Arriva il nuovo iPhone Air, il più sottile di sempre, e anche se è diverso da ogni iPhone visto fino ad ora, si tratta di un ritorno, il ritorno di Apple al Design. L’evento del 9 settembre, in cui sono stati presentati anche liPhone 17 e l’ iPhone 17 Pro, è iniziato con un ritorno alle origini, una frase di Steve Jobs ““Il design non è soltanto come appare e come si percepisce. Il design è come funziona.” Con l’iPhone Air Apple è ritornata a disegnare.
Il nuovo stile di apple da Cupertino l’hanno chiamato Liquid Glass, un linguaggio di design e software che scorre come acqua: interfacce più vive, gesti più naturali, continuità tra ciò che fai e ciò che vuoi fare. Dentro questo cambio di registro narrativo arriva l’iPhone Air — un iPhone che sembra sparire in mano, ma che si fa sentire dove conta: potenza, efficienza, intelligenza sul dispositivo.
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Apple ha lavorato sull’eterna tensione tra leggerezza ed energia. La struttura in titanio aerospaziale, lucidato a specchio e rifinito in una palette di colori tenui che “evoca la leggerezza”. Il telaio è chiuso dal famoso Ceramic Shield su entrambi i lati: una lavorazione ad alta temperatura che genera nanocristalli e migliora la resistenza; “il design più robusto di sempre”, dicono a Cupertino. È quell’equilibrio tipicamente Apple: far sembrare semplice ciò che è ingegneristicamente complesso.
iPhone Air nasce nella maturità della strategia Apple Silicon. E’ dotato nel nuovo A19 che non è solo un nuovo chip: raddoppiano infatti le operazioni in floating point a 16 bit, arriva una compressione dell’immagine unificata e — soprattutto — i neural accelerators dentro ogni core GPU. Tradotto: fino a 3× il picco di prestazioni GPU rispetto ad A18 Pro e una frase che pesa come un titolo: “livelli da MacBook Pro in uno smartphone” per i carichi AI e visuali.
Una tale potenza significa avere modelli generativi e LLM in locale più rapidi e consistenti, meno dipendenza dalla rete per le funzioni “Apple Intelligence”, più privacy by design. L’AI non è un filtro che colora foto: è un motore di contesto che capisce, riassume, traduce, anticipa e nei pochi millimimetri di spessore dell’iPhone Air gira in locale, non nel cloud.
Per chi vive di ecosistema Apple, è una novità è strategica l’arrivo di N1, il chip wireless progettato in Apple, porta Bluetooth 6 e Thread su iPhone, migliorando l’Hotspot personale e AirDrop in affidabilità e latenza. A valle, un modem proprietario di nuova generazione: 2× più veloce di C1 il nuovo C1x, più rapido dell’unità montata sugli iPhone 16 Pro e con il –30% di consumi. Risultato: iPhone Air è l’iPhone più efficiente di sempre. Autonomia e continuità, senza rinunciare all’aria (in tutti i sensi).
L’iPhone Air è dotato di una sola lente, sembra una sola fotocamera, ma è un sistema composto dal nuovo sensore da 48 MP “Fusion” che si comporta come più fotocamere in una: dettaglio pieno a 48 MP, tele 2× “ottica” integrata, OIS, ampia apertura e una Photonic Engine aggiornata che preserva texture e colore (capelli, tessuti, pelle) soprattutto in low-light. Video in 4K e una qualità che punta all’essenziale: meno moduli a vista, più risultati in tasca.
Il nuovo Liquid Glass non è un tema estetico: è ergonomia cognitiva fatto di animazioni fluide, gerarchie chiare, flessibilità dei layout. L’idea è ridurre l’attrito tra gesto e risultato. Dentro iPhone Air questo si sente: tutto sembra più naturale. Non è un effetto wow fine a sé stesso; è velocità percepita, che nel quotidiano vale più dei benchmark.
Nel passato “Air” era sinonimo di leggerezza, per l’iPhone Air la leggerezza è abilitante: fa spazio a silicio AI-centrico, a nuovi chip wireless disegnati in casa, a un modem più efficiente. Quando controlli materiali, chip, connettività, software, nascono oggetti che durano di più, consumano di meno e sono più efficienti di più, d’altronde è la logica che ha reso grandi i Mac.
Per capire iPhone Air bisogna guardare anche intorno. Gli AirPods Pro 3 alzano l’asticella: ANC “world-class” con il doppio dell’efficacia rispetto alla generazione precedente, architettura acustica multi-port, microfoni a bassissimo rumore, nuovi ear-tips (5 taglie) e IP57. Ma soprattutto: live translation “alla Apple”—il telefono elabora con Apple Intelligence, gli AirPods gestiscono l’audio, tu capisci e vieni capito. È l’AI che non si vede, ma si sente.
Sul polso, Apple Watch Series 11 punta su salute e durata: notifiche di ipertensione basate su machine learning, Sleep Score sviluppato su milioni di notti reali, 5G integrato, 24 ore di batteria e casse in alluminio e titanio 100% riciclati. L’Ultra 3 aggiunge satellite e il display più grande mai visto su un Watch. Tutto dialoga con iPhone Air in modo coerente: per la prima volta l’AI personale è diffusa, ma coordinate stanno nello smartphone.
Qui c’è la vera carta di Apple: non “l’AI nel telefono”.
Nel mercato saturo degli smartphone, il luogo comune dice che “sono tutti uguali”. iPhone Air smonta il cliché con un nuovo progetto industriale: rendere invisibile la tecnologia mentre amplifica le possibilità di utilizzo, l’oggetto sparisce nella mano e riappare nei risultati: batteria che regge, traduzioni al volo, foto che raccontano, automazioni che risparmiano minuti (che poi sono ore).
Non è l’ennesimo iPhone leggero: è davvero un nuovo iPhone.
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