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Sempre meno “tech companies” si quotano in borsa

Sempre meno aziende di tecnologia si quotano in borsa. Questo è quanto emerso da una recente indagine realizzata da Dealogic che ha rilevato come nel 2015 negli Stati Uniti si siano quotate in borsa (IPO, Initial Public Offering) solo 28 aziende che trattano di tecnologia. Se confrontiamo il dato con gli anni precedenti, 62 nel 2014 e 48 nel 2013, si nota un netto calo riportando il dato al livello della crisi finanziaria americana del 2008-09. Questo segno negativo delle “tech companies” segnala come gli unicorni preferiscano rimanere nella sfera del privato e soprattutto come il vuoto lasciato nelle IPO 2015 sia stato riempito da aziende di Biotecnologie.
Inoltre non solo il calo di nuove aziende quotate è calato, ma anche il loro andamento è stato deludente. Molte delle società quotatesi quest’anno stanno vendendo a prezzi inferiori rispetto al valore iniziale, tra cui anche Etsy, in caduta al 41%. Anche Box e Square nella loro discesa pubblica sono calate rispetto al valore dell’ultimo periodo in cui non erano quotate. Sicuramente un indice che tutti gli operatori terranno da conto per capire in quale direzione si muoverà negli anni futuri il mercato.
Le società con fondamenta più forti, come Atlassian, sono comunque riuscite nel loro intento: Fitbit che dalla sua quotazione in giugno ha raggiunto il 56% e GoDaddy che è salita fino al 68%. Ma la prima, con 2,8 miliardi di dollari raccolti, è First Data. In totale il mondo delle nuove aziende in ambito tecnologico quotate nel 2015 hanno totalizzato un volume di 9,4 miliardi di dollari.
Dunque il 2015 delle aziende IPO negli States sembra essere un anno di passaggio che comunque dovrebbe lasciare il posto a un 2016 con numeri migliori, anche se probabilmente bisognerà aspettare il 2017 come anno di rilancio delle aziende della tecnologia nel club degli unicorni.


Sempre meno “tech companies” si quotano in borsa - Ultima modifica: 2015-12-15T09:00:34+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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