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Scrittura creativa. Si può stimolare?

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C’è chi il momento “Eureka!” ce l’ha inscritto nel DNA; chi, invece, per stimolare il pensiero laterale deve scendere giù, rovistare, risalire a gran fatica sulle scogliere di un foglio bianco. In questo articolo, qualche riflessione e dei consigli di lettura per allenare la propria penna (creativa).

di Valentina Falcinelli*

Nel maggio del 2008, Tim Brown, Ceo e presidente di Ideo, tenne un Ted sulla creatività. Parlò di un ricercatore, tale Bob McKim, che negli anni ’60/’70 si divertiva a proporre ai suoi studenti universitari un piccolo e semplice esercizio: disegnare la persona che gli sedeva accanto nel minor tempo possibile.
Durante il suo Ted, Brown fece fare la stessa cosa ai presenti: in 30 secondi questi dovettero disegnare il proprio vicino.
Risultato? Tante risate, tanto imbarazzo. Lo speaker dimostrò che gli adulti tendono ad avere paura del giudizio degli altri.
Possono, possiamo avere anche l’idea del secolo, ma siamo inclini a non condividerla con altri per timore di un giudizio negativo.
I bambini, invece, non hanno paura: mostrano con una punta di orgoglio il loro disegno, la loro idea, a chiunque voglia vedere, sapere, conoscere.
Crescendo, in sostanza, smettiamo di essere creativi e liberi. Perché?
Secondo Brown, questo succede perché non siamo più aperti alle varie possibilità. Per noi un foglio di carta d’alluminio è, be’, solo un foglio di carta d’alluminio.
Di fronte a un foglio di carta d’alluminio, i bambini si chiedono “cos’è?”, se non lo hanno mai visto prima e, subito dopo, “cosa posso farci?”.
Per loro è tutto un gioco d’esplorazione.
Per gli adulti, invece, un continuo tirare il freno a mano. Qual è la soluzione per tornare a lavorare con la fantasia?
Per Brown ce ne sono tante, e una di queste è giocare.

Gioco e creatività
Stiamo venendo al nocciolo della questione. Il gioco può davvero rappresentare un modo per stimolare la creatività, anche quando si parla di scrittura.
Le parole sono come la plastilina: puoi modellarle, dar loro una forma divertente, giocarci un po’.
Peccato che di giocare, come ha detto anche Tim Brown nel suo Ted, noi adulti ne abbiamo tutti un po’ paura.
Io ho scoperto una cosa, una cosa che voglio raccontarti. Una cosa che mi ha aiutata parecchio a “sciogliere la penna”.
Quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del copywriting ero decisamente ingessata.
Venivo dall’editoria; ero tutta regole e occhio di falco e poco brio e pensiero laterale. All’inizio non ero affatto clemente con me stessa.
Scrivevo e mi autocensuravo di continuo. Mi giudicavo ogni tre per due e, puntualmente, finivo in vicoli ciechi.
E per chi si occupa di scrittura, un vicolo cieco corrisponde a un foglio bianco, a zero idee, a zero ispirazione.
Poi, un giorno, ho capito. Ho capito che dovevo smettere di fermarmi. Di giudicarmi. Di censurarmi. Ho imparato a lasciar andare. La penna, le idee, la paura, le opinioni che formavo su me stessa a mano a mano che le parole confluivano, ora su carta ora su monitor.
Ho imparato a prendermi meno sul serio. Ho imparato a giocare. Parliamo del gioco. Di come giocare con le parole. Di come sbloccarsi. Umberto Eco (Rip), nel tautogramma Povero Pinocchio, con le parole ci ha giocato. E pure un bel po’.
“Un tautogramma è un componimento nel quale tutte le parole hanno la stessa lettera iniziale” (fonte: Wikipedia). In Povero Pinocchio, Eco ha riscritto la storia del burattino usando solo ed esclusivamente parole che iniziano con la P.
E vogliamo parlare degli Esercizi di stile di Raymond Queneau, tradotti per Einaudi dal magistrale e già citato Eco? Gli Esercizi di stile sono 99 modi di raccontare una sola storia.
Novantanove espressioni narrative differenti dello stesso, identico, medesimo fatto. Se non l’hai ancora letto, rimedia. Subito.
E, per finire, un ultimo consiglio di lettura, anzi una vera e propria palestra per il cervello: Minuti scritti di Annamaria Testa. Si tratta di un campionario di esercizi di scrittura creativa per allenare le tue capacità scrittorie e far fare un po’ di sano stretching alle sinapsi.
“Dello scrivere mi sembra di aver capito una cosa”, scrive la Testa nella prefazione del suo libro, “si tratta sempre, a prescindere, di un’operazione creativa. Cioè incerta, faticosa, empirica, volta a mettere qualche ordine nel caos delle possibilità estraendone un nuovo artefatto verbale dotato di un senso condivisibile, magari di piacevolezza e di qualche utilità. L’altra cosa che mi sembra di aver capito è questa: c’è sempre più di un modo. La scrittura è il classico problema con infinite soluzioni, ognuna delle quali è suscettibile di infiniti miglioramenti”.
Per chiudere, lascia che ti dia qualche consiglio: sii clemente con te stesso; ama ciò che fai; non giudicarti; divertiti; gioca. Scrivi molto, sbaglia tanto. Affaticati e sorridi. Perché solo così – forse – anche la creatività ti sorriderà.


* CEO e copywriter dell’agenzia più magenta del web, Pennamontata, so scrivere senza guardare la tastiera, ma non so guardare la tastiera senza scrivere. Il copywriting per me è il pane e la creatività il companatico. Ogni tanto, però, mi nutro anche di pizza.


Scrittura creativa. Si può stimolare? - Ultima modifica: 2016-04-12T09:15:16+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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