Addio a Marcello Lo Vetere, giornalista di grandi capacità e dall’infinita sensibilità. Aveva una passione smisurata per il mestiere di cronista che ha svolto in ogni sua sfaccettatura, dalla cronaca nera alle moto, una delle sue passioni come l’apnea e le 500.
Non riesco a scrivere su Digitalic senza pensare a te Marcello. Hai deciso di andartene, hai fatto il tuo tuffo più profondo, questa volta senza ritorno, hai portato nel buio la tua gentilezza, la tua cultura, il tuo sorriso timido, la tua luce.
Abbiamo lavorato l’uno accanto all’altro molte volte, da quando andavamo a Città Nostra. In quel settimanale locale in cui si stava formando una nuova generazione di giornalisti, guidatati dalla passione, perché altro non c’era.
Abbiamo seguito “mani pulite” a modo nostro. Noi che eravamo alla periferia dell’impero dell’informazione, siamo partiti dai sobborghi. Andavamo in moto, con il mio 125 cc, tu dietro ed eri bravissimo, da motociclista, a bilanciare i pesi. Andavamo a suonare ai campanelli delle persone che si trovavano agli arresti domiciliari per rubare una battuta. Una volta hanno aperto il cancello, noi eravamo felici, potevamo fare l’intervista della settimana. Invece ci hanno scatenato contro due cani da guardia. Non ci siamo dati per vinti: ancora con il fiatone abbiamo intervistato i vicini di casa.
Poi ci siamo persi di vista e ritrovati tante volte. Mi avevi chiamato tu per collaborare al “Benzinaio Europeo” dove lavoravi come se fosse stato il Corrierone, con grande dedizione, con una cura che molti non sanno cos’è.
Poi ti ho chiamato io per collaborare con Newton, hai scritto un pezzo memorabile sull’apnea paragonando le capacità dell’uomo a quelle di un Capodoglio.
Fino a quando ho intrapreso la mia avventura a Digitalic e ti ho chiamato per proporti di seguire con me questo nuovo progetto. Ad oggi mi chiedo come sarebbe stato lavorare insieme e credo che avrebbe potuto essere diverso Marcello… per entrambi.
Ha scritto Mattia Losi
“[…]In fondo Marcello non è mai stato un giornalista, era un poeta. Capace di trasmettere con la forza delle parole i suoi sentimenti più intimi, le sue emozioni, il suo desiderio di combattere sempre, e senza egoismo, per qualcosa di più giusto e di migliore. Non riesco a credere che abbia combattuto l’ultima battaglia. Non riesco a credere di non aver saputo essere al suo fianco. Non riesco a credere di non potergli dire quanto gli ho voluto bene. Ovunque tu sia, Marcello, ti abbraccio forte”.
Franco Abruzzo, ex presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia:
“Caro Marcello, con te ho perso uno dei miei migliori amici. Sei stato un amico vero, leale, sincero. Un fratello minore. Mi rimprovero di non aver colto i segni della tragedia. Sono sconvolto. Come diceva il nostro maestro Gianni Brera, la terra ti sia lieve”.
Continua a guardarci da quelle tue profondità, trova la pace Marcello, quello che noi qui forse non abbiamo saputo darti.
Il tuo amico Francesco
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