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Check Point CPX 360: l’importanza del colore delle cose

Indossavano tutti qualcosa color fucsia i dipendenti di Check Point Software Technologies alla conferenza CPX 360: chi una giacca, altri i calzini, un panciotto, un foulard, lo smalto delle unghie… Questo può sembrare un dettaglio insignificante, ma non lo è. Il fucsia non è un colore facile da portare, e per gli uomini in dress code business lo è ancora di più, dato che sono pochi gli elementi presenti nell’abbigliamento, nonostante questo tutti hanno indossato uno dei colori più belli, ma anche meno semplici da abbinare.
Perché un accessorio dell’abbigliamento nel colore coordinato al logo aziendale è così importante? Lo è per quello che racconta senza dirlo, ovvero dice che il team è compatto, che si è impegnato per questo evento e che le persone che lo compongono sono disposte a mettersi in gioco per gli obiettivi aziendali. Ma quello che racconta, più profondamente, è che si tratta di una squadra coinvolta personalmente nella missione aziendale, non si è trattato semplicemente di indossare una divisa fornita dalla casa madre o una t-shirt uguale per tutti, ognuno ha personalizzato il proprio look con il colore fucsia.
Quindi, se la squadra si mette in gioco e si fa coinvolgere personalmente per quello che può sembrare un particolare di poco peso, figuriamoci su questioni più importanti, con le esigenze di un cliente, o le richieste di un partner.
L’idea è stata di Cristina Gaia, Field Marketing Team Leader South Europe di Check Point Software Technologies, entrata a far parte delle società da pochi mesi, ma già così integrata da essere seguita da tutto il team, ulteriore testimonianza della compattezza della squadra.

Check Point CPX360

La conferenza CPX 360 di Check Point Software Technologies è un evento dedicato a clienti, partner e al mondo della sicurezza informatica, realizzato attraverso una conferenza a Monaco, in Germania, e diversi eventi satellite nelle principali capitali europee, tra cui Milano. L’evento, della durata di tre giorni, riunisce i maggiori esperti del settore per esplorare le ultime soluzioni e strategie che proteggono le organizzazioni dalle più sofisticate minacce di cybersecurity.

Gil Shwed alla CPX 360 di Check Point

Gil Shwed, founder e CEO di Check Point Software Technologies, è salito sul palco per esplorare i temi chiave che rivoluzioneranno il settore. Durante il suo keynote “Level Up to the Best Security”, Shwed ha definito il 2023 l’anno dell’intelligenza artificiale, spiegando: “Di anno in anno, il settore vive importanti cambiamenti e attualmente ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione, quella dell’AI. Per un decennio, Check Point ha continuato a investire e ad integrare questa tecnologia nei nostri sistemi, con oltre la metà dei nostri motori di minacce che la utilizzano per garantire la protezione di infrastrutture complesse. A mio avviso, il 2023 rappresenta il punto di svolta per l’intelligenza artificiale, in quanto iniziamo a dipendere sempre di più dalle sue capacità nella vita quotidiana e si consolida come parte integrante del modo in cui difendiamo le nostre reti in evoluzione”.

Shwed ha spiegato cosa ha osservato nell’ultimo anno e come le aziende possono prepararsi a questo cambiamento. Ha dichiarato che il continuo impegno verso il lavoro ibrido ha portato a un aumento di oltre il 50% del numero di dispositivi digitali utilizzati a persona. Questo coincide con un aumento del numero di cyberattacchi tanto quanto il livello di sofisticazione, con Check Point che ha registrato un aumento del 38% dei cyberattacchi a livello globale. Shwed ha poi aggiunto: “Per molte aziende, il problema sono i loro prodotti che non collaborano tra di loro, e ciò crea un ambiente troppo complesso. Dobbiamo assicurarci che tutti i sistemi comunichino tra loro per contenere il rischio di violazione. Attualmente, purtroppo, non è uno standard e nel 2023 questo renderà le aziende vulnerabili”.

La visione di Shwed si riflette nell’approccio alla cybersecurity orientato alla prevenzione, realizzato attraverso le tre C della miglior security: Completezza, Consolidazione e Collaborazione. Le organizzazioni meritano una soluzione che copra tutti i canali per evitare che si verifichi un incidente, che sia in grado di consolidare l’architettura per migliorare il coordinamento e l’efficacia della sicurezza, e che si integri con sistemi di terze parti per fornire i dati più accurati in tempo reale.

Eyal Manor

Durante l’evento, Eyal Manor, Vice President of Product Management di Check Point, ha condiviso anche gli ultimi miglioramenti dei prodotti progettati per proteggere dalle minacce osservate da Check Point Research. In particolare, il lancio di Check Point Infinity Global Services, un servizio di end-to-end security che aiuterà le organizzazioni a prevenire le minacce informatiche avanzate, a rispondere agli attacchi diffusi e a migliorare ogni aspetto della loro resilienza di sicurezza. Manor ha sottolineato come questo lancio sia derivato dalla crescente complessità della cybersecurity e dalla mancanza di professionisti qualificati per gestirla, con un gap di competenze di 3,4 milioni nel settore.

CPX 360: la storia di Check Point

Presente anche Maya Horowitz, Vice President of Research, che ha accompagnato il pubblico in un viaggio attraverso la storia, riflettendo sulla capacità di Check Point di decodificare, esaminare e analizzare meticolosamente i dati per identificare nuove minacce e trovare dei modi per contrastarle rapidamente. Ha fatto riferimento alle regine monarchiche del passato per illustrare le complessità dei gruppi di hacker, come il gruppo Conti, l’aumento della tensione della geopolitica che ora si è spostata nella dimensione cyber, nonché il passaggio dall’attacco ai singoli individui a quello alle infrastrutture più importanti, che è motivo di preoccupazione.

 


Check Point CPX 360: l’importanza del colore delle cose - Ultima modifica: 2023-03-17T18:16:46+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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