Una new entry nel mondo dell’IoT, si tratta della nuova “Hello Barbie”. Ma fate attenzione, è potenzialmente pericolosa per la privacy. La bionda più famosa al mondo ha perso la sua aria da svampita ed è diventata intelligente, per molti anche troppo. L’ultimo modello di Barbie segue, come sempre, le mode del momento e si è connessa anche lei ad Internet. Infatti “Hello Barbie” è dotata di computer chip, microfono, altoparlante ed è abilitata per il collegamento Wi-Fi. Insomma un Internet of Toys.
Ma cosa ha fatto sollevare il vespaio di polemiche? Il modo in cui la bambola funziona e interagisce con i suoi utenti, i bambini. Quando si preme il bottone posto sulla cintura, la Barbie fa una domanda e registra la risposta del bambino; il messaggio crittografato viene inviato via Internet ed registrato dal software di riconoscimento vocale di ToyTalk, uno dei partner tecnologici di Mattel. A questo punto il software elabora la risposta e la invia alla Barbie che replica al bambino in base a una delle possibilità precaricate nella bambola.
Dopo la violazione dei sistemi del produttore di giocattoli per bambini VTech , il grande interrogativo sulla privacy dei bambini, che spesso affidano i loro segreti (e forse anche quelli di casa) al loro giocattolo preferito, si allarga anche alla divina Barbie. Ora questi “dati-segreti” possono viaggiare su internet ed essere attaccabili dagli hacker per violare la privacy familiare attraverso l’ingenuità dei bambini.
Recentemente, il ricercatore di sicurezza Matt Jakubowski è stato in grado di estrarre il nome della rete Wi-Fi, l’indirizzo MAC interna, l’ID account e i file MP3 da una bambola Hello Barbie. Questo è sufficiente per ottenere l’accesso all’account di Hello Barbie e di una rete domestica – compromettendo anche la sicurezza di ogni famiglia di un bambino che possiede la bambola.
Una volta non si dovevano accettare caramelle dagli sconosciuti, ora, che neppure le Barbie riescono a mantenere i segreti, bisognerà stare attenti anche alle bambole ricevute da Babbo Natale.
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