Carriere STEM: come attrarre talenti femminili

La diversità di genere aumenta l’innovazione, la redditività e la produttività di un’azienda: questo è un dato ormai assodato, dimostrato da molte ricerche, tra le quali uno studio di McKinsey del 2015 secondo cui un team diversificato a livello manageriale ha il 21% in più di probabilità di aumentare la propria redditività rispetto al rendimento medio. Un’analisi di Accenture del 2019 evidenzia che le aziende con una “cultura di parità” raggiungono livelli di innovazione sei volte superiori. Ciononostante, gli investimenti destinati ad attrarre le donne verso i settori STEM non hanno ancora sortito i loro effetti e la disparità si fa ancora sentire.

Le Nazioni Unite osservano sorprendenti divari nel gender gap tra Paesi

Per capire meglio le difficoltà delle donne in settori professionali STEM, è utile ripartire dallo studio delle Nazioni Unite condotto su studentesse di scienze, ingegneria e matematica di 120 paesi: se il numero di iscrizioni delle donne in corsi STEM è in generale aumento, alcuni dati meritano di essere approfonditi. Il gender gap varia enormemente da paese a paese e spesso non come ci si potrebbe aspettare. Nei corsi di ingegneria, ad esempio, c’è una percentuale più alta di donne in Brasile, Algeria e Tunisia rispetto a quella di Stati Uniti e Germania. Una volta completati gli studi, poi, la maggior parte delle ragazze (il 74%, una percentuale tre volte quella dei ragazzi) si aspettano di essere impiegate nel settore sanitario, mentre quelle che pensano di lavorare come professioniste nel campo scientifico e ingegneristico sono meno della metà dei colleghi maschi (22% contro il 48%); minima, solo il 2%, la fetta di ragazze che si aspetta di lavorare nel settore informatico (contro il 40% dei ragazzi).

Formazione e sviluppo professionale prima aspirazione delle donne

Per poter attrarre talenti nei settori meno ricercati dalle giovani donne è quindi fondamentale conoscerne le aspettative. Universum ha condotto una ricerca sulle aspirazioni di oltre 130.000 persone in cerca di impiego nei campi della scienza, tecnologia e ingegneria in 14 Paesi del mondo per far emergere gli attributi che i futuri datori di lavoro dovrebbero avere. Guardando alla classifica femminile, al primo posto, con il 45%, si collocano le opportunità di formazione e sviluppo professionale, che per i colleghi maschi invece sono al terzo posto con il 42%: in particolare il desiderio di opportunità di formazione e sviluppo è molto elevato in Brasile dove per quasi il 65% delle studentesse STEM è una priorità, mentre in Francia lo è solo per 1 studentessa su 3, e solo per 1 su 4 in Giappone. Al secondo troviamo l’aspettativa di alti guadagni futuri, importante per il 43% delle studentesse (percentuale che sale al 49% per i ragazzi che pongono questo obiettivo al primo posto), al pari della possibilità di avere un’occupazione sicura.

Le donne preferiscono aziende con alti standard etici

Non deve sorprendere il fatto che le donne apprezzino le aziende che supportano chiaramente la parità di genere: è un attributo scelto da 1 donna su 3, ma da 1 uomo su 10. Numerosi studi documentano infine che le donne cercano aziende con forti standard etici: secondo i risultati di Universum 1 donna su 4 è alla ricerca di aziende con alti standard etici, e 1 su 3 afferma che vuole lavorare per un’impresa che supporta una causa sociale (entrambe le percentuali sono più alte per le donne che per gli uomini).

Per quanto riguarda i settori favoriti, le società di software e di media digitali sono quelle maggiormente ricercate dalle donne (per l’Italia Digitalic ha  pubblicato la lista delle 15 donne più influenti nel digital); la seconda industria più popolare è l’ingegneria industriale e manifatturiera (in calo di 9 punti), seguita da quella aerospaziale e dalle società di costruzioni e ingegneria civile.


Carriere STEM: come attrarre talenti femminili - Ultima modifica: 2020-09-14T09:53:07+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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