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Attentati a Parigi: ecco cosa stanno facendo le aziende hi-tech

Durante e dopo gli attentanti di Parigi la tecnologia ha mostrato di essere uno strumento indispensabile per comunicare, per raccontare, ma anche per far arrivare concretamente la propria disponibilità.
Nei minuti immediatamente successivi agli attacchi si è diffuso l’hashtag #PorteOuverte

con cui le famiglie segnalavano la disponibilità ad accogliere nella propria casa le persone in fuga dalle sparatorie: offrivano un rifugio.
Anche le grandi aziende dell’hi-tech sono intervenute, mettendo a disposizione la propria tecnologia e aiutare, per quanto possibile.

 

Facebook
Facebook ha attivato il suo Security-Check, sperimentato per la prima volta con il terremoto del Nepal.
Si tratta di un sistema che, in corrispondenza di catastrofi naturali, verifica dove una persona ha comunicato di risiedere o dove ha fatto gli ultimi check-in. Se ci si trova, secondo i dati in possesso di Facebook, nella zona colpita si riceve un messaggio da Facebook in cui viene chiesto se si vuole comunicare agli amici che si sta bene. Tutti poi possono usare il Security-Check per verificare se qualcuno dei propri contatti si trova a Parigi, con questo link. 4 milioni di persone lo hanno usato per comunicare di essere in salvo e 360 milioni di persone hanno ricevuto una notifica che i loro contatti a Parigi sono al sicuro. Ma non sono mancate le polemiche. Perché, hanno chiesto in molti, è stato attivato per i fatti di Parigi e non per l’attentato a Beirut? Questa è la risposta di Mark Zuckerberg: “Molte persone ci hanno chiesto giustamente perché abbiamo attivato Security-Check per Parigi e non per i bombardamenti a Beirut o in altri luoghi. Fino all’altro giorno la nostra politica è stata di utilizzare Security-Check solo per le calamità naturali. Da oggi abbiamo deciso di cambiare e attiveremo Security-Check per altri eventi drammatici che colpiscono l’umanità. Qui trovate maggiori dettagli su Security-Check e sulla nostra politica di sviluppo dello strumento. Grazie a tutti coloro che ci hanno contattati con le proprie domande e i propri dubbi. Avete ragione, ci sono molti altri conflitti importanti del mondo. Ci prendiamo cura di tutte le persone allo stesso modo, e lavoreremo duramente per aiutare le persone che soffrono in molte di queste situazioni, come possiamo”

Google
Google ha voluto agevolare la comunicazione con le persone che sono in Francia e il resto del mondo. Poco dopo gli attentati ha reso gratuite tutte le chiamate internazionali per la Francia attraverso il proprio servizio Hangouts https://hangouts.google.com/. In questo modo ha reso più semplice raggiungere chiunque, il servizio permette infatti di effettuare chiamate anche sui comuni telefoni di rete fissa, consentendo di telefonare gratuitamente a chiunque, anche chi non è dotato di uno smartphone connesso a Internet.

Twitter
Twitter ha immediatamente attivato il suo tool “Moments” con una sezione dedicata agli attacchi di Parigi. In questo modo è stato possibile seguire in diretta tutto l’evolversi della drammatica situazione con un’immediatezza superiore anche a quella dei grandi network TV e leggere così le testimonianze dirette delle persone coinvolte. La sezione speciale di Twitter dedicata a Parigi è consultabile qui: https://twitter.com/i/moments/665275299068813312

Banjo
Banjo è una app molto utilizzata per seguire gli eventi: raccoglie le foto e i video delle persone che si trovano a concerti, partite di calcio, fiere, mostre ed è uno strumento unico quando si tratta di eventi tragici come questo. Subito dopo le esplosioni era già disponibile una sezione dedicata agli attentati con le foto delle persone che si trovavano lì in quei momenti. Qui il resoconto raccolto da Banjo sui fatti di Parigi.
Qui la App: https://itunes.apple.com/us/app/ban-jo/id417076117

 


Attentati a Parigi: ecco cosa stanno facendo le aziende hi-tech - Ultima modifica: 2015-11-14T13:17:21+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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