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ChatGPT nella sanità: l’Ai risponde meglio dei dottori?

L’utilizzo di ChatGPT nella sanità apre nuove possibilità per medici e pazienti, ma la tecnologia con intelligenza artificiale ha ancora molti dettagli da migliorare secondo gli esperti. I chatbot con Ai capaci di dialogare con gli utenti si stanno rivelando utili per ospedali e istituti medici, ma esiste il rischio di diagnosi errate, problemi di privacy dei dati personali e pregiudizi nel processo decisionale da parte degli assistenti virtuali. Eppure, una nuova ricerca scientifica suggerisce che i medici potrebbero avere qualcosa da imparare dai chatbot per quanto riguarda la comunicazione con i pazienti.

 

Meeting of the Team of Medical Scientists in the Brain Research Laboratory. Neurologists / Neuroscientists Having

ChatGPT nella sanità: lo studio in California

Per una ricerca realizzata dall’università di San Diego, un gruppo di professionisti del settore della sanità ha valutato le risposte di ChatGPT a circa 200 diverse domande mediche poste in un forum pubblico online, fra cui richieste di chiarimento su diagnosi o necessità di cure, nonché informazioni su esami e analisi. Secondo lo studio, le risposte di ChatGPT sono state preferite a quelle dei medici e valutate significativamente più alte sia per la qualità sia per l’empatia. Più di un quarto delle risposte dei medici è stato considerato di qualità meno che accettabile, rispetto a meno del 3% di quelle di ChatGPT. Al contrario, quasi la metà delle risposte di ChatGPT è stata considerata empatica (45%) rispetto a meno del 5% di quelle dei medici. Insomma, il chatbot di OpenAI sa trattare i pazienti con cura e dedizione e spesso riesce ad essere maggiormente cortese e affidabile degli esseri umani.

ChatGPT per i medici

Un’altra ricerca pubblicata di recente ha messo a confronto delle istruzioni per l’assistenza post-operatoria per otto comuni interventi pediatrici fornite da ChatGPT, Google e i medici della Stanford University. Le risposte sono state analizzate sulla base di una scala standardizzata di comprensibilità, praticità e specificità. Nel complesso, le istruzioni fornite direttamente dall’istituto medico hanno ricevuto i punteggi più alti. ChatGPT e Google si sono equivalsi in termini di comprensibilità, ottenendo entrambi un punteggio superiore all’80%. Mentre ChatGPT ha ottenuto un buon punteggio per quanto riguarda le descrizioni tecniche (73%), le risposte di Google sono state valutate meglio (83%). Anche se ChatGPT non ha superato le altre risorse, i ricercatori affermano che ha comunque un valore e alcuni vantaggi, tra cui la possibilità di personalizzare le risposte in base ai diversi livelli di alfabetizzazione dei pazienti.

Healthcare e intelligenza artificiale

“ChatGPT fornisce risposte dirette, spesso ben scritte, dettagliate e in formato chiaro che consentono ai pazienti di accedere a informazioni immediate nell’attesa di raggiungere un medico”, hanno scritto i ricercatori. Per questi motivi, ChatGPT nell’healthcare è più indicato come supporto per i medici che come guida per i pazienti. È meglio utilizzarlo prima dell’incontro con il dottore, ovvero in situazioni a basso rischio per il paziente. “Ho una visione molto ottimistica dell’Ai nella medicina, ma tutto si basa sull’operare all’interno dei confini della verità”, ha affermato un ricercatore. ChatGPT, infatti, a volte scrive risposte plausibili ma non corrette o insensate; il potenziale di diagnosi errata è solo uno degli inconvenienti dell’uso dei chatbot in ambito sanitario. Inoltre, ChatGPT è addestrato su grandi quantità di dati prodotti dagli esseri umani, il che significa che possono esserci dei pregiudizi. Al momento, perciò, l’utilizzo degli assistenti virtuali per i medici si limita all’accoglienza e al primo contatto con i pazienti, ma sicuramente i nuovi sviluppi della tecnologia aumenteranno le possibilità dell’Ai per la medicina.

 


ChatGPT nella sanità: l’Ai risponde meglio dei dottori? - Ultima modifica: 2023-05-07T15:25:29+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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