In azienda i discorsi più concreti si fanno (molte volte) durante le pause, alla macchinetta del caffè. Si parla di lavoro, di marketing, di occasioni e di business senza formalità, come in questa rubrica. Grazie a due marketing manager.
La formazione ha sempre rappresentato un’area di particolare attenzione,
soprattutto per realtà aziendali come quelle del canale IT, dove non è
possibile fare a meno della capacità di differenziarsi dai concorrenti e di
sviluppare idee e progetti integrati, completi e in grado di generare nuovo
valore per i propri clienti.
Oggi questa esigenza di formazione è ancora più vera – in un mercato
all’insegna dell’innovazione veloce – dove chi resta indietro difficilmente
riesce a rientrare e dove l’evoluzione diventa la parola chiave del
successo di qualsiasi modello di business. Formazione significa
acquisire (e mantenere sempre aggiornatissime) le competenze sulle
soluzioni a portafoglio, essere in grado di declinare le esigenze dei
clienti in disegni architetturali concreti e in grado di rispondere ai livelli
di servizio attesi. Significa quindi certificazioni – dove il bollino del
vendor si sostanzia di esperienze e conoscenze reali – non
solamente dettate dalle regolamentazioni dei partner program. Ma
tutto questo continua a non bastare. I venditori, generalisti o
specialisti, così come tutte le fi gure di pre-sales e post-sales,
devono essere sempre più bravi a svolgere la propria missione di
front-end a cui spesso è strettamente correlato il successo
dell’azienda. I vendor devono quindi acquisire nuovi soft skill per
sapersi relazionare con i clienti con maestria e naturalezza;
devono conoscere l’evoluzione delle fi gure professionali con cui
solitamente si interfacciano e utilizzare strumenti sempre nuovi
per raggiungerli e stimolarli. La formazione tradizionale quindi
non basta più e vengono introdotti nuovi format, che puntano
tutto sullo sviluppo delle individualità, offrendo spazi di
crescita personali, in grado di sensibilizzare l’area
motivazionale. Anche l’elemento del “social” diventa mezzo e
soggetto di formazione. Il tutto in modo veloce, continuativo
e – ovviamente – economico, poiché spesso il Web
continua a farla da padrone. Ma non basta ancora…
anche le altre fi gure professionali devono essere incluse
nei piani formativi, con una particolare attenzione al
marketing e alle linee manageriali, con percorsi costruiti
in base alle specifiche esigenze aziendali e personali,
per stimolare la crescita professionale, fidelizzare i
dipendenti, aumentare il livello di soddisfazione e
innescare un circolo virtuoso utile a tutta l’azienda.
.
In piena era Web 2.0 ha ancora senso parlare di “formazione tradizionale”? La
risposta è no. O meglio dipende. Dipende dalla forza del brand e dalla sua
capacità di spostare le masse a fi ni formativi. I corsi di formazione devono
mettere sempre al centro le persone: sono gli individui che sentono la
necessità di portare avanti un certo percorso. Il tempo rappresenta il valore
effettivo degli individui e quindi dell’impresa in cui operano. Se ho il tempo e
la voglia di fare un viaggio per seguire la mia formazione, i corsi tradizionali
in aula sono la soluzione migliore. Un esempio? I corsi di certificazione,
organizzati con i vendor, che prevedono sessioni pratiche di configurazione
dei prodotti. La formula vincente è proprio questa: il toccare con mano
prodotti e soluzioni sul campo, anche attraverso la metodologia del
laboratorio. Oggi però il tempo e il denaro a disposizione delle imprese
sono sempre meno e ciò favorisce i corsi di formazione online, i
cosiddetti Webinar. La parola Webinar è la contrazione di Web-seminar,
ovvero un seminario via Web che si svolge in un tempo prestabilito.
La tecnologia crea una esperienza diretta in aula virtuale dove
l’insegnante può parlare e collegarsi in tempo reale con il proprio
pubblico. Con un Webinar è possibile gestire il processo di invito e di
registrazione, creare chat personalizzate, promemoria automatici e
follow-up, configurare le impostazioni ottimali di sessione, ecc. Ciò
accade in un momento in cui virtualizzazione e cloud computing
stanno entrando con prepotenza nelle strategie e nelle
infrastrutture IT delle aziende italiane: in questo senso la
formazione online è molto strategica poiché, sfruttando la
versatilità del Web e della comunicazione su IP, permette di
trasferire velocemente know how e informazioni tecniche su
prodotti anche molto specifici. La capacità di apprendere più
velocemente dei vostri concorrenti potrebbe essere il solo
vantaggio competitivo: anche in questo caso la tecnologia è
dalla nostra parte. L’esperienza ci ha insegnato che fare
formazione online significa essere concisi, incisivi, chiari,
specifici e non superare mai i 50 minuti. Oggi i corsi online
sono complementari a quelli onsite, perché si pongono
obiettivi diversi: i primi servono ad aumentare il prestigio del
brand, i secondi ad affrontare argomenti tecnici e
commerciali e a creare un contatto diretto, fondamentale
per generare fi ducia e fidelizzazione. Ciò che determina la
scelta è il grado di preparazione iniziale, il tempo a
disposizione e gli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Insomma, partita “virtuale” o “sul campo”? Tutto dipende
da quanto sei allenato e dove vuoi arrivare. È come
chiedersi se sia meglio avere l’uovo oggi o la gallina
domani… Certo che una gallina ripiena di uova…
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