Twitter chiude Vine, addio al microsocial dei video

Twitter chiude Vine, l’app mobile verrà smantellata nei prossimi mesi, ma non è ancora stato dichiarato quanti dei dipendenti di Vine verranno licenziati e quanti invece saranno mantenuti nell’organico.
Non verranno eliminati i contenuti creati con Vine e già caricati sulla piattaforma, almeno per adesso. “Diamo valore a voi e ai vostri video Vine e vogliamo comportarci al meglio” ha fatto sapere la compagnia in un post sul proprio blog “Avrete ancora la possibilità di accedere e scaricare i vostri Vine. Manterremo il sito on line perché riteniamo che sia important di essere ancora in grado di guardare i contenuti Vine già creati e condivisi”.

Twitter ha acquistato Vine prima ancora del lancio ufficiale, nel 2012. L’app è stata lanciata nel 2013 e i video da 6 secondi hanno preso piede immediatamente, specialmente negli highlight sportivi, negli effetti speciali e nell’intrattenimento divertente. Sono nate anche numerosissime Vine Star che sono diventate popolari cantando sulla base dei pezzi dei loro idoli.
Vine non è mai riuscita a soddisfare le aspettative che Twitter aveva riposto nel progetto, i co-fondatori hanno lasciato gradualmente e Twitter ha stabilito che non ne valesse la pena di investire in modo sostanzioso ulteriormente.

La chiusura di Vine arriva nel momento in cui Twitter sta cercando di riformare radicalmente il proprio obiettivo primario: acquisire nuovi intenti e far crescere i profitti. La compagnia ha annunciato che taglierà il 9% della propria forza lavoro, circa 350 persone, nel tentativo di portare avanti un percorso sostenibile. Il tentativo di vendere la società è fallito miseramente, perché nessun investitore era pronto ad accettare la richiesta di prezzo stabilito dalla società.


Twitter chiude Vine, addio al microsocial dei video - Ultima modifica: 2016-10-29T12:04:23+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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