Agricoltura del futuro: verticale e robotizzata

L’agricoltura del futuro sarà verticale, robotizzata e abbondante, si chiama infatti Plenty (“tanto”, “parecchio”, “in abbondanza”) la startup californiana che rappresenta la versione moderna e tecnologica delle aziende agricole di una volta. A Los Angeles è stato inaugurato di recente il secondo magazzino di questa startup con sede a San Francisco.

Un progetto californiano che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’agricoltura urbana, portando i campi direttamente in città e favorendo la diffusione di frutti, ortaggi e altri cibi salutari. Il tutto con un occhio al futuro dell’industrializzazione e concedendo possibilità lavorative alle comunità più povere delle metropoli. Ecco la storia di Plenty.

L’Agricoltura del Futuro sarà verticale e robotizzata, come Plenty

Agricoltura del futuro in America

Per il suo primo insediamento in una grande città, Plenty ha scelto il difficile quartiere di Compton, alle porte di Los Angeles.

Una zona caratterizzata da criminalità e disoccupazione, ma che grazie alla moderna fattoria può rivalutarsi. La struttura di Compton copre novemila metri quadrati e ospita file di torri idroponiche organizzate in pareti ricoperte di verdure a foglia verde non OGM e prive di pesticidi. Queste piante non fanno affidamento sulla luce solare per crescere, ma sfruttano numerose lampade a LED in grado di fornire tutta la luce di cui le colture hanno bisogno.

Dei robot trasportano le piantine mentre altre macchine muovono le torri: una serra futuristica che sfrutta gli spazi in verticale e produce cavoli, fragole, rucola e finocchi. Plenty vuole costruire almeno 500 di queste fattorie verticali in tutto il mondo, soprattutto nelle città densamente popolate con più di un milione di abitanti.

L’obiettivo dell’agricoltura del futuro

“Vogliamo investire in luoghi in cui possiamo servire un gran numero di persone – afferma Shireen Santosham, responsabile delle iniziative strategiche dell’azienda – Compton può aiutarci a servire meglio Los Angeles permettendoci anche di investire in una comunità con una lunga storia di agricoltura”. Ai primi di agosto, l’azienda ha raggiunto un accordo con la ditta di supermercati Albertsons per fornire a 430 dei suoi negozi in California verdure a foglia verde assortite.

Nel 2017, Plenty ha ricevuto 200 milioni di dollari da diversi investitori di alto profilo, tra cui il presidente di Alphabet Eric Schmidt e il fondatore di Amazon Jeff Bezos. Uno dei suoi concorrenti negli Usa, Bowery Farming, ha ricevuto un investimento di 90 milioni di dollari da Google Ventures. L’agricoltura urbana e robotizzata interessa ai grandi di Big Tech.

Agrifood-tech e futuro

L’efficiente processo di Plenty consente ai coltivatori di controllare e monitorare i livelli di luce, ossigeno, nutrienti, temperatura, umidità e anidride carbonica. La piattaforma agri-foodtech della startup sfrutta l’analisi dei dati, l’apprendimento automatico e l’illuminazione personalizzata per ottimizzare i cicli di crescita delle piante: in questa vertical farm non è necessario aspettare la stagione giusta dei prodotti della terra, di conseguenza la crescita e la raccolta possono avvenire tutto l’anno.

L’approccio innovativo di Plenty si basa su automazione, sensori e torri di coltivazione idroponica in cui le piante vengono coltivate in una soluzione acquosa ricca di sostanze nutritive invece che nel suolo. Con questo metodo, l’azienda afferma di poter aumentare notevolmente la produzione rispetto a una fattoria convenzionale all’aperto, il tutto consumando una minore quantità di acqua. Nella speciale fattoria di Compton i dipendenti supervisioneranno il processo di coltivazione dei semi in piantine mentre la robotica si occuperà di spostamenti, raccolta e recupero dei prodotti. In tutto questo, le mani umane non toccano mai il cibo: in tempi di contagi e pandemia, un’altra fattore positivo per l’innovazione agricola.


Agricoltura del futuro: verticale e robotizzata - Ultima modifica: 2020-11-09T11:28:16+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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