Siamo un popolo di innovatori, non c’è dubbio.
Da Leonardo a Volta, da Marconi a Fermi, da Meucci a Faggin. La storia dice questo, ma cosa dice il futuro?
Al momento non siamo all’avanguardia e non perché manchino le idee, siamo pieni di idee. Quello che spesso non si trova è la costanza, l’impegno, la perseveranza.
Solo perché si ha una buona idea non si può pensare di non fare fatica; le idee contano ma quello che fa la differenza è applicarle: un’illuminazione che rimane un appunto o una brillante intuizione applicata male, non portano a nulla.
Quello che conta è fare, fare bene. Non bisogna avere illusioni, quello che realizziamo come persone o come aziende lo fanno altri mille, quello che importa è come lo facciamo, il livello di qualità che si riesce ad avere in ogni dettaglio, sempre. Bisogna continuamente ripetersi “lo puoi fare meglio”, ogni progetto è composto da tanti elementi e nessuno sa quale dettaglio verrà notato dai possibili clienti, quale particolare giudicheranno fondamentale, quindi tutto deve essere della più alta qualità possibile, anzi deve aspirare alla qualità impossibile. Fatto questo, il meno è fatto, perché poi là fuori è pieno di gente mediocre, ed è molto probabile trovare un mediocre che dovrà decidere se il vostro progetto va bene, se comprare da voi oppure no. La mancanza di meritocrazia non è un danno solo per le aziende che la praticano, lo è per tutti. Eppure non c’è un Paese migliore in cui innovare.
Le possibilità sono infinite, c’è tutto un mondo da digitalizzare, migliaia di imprese a cui portare le meraviglie della tecnologia, sì perché la tecnologia è spettacolare e fa cose quasi indistinguibili dalla magia. Già oggi il nostro tessuto aziendale è in grado di competere a livello mondiale, anzi di eccellere, senza avere una reale infrastruttura e formazione digitale, quello che può realizzare, adottando su larga scala la tecnologia, non ha limiti. Innovare è l’unica strada che si può percorre per tornare a crescere. Per questo la copertina di Digitalic è dedica al nostro incredibile Paese.
L’intera tiratura della rivista è stata realizzata con 3 colori diversi per la carta della copertina: verde, bianca e rossa.
Con tre copie si può comporre la bandiera italiana ed è anche un modo per dire che solo insieme, trovando altri che hanno qualcosa di diverso da noi, si può creare un progetto unico. Mettetevi a cercare chi ha competenze diverse dalle vostre, magari qualcuno lo troverete in questo numero nelle storie di innovazione che vi raccontiamo in questo numero.
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