La Digital Tax in Europa potrebbe arrivare a brevissimo, entro il 2018: il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha dato un ultimatum: vuole la direttiva dell’Unione Europea su una tassa digitale entro la fine dell’anno.
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La Francia e altri paesi dell’UE vogliono tassare aziende come Apple, Google, Facebook e Amazon che operano in area digitale, con un’apposita Digital Tax che impedisca ai grandi della tecnologia di aggirare le normative fiscali o di trovare soluzioni per pagare poche tasse nei diversi paesi in cui operano. Queste aziende sono state soggette a numerose critiche in merito a tasse che pagano, o non pagano, nei paesi europei e la Francia vuole che paghino la giusta quota. Il problema è che l’UE non riesce a raggiungere un accordo su questo tema.
La proposta della Francia sulla Digital Tax è stata in auge fin dal marzo di quest’anno, ma non ci sono stati molti progressi verso una più ampia adozione comune. Il piano per la Digital Tax consentirebbe ai paesi dell’UE di tassare i profitti delle aziende internet guadagnati all’interno dei loro confini. Al momento, le aziende digitali pagano un’aliquota d’imposta effettiva del 9,5% nell’UE, mentre le imprese tradizionali pagano un tasso effettivo del 23,2%, questo di media perché in Italia le tasse sono molto più alte. Le aziende del digitale però operano spesso in Europa con sedi i nazioni a bassa tassazione e pagano le tasse solo nel paese in cui hanno la sede, lasciando gli stati in cui generano i profitti a bocca asciutta.
Altri Stati membri dell’UE hanno diverse preoccupazioni sulla Digital Tax, hanno paura di tassare questi giganti e temono che ciò possa ritorcersi contro i paesi più piccoli, danneggiare l’innovazione o persino causare ritorsioni da parte degli Stati Uniti, dove hanno sede la maggior parte delle aziende interessate come Google, Facebook e Apple. Ma ci sono anche altri rischi: i paesi a favore della Digital Tax potranno semplicemente applicare la propria tassa, indipendentemente dal fatto che il resto dell’UE sia d’accordo o meno, creando così aliquote fiscali sproporzionate in tutta la regione e minando uno degli obiettivi centrali di armonizzazione dell’Unione Europea.
L’UE non è l’unico organo di governo che sta considerando la possibilità di applicare una tassa digitale. La scorsa settimana il Regno Unito ha annunciato che avrebbe applicato un’imposta entro il 2020. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sta anche conducendo un’analisi in merito.
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