I vincitori del Global Change Award 2018 per moda green, tutti insieme
Il Global Change Award accelera la moda circolare e anche i colossi del fast fashion scommettono sempre più sulla sostenibilità.
I modelli di consumo stanno cambiando; le risorse globali sono in via di esaurimento; gli sviluppi tecnologici stanno consentendo nuove efficienze innovative. E la moda evolve verso la sostenibilità. Che il fashion tech attento all’ambiente sia un trend forte lo dimostra anche l’attenzione che riceve da parte di colossi internazionali del settore. Come la Fondazione H&M – no profit internazionale fondata dalla famiglia di Stefan Persson, proprietario del noto brand di moda svedese – che dal 2015 ha indetto il premio Global Change Award, una competizione tra startup che hanno progetti innovativi e green.
I vincitori del Global Change Award 2018 per moda green, tutti insieme
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Anche per il 2018 il concorso è riuscito a identificare le innovazioni capaci di accelerare il passaggio a un’industria della moda sostenibile. Sono stati cinque i vincitori, selezionati tra ben 2.600 idee provenienti da 151 paesi da un panel di esperti a livello internazionale con competenze nel campo della circolarità e dell’innovazione.
H&M Foundation ha donato 1 milione di euro e un aiuto non solo economico, perché i cinque progetti saranno inseriti in un acceleratore d’innovazione della durata di un anno.
Cuciture intelligenti provenienti da colture alimentari, abbigliamento modellato in 3D, processi di riciclo e indumenti biodegradabili che apportano benefici alla salute: ecco i vincitori 2018.
La soluzione più votata arriva dagli Stati Uniti. Si chiama Crop-A-Porter ed è stata progettata dal team di Agraloop. Utilizza i residui delle colture alimentari che normalmente verrebbero buttati come scarti nell’umido per produrre fibre tessili. Così facendo punta a ridurre l’impiego del cotone, al momento la fibra naturale più utilizzata. Un cappotto può così essere prodotto con scarti di semi di lino, canna da zucchero e ananas. Il team di
Crop-A-Porter intende utilizzare la vincita per iniziare a produrre in larga scala Agraloop BioFibre.
Dal fungo, anzi dalla composizione della radice dei funghi, nasce l’idea dell’olandese Fungi Fashion di creare tessuto per abiti su misura in 3D. Indosseremo così una t-shirt che si decompone nel terreno una volta utilizzata.
Chi ha la pelle sensibile può sviluppare allergie e irritazione dal contatto con tessuti sintetici o colorati. Così il team di Algae Apparel – azienda con sede in Israele – ha realizzato un processo che permette di trasformare le alghe in biofibre. Nascono così tinture ecologiche che fanno bene anche alla pelle: gli indumenti indossati allo stesso tempo nutrono e proteggono la cute grazie alle sostanze di cui sono fatti.
Anche le semplici cuciture dei vestiti possono favorire i processi di riciclaggio e diventare smart. Basta un filo intelligente capace di semplificare la riparazione e il riciclo dei capi. Ecco perché dal Belgio, lo staff di Smart Stitch ha ideato il filo naturale dissolvibile.
Per un corretto riciclo, come sappiamo, i materiali devono essere separati. Questo vale anche per il tessuto, secondo il progetto Regenerator proveniente dalla Svezia. Il tessuto misto utilizzato per confezionare tantissimi capi non è riciclabile, quindi Regenerator permette di generare nuova fibra tessile separando il cotone dal poliestere.
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