dal 2004 al 2006 l’esperienza come amministratore delegato di Rcs MediaGroup, per poi tornare in Vodafone come vice amministratore delegato a capo della divisione europea.
Nel 2018 la consacrazione come CEO a capo del colosso mondiale di telefonia, dalla quale si congederà poi, ricoprendo il ruolo di consulente di un fondo di private equity, General Atlantic, restando a vivere a Londra con la famiglia.
Il 10 aprile del 2020, l’allora premier Giuseppe Conte lo aveva chiamato alla guida della task-force di 17 esperti che avrebbe dovuto programmare la ricostruzione economica del Paese. Il Piano in sei obiettivi presentato alla Presidenza del Consiglio nel giugno del 2020 non ebbe però seguito. Ora il suo ritorno dopo la chiamata di Mario Draghi e la possibilità di trovare una sua “rivincita”
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