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Coffee Break – La formazione

In azienda i discorsi più concreti si fanno (molte volte) durante le pause, alla macchinetta del caffè. Si parla di lavoro, di marketing, di occasioni e di business senza formalità, come in questa rubrica. Grazie a due marketing manager.

La formazione, non basta Mai

Francesca Pilone - Twitter: @FPilone

La formazione ha sempre rappresentato un’area di particolare attenzione,

soprattutto per realtà aziendali come quelle del canale IT, dove non è

possibile fare a meno della capacità di differenziarsi dai concorrenti e di

sviluppare idee e progetti integrati, completi e in grado di generare nuovo

valore per i propri clienti.

Oggi questa esigenza di formazione è ancora più vera – in un mercato

all’insegna dell’innovazione veloce – dove chi resta indietro difficilmente

riesce a rientrare e dove l’evoluzione diventa la parola chiave del

successo di qualsiasi modello di business. Formazione significa

acquisire (e mantenere sempre aggiornatissime) le competenze sulle

soluzioni a portafoglio, essere in grado di declinare le esigenze dei

clienti in disegni architetturali concreti e in grado di rispondere ai livelli

di servizio attesi. Significa quindi certificazioni – dove il bollino del

vendor si sostanzia di esperienze e conoscenze reali – non

solamente dettate dalle regolamentazioni dei partner program. Ma

tutto questo continua a non bastare. I venditori, generalisti o

specialisti, così come tutte le fi gure di pre-sales e post-sales,

devono essere sempre più bravi a svolgere la propria missione di

front-end a cui spesso è strettamente correlato il successo

dell’azienda. I vendor devono quindi acquisire nuovi soft skill per

sapersi relazionare con i clienti con maestria e naturalezza;

devono conoscere l’evoluzione delle fi gure professionali con cui

solitamente si interfacciano e utilizzare strumenti sempre nuovi

per raggiungerli e stimolarli. La formazione tradizionale quindi

non basta più e vengono introdotti nuovi format, che puntano

tutto sullo sviluppo delle individualità, offrendo spazi di

crescita personali, in grado di sensibilizzare l’area

motivazionale. Anche l’elemento del “social” diventa mezzo e

soggetto di formazione. Il tutto in modo veloce, continuativo

e – ovviamente – economico, poiché spesso il Web

continua a farla da padrone. Ma non basta ancora…

anche le altre fi gure professionali devono essere incluse

nei piani formativi, con una particolare attenzione al

marketing e alle linee manageriali, con percorsi costruiti

in base alle specifiche esigenze aziendali e personali,

per stimolare la crescita professionale, fidelizzare i

dipendenti, aumentare il livello di soddisfazione e

innescare un circolo virtuoso utile a tutta l’azienda.

.

Scudetto “virtuale” o sul campo?

Valerio Rosano - Twitter: @valeriorosano

In piena era Web 2.0 ha ancora senso parlare di “formazione tradizionale”? La

risposta è no. O meglio dipende. Dipende dalla forza del brand e dalla sua

capacità di spostare le masse a fi ni formativi. I corsi di formazione devono

mettere sempre al centro le persone: sono gli individui che sentono la

necessità di portare avanti un certo percorso. Il tempo rappresenta il valore

effettivo degli individui e quindi dell’impresa in cui operano. Se ho il tempo e

la voglia di fare un viaggio per seguire la mia formazione, i corsi tradizionali

in aula sono la soluzione migliore. Un esempio? I corsi di certificazione,

organizzati con i vendor, che prevedono sessioni pratiche di configurazione

dei prodotti. La formula vincente è proprio questa: il toccare con mano

prodotti e soluzioni sul campo, anche attraverso la metodologia del

laboratorio. Oggi però il tempo e il denaro a disposizione delle imprese

sono sempre meno e ciò favorisce i corsi di formazione online, i

cosiddetti Webinar. La parola Webinar è la contrazione di Web-seminar,

ovvero un seminario via Web che si svolge in un tempo prestabilito.

La tecnologia crea una esperienza diretta in aula virtuale dove

l’insegnante può parlare e collegarsi in tempo reale con il proprio

pubblico. Con un Webinar è possibile gestire il processo di invito e di

registrazione, creare chat personalizzate, promemoria automatici e

follow-up, configurare le impostazioni ottimali di sessione, ecc. Ciò

accade in un momento in cui virtualizzazione e cloud computing

stanno entrando con prepotenza nelle strategie e nelle

infrastrutture IT delle aziende italiane: in questo senso la

formazione online è molto strategica poiché, sfruttando la

versatilità del Web e della comunicazione su IP, permette di

trasferire velocemente know how e informazioni tecniche su

prodotti anche molto specifici. La capacità di apprendere più

velocemente dei vostri concorrenti potrebbe essere il solo

vantaggio competitivo: anche in questo caso la tecnologia è

dalla nostra parte. L’esperienza ci ha insegnato che fare

formazione online significa essere concisi, incisivi, chiari,

specifici e non superare mai i 50 minuti. Oggi i corsi online

sono complementari a quelli onsite, perché si pongono

obiettivi diversi: i primi servono ad aumentare il prestigio del

brand, i secondi ad affrontare argomenti tecnici e

commerciali e a creare un contatto diretto, fondamentale

per generare fi ducia e fidelizzazione. Ciò che determina la

scelta è il grado di preparazione iniziale, il tempo a

disposizione e gli obiettivi che vogliamo raggiungere.

Insomma, partita “virtuale” o “sul campo”? Tutto dipende

da quanto sei allenato e dove vuoi arrivare. È come

chiedersi se sia meglio avere l’uovo oggi o la gallina

domani… Certo che una gallina ripiena di uova…


Coffee Break – La formazione - Ultima modifica: 2012-07-26T20:41:54+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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