La biofarmaceutica Kedrion sceglie Neboola e VMC on AWS per il disaster recovery in cloud

Siamo in Kedrion, un’azienda biofarmaceutica di eccellenza che produce plasmaderivati. Con 800 milioni di € di fatturato e oltre 2700 persone impiegate, Kedrion fa affidamento su 6 datacenter sparsi per il globo.
Per Kedrion, Ergon, con tutto il supporto del gruppo e in particolare di Neboola per l’impostazione e implementazione della cloud strategy, ha svolto un progetto di virtualizzazione e disaster recovery in cloud, complesso e sfidante.

Ha coordinato e gestito il progetto da vicino Riccardo Cagnoni, Datacenter Lead di Kedrion, che abbiamo intervistato.

Riccardo, quali erano i vostri obiettivi a inizio progetto?

I nostri datacenter avevano una tecnologia per la virtualizzazione di livello base e non avevamo disaster recovery. Volevamo quindi rimediare a questa mancanza implementando tecnologie di alta qualità, che potessero mettere davvero al sicuro i nostri dati. Perderli o danneggiarli non era più un’opzione.

Cosa vi ha proposto il Gruppo E?

Il Gruppo E ci ha affiancato nella definizione di un progetto complesso, che toccasse e coprisse tutte le aree IT interessate. Ergon, come system integrator, ci ha proposto di effettuare un progetto pilota di virtualizzazione abilitante al disaster recovery in cloud. In quanto ai brand, Ergon ci conosce bene ormai e ci ha proposto non UN vendor ma IL vendor leader assoluto nella virtualizzazione, che è VMware, e insieme a lui AWS, alleato numero uno di VMware per l’archiviazione dei dati in cloud.

Com’è andata? Quanto è durato il progetto?

È andata bene: in sei mesi abbiamo portato a termine l’intera migrazione dei dati del sito pilota e stiamo adesso affrontando gli stessi passi per tutti gli altri datacenter. Abbiamo acquistato le licenze VMware per la migrazione verso V-sphere e acquistato lo spazio AWS dove poter fare l’archiviazione e la replication dei dati. Prevediamo di chiudere il progetto complessivamente in 24 mesi.

Siete soddisfatti della scelta tecnologica che avete fatto?

Decisamente. VMware si è dimostrato all’altezza della sua reputazione: non dà problemi di compatibilità, garantisce davvero una adoption rapida e semplice e il link diretto con tutti i servizi AWS, impensabili con l’on-premise, ci ha evitato di introdurre in azienda nuovo know how. Con queste tecnologie posso dire che abbiamo messo a punto un hybrid cloud funzionale, che estende l’ambiente vSphere on-premise sul Cloud AWS. VMware e AWS restituiscono effettivamente le promesse del brand: offrono alle organizzazioni un percorso veloce e conveniente al cloud ibrido e forniscono alle aziende funzionalità avanzate e integrate nella soluzione e un unico punto di contatto per il supporto e l’integrazione dei servizi.

Come si sono comportati gli integrator?

Sono stati decisamente bravi. Ergon è riuscita in maniera semplice a descriverci, a pianificare e poi implementare il progetto. Neboola ha portato una cloud strategy chiara, concreta e lungimirante, sostenibile nei costi e dagli obiettivi ben definiti sin dall’inizio. Il gruppo ha applicato un modello di delivery che non lasciava nulla al caso, e questo è stato decisivo visti i tempi stretti e la complessità del progetto. Nella delivery non ci sono state sorprese – che è sempre la notizia migliore -: tutte le migrazioni sono avvenute senza sforzo, facendo prima tanti test e minimizzando quindi il rischio in fase di go-live.

Qual è stato un aspetto particolarmente delicato di questo progetto?

Il fatto che non riguardasse solo l’infrastruttura IT ma anche il piano di disaster recovery, e quindi parliamo di organizzazione, processi e procedure. L’IT è sempre di più collegata al resto dell’azienda; non è più un’isola come era nel passato. Anche in questo il Gruppo E tutto ci è stato di supporto e abbiamo potuto constatare la forza di un’offerta che mette insieme competenze complementari: insieme a Ergon e Neboola ha lavorato anche Lunokod, la società del gruppo dedicata al workflow management, che ci ha affiancato nella redazione del piano di disaster recovery e nella messa a punto di tutti gli aspetti documentali e procedurali.

Perché Kedrion è un’azienda migliore oggi?

Perché i suoi dati, soprattutto quelli di produzione, sono decisamente più al sicuro. Sono – come si dice in gergo – replicati e disastrati. L’attualità ci insegna che l’emergenza arriva senza farsi annunciare. È meglio essere pronti e noi oggi lo siamo.

 

 

Digitalic per Neboola

 

 

 


La biofarmaceutica Kedrion sceglie Neboola e VMC on AWS per il disaster recovery in cloud - Ultima modifica: 2020-11-20T09:15:44+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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