Tutto ciò che scriviamo, che guardiamo, che progettiamo oggi è digitale: dai giornali alle fotografie, dai bilanci aziendali ai film, dai progetti di automobile ai manuali tecnici.
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Preservare e rendere disponibili alle generazioni future questa incredibile quantità di dati, questa inestimabile eredità fatta di numeri e anche di emozioni è forse la sfida più grande che il digitale si trova di fronte. Nel mondo completamente digitalizzato, il solo elemento che ancora non lo è, rimane l’unico per cui questo universo viene creato, cioè l’uomo.
Fino a quando le persone non saranno dei Cyborg con la possibilità di leggere direttamente memorie digitali, avremo sempre bisogno di strumenti che traducano l’immenso patrimonio di byte, le infinite catene di 0 e 1, che costituiscono il nostro sapere personale, familiare, aziendale e mondiale. Abbiamo bisogno di una “Stele di Rosetta” che, anche a distanza di migliaia di anni, permetta di leggere i formati digitali che stiamo oggi registrando, altrimenti tutto quello che abbiamo creato rischia di perdersi.
Anche in un futuro in cui saremo probabilmente dei Cyborg, come abbiamo immaginato nella copertina di questo numero, la nostra memoria andrà continuamente aggiornata, un upgrade costante, che sia sempre compatibile con le versioni precedenti. Non è una preoccupazione di oggi, non è qualcosa a cui le aziende si domandano, ma è la vera sfida degli anni futuri.
E non riguarda solo il sapere scolastico, coinvolge profondamente anche le imprese: oggi si possono esaminare i documenti, i numeri, le statistiche generate dalle imprese 100 o 150 anni fa; sarà lo stesso tra altri 150 anni?
Il valore di un’impresa si misura nei dati e non in quelli che possiede, ma in quelli che riesce ad utilizzare.
Quindi pensate al futuro dei vostri dati da oggi, scegliete le tecnologie che più garantiscono la leggibilità, l’interoperabilità, l’integrazione e non dimenticate di aggiornarle continuamente. Questo numero vi mostra molti spunti su come fare.
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