I re-branding migliori e peggiori del 2016

Realizzare un progetto di branding nell’era dei social network non è cosa semplice. Ogni logo esiste su decine di piattaforme e bisogna fare in modo che la grafica sia adatta tanto a un cartellone che allo schermo di un telefono. Proponiamo di seguito i branding più controversi, quelli in assoluto più belli, ma senza esimerci dal condannare quelli che ci sentiamo di definire come i peggiori. Eccoli a voi, in un viaggio attraverso un intero anno di branding!

I MIGLIORI

GrubHub
GrubHub ha iniziato la propria attività come startup, a dodici anni dal lancio, la società – che si occupa di servizi al pubblico e ristorazione – aveva bisogno di un redesign. Serviva quindi un aspetto che fosse sia autentico che raffinato, ma anche che funzionasse sia a livello nazionale che internazionale. Il compito è stato affidato a Wolff Olins, il quale ha popolato gli ads di foto di lifestyle, highlight di chef, ma anche cibi animati e una serie di emoji customizzate su misura per GrubHub. Il nuovo look risulta nel complesso fresco a professionale, ma non rinnega la personalità che avevano i ritagli di carta di un tempo.

MasterCard
Prima di quest’anno il logo di MasterCard non aveva mai subito cambiamenti significativi da almeno 20 anni, ma il nostro modo di pagare alcuni beni e servizi è cambiato drasticamente. Michael Bierut, partner di Petagram, ha rimodernato il logo storico, mantenendo la famigliarità che gli utenti avevano con il simbolo ben noto. In pratica, è stato rimosso il pettine che univa il rosso al giallo e la scritta è stata collocata al di sotto del simbolo colorato. Grazie a questa azione sarà possibile utilizzare il simbolo anche senza la dicitura estesa, così da renderlo adatto ai pagamenti digitali di MasterPass o il programma a premi Priceless. Il logo si presta benissimo al mobile, in linea con il trend che vede sempre più transazioni effettuate via smartphone.

Helia
A volte sono le compagnie meno conosciute quelle con un design sbalorditivo. Ecco il caso di Helia, una società che si occupa di dati scientifici e analitica che vanta tra i propri clienti: Unilever, easyJet, IBM, Diageo, e Sony PlayStation. Il progetto arriva dallo studio di design Form& di New York. Il sistema identificativo passa da un semplice logo circolare caratterizzato da sfumature cromatiche che si basano su dati meteorologici e geografici. Il logo diventa così un timbro di dati unico e distintivo, che contraddistingue la compagnia che – per sua natura- lavora dietro le quinte.

Instagram
Lo scorso maggio, Instagram ha scioccato Internet nel momento in cui ha rivelato il nuovo restyling dai colori arcobaleno che andava a soppiantare l’icona retrò- Polaroid. La nuova icona conteneva alcuni dettagli interessanti, un’immagine che era simbolo di un’evoluzione fotografica dalle camere a pellicola a quelle digitali, e una scala di colori arcobaleno che rendeva l’icona pop, in un mondo di icone di applicazioni tutte simili tra loro.

Zendesk
Il provider di software per customer service Zendesk offre un logo con una rivisitazione drastica: da un Buddha sorridente che ricordava un fumetto si è passati ad un sistema di forme geometriche. L’identità ha mantenuto la giocosità dell’approccio e una personalità vivace. Ad esempio, il servizio di assistenza è composto da due frecce, il supporto tecnico, è un rettangolo lungo al di sopra di uno più corto. La parte più curiosa che sa dietro allo sviluppo di questo logo è che il sistema di forme accattivanti è stato suggerito da un gioco di infanzia del fondatore danese.

Zocdoc
La piattaforma di salute pubblica Zocdoc è stata lanciata nel 2007 con un logo tradizionale che il fondatore aveva acquistato per soli 80 dollari. Adesso che il business è stimato attorno al miliardo e 800 milioni di dollari – ed è in continua espansione – sempre più pazienti vengono connessi al sistema ospedaliero e a professionisti. Anche questo logo lo si deve a Wolff Olins che si è occupato del redesign: un logo antropomorfico che riprende la Z, umanizzandola con espressioni facciali. L’incona diventa Zee e risponde in modo confuso, triste, malato, sollevato o felice, ispirandosi all’alternarsi di emozioni che si susseguono nel corso di una malattia.

VSCO
VSCO la popolarissima app di editing di immagini ha subito un redesign impattante quest’anno, sia l’interfaccia utenti (lanciata lo scorso Giugno) che l’identità visuale (lanciata lo scorso Febbraio) sono state coinvolte. Il rinnovamento del logo è avvenuto partendo dal font Gothic, attraverso un sistema di simboli emotivi che costituiscono una specie di alfabeto. VSCO è una sorta di Instagram, ma ben più artistico, con utenti base che sono per di più fotografi professionisti o amatoriali. Il nuovo logo in bianco e nero riflette una natura trendy.

IL PIÙ CONTROVERSO

The Met
Il premio del logo più controverso, va senza dubbio al Metropolitan Museum of Art. Il MET ha rivoluzionato il proprio sistema identificativo, rinominando anche il museo stesso. Le due parole, con un lettering scarlatto, ha rimpiazzato la M stilizzata originariamente di Luca Pacioli. Wolff Olins ha realizzato l’identità, ma il lancio è stato sventato quando il museo ha inviato materiali di stampa con il nuovo logo, prima ancora che venisse annunciato. Le identità tendono ad essere giudicate severamente quando vengono lanciate senza che vengano corredate di spiegazioni e contestualizzazioni, soprattutto quando si tratta di modifiche importanti come questa, ma a distanza di 10 mesi il logo ha già preso piede ed è stato adottato con favore, forse anche grazie al fatto che si tratta di un design nuovo e audace.

I PEGGIORI

Uber
Quando Uber ha mostrato la nuova icona lo scorso Febbraio questa è stata ridicolizzata notevolmente perché ricorda PacMan, o anche un sedere per dirla senza mezzi termini. Il CEO di Uber Travis Kalanick diede scalpore anche perché un logo così brutto era stato realizzato all’interno dell’azienda in linea con il pensiero di Kalanick che aveva dichiarato “Non mi fido di nessuno, per questo voglio che arrivi dal nostro organico”. Forse avrebbe fatto meglio a fidarsi di qualche esterno un po’ più creativo.

Trump-Pence Logo
Eccoci al peggiore in assoluto, il progetto di design che non avremmo mai volute vedere: il logo Trump-Pence. L’animazione che vi mostriamo la dice tutta, ma anche su Twitter l’hanno illustrata, ridicolizzata e presa in giro, viralizzandola. Il branding è stato messo alla gogna senza mezze misure ovunque online, il logo è stato ritirato, ma troppo tardi per non rimanere impresso nella mente di chiunque ci si sia imbattuto.


I re-branding migliori e peggiori del 2016 - Ultima modifica: 2016-12-14T15:49:14+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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