Facebook crolla in Borsa, le conseguenze per il mercato digitale

Facebook crolla in Borsa con la trimestrale che lascia l’amaro in bocca: nelle contrattazioni after hours a Wall Street il titolo ha subito ceduto, per poi precipitare nel corso della conference call con un calo di oltre il 20% (-23,68%). A dimostrazione che il colosso di Mark Zuckerberg non è uscito del tutto illeso dallo scandalo dei dati di Cambridge Analytica e da quelli relativi ai suoi contenuti.

Facebook, ricavi in aumento del 42%

Il popolare social network archivia il secondo trimestre con ricavi in crescita del 42% a 13,2 miliardi dollari. Gli analisti, da parte loro, scommettevano su 13,4 miliardi di dollari (ed è la prima volta, dal 2015, che Facebook non centra i target degli analisti). Il CFO di Facebook David Wehner ritiene che la frenata dei ricavi proseguirà per il resto del 2018 L’utile netto si è attestato a 5,1 miliardi di dollari

Delude la crescita degli utenti, scendo le azioni FB

Capitolo crescita degli utenti su Facebook. Il colosso ha dichiarato che i suoi utenti unici mensili hanno toccato quota 2,23 miliardi nel mondo (meno dei 2,25 miliardi attesi). Deludente, dunque, la crescita in termini di utenti, saliti dell’11% a 1,47 miliardi di amici al giorno (inferiore alle aspettative del mercato che prevedeva un incremento del 13% a 1,48 miliardi). A registrare il calo, in particolare, sono stati gli utenti di Facebook in Europa, un continente nel quale il popolare social ha perduto 1 milione di utenti unici mensili e 3 milioni di utenti giornalieri.

Le conseguenze per le startup del futuro

Per il popolare social network i risultati conseguiti sono stati inferiori alle attese (rispetto al primo trimestre dell’anno i ricavi sono scesi del 7%). Sulle aspettative di crescita pesano la gestione dei prodotti pubblicitari, le sempre più stringenti normative sulla privacy e i costi, sempre maggiori, per lo sviluppo di software all’avanguardia. Si tratta di aspetti che di riflesso, in termini di crescita e sviluppo del business, non possono essere sottovalutati dalle startup di oggi e, soprattutto, di domani.

Facebook (insieme a Google) continua a dominare l’industria della pubblicità digitale, un mercato in costante crescita (impostare i parametri di personalizzazione degli annunci digitali è un vantaggio enorme), considerando che gli utenti si stanno allontanando progressivamente dalla tv trascorrendo online, via smartphone, buona parte del tempo libero. Gli investimenti in pubblicità digitale, dunque, devono rappresentare una priorità per ogni startup che, al contempo, deve valutare anche l’attenzione (giustamente, sempre maggiore) che gli utenti rivolgono alla propria privacy. Che cosa significa? Diventa basilare, per chi fa innovazione, ripensare nuovi modelli inerenti la privacy e l’utilizzo dei dati nel business.

I costi sempre maggiori da sostenere (nel caso di Facebook gli analisti ritengono che questi avranno un’incidenza negativa sul margine operativo anche nel prossimo futuro) è un aspetto che deve essere considerato e valutato con scrupolo. Soprattutto quando si parla di startup che, nella totalità dei casi, non dispongono di risorse economiche sufficienti per sfidare (anche in termini di software) i colossi del web.

Lo Scandalo Cambridge Analytica e le conseguenze sulle azioni Facebook

Inutile girarci intorno: il social network di Mark Zuckerberg è monitorato, in modo ancora più scrupoloso, dalle elezione statunitensi del 2016 e dal momento in cui ha riconosciuto, nel 2017, che entità russe avevano utilizzato la sua piattaforma per divulgare messaggi controversi nel corso della campagna elettorale che ha visto Donald Trump diventare Presidente degli Stati Uniti.


Facebook crolla in Borsa, le conseguenze per il mercato digitale - Ultima modifica: 2018-07-26T17:02:12+00:00 da Massimo Canorro

Giornalista di lunga esperienza nel mondo della tecnologia, esplora gli impatti del digitale sulle persone e le imprese.

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