Come si suol dire è scoppiato il bubbone. Dei giornali gratis su Telegram pochi giri di parole, era noto da mesi. L’app di messaggistica ospita decine di gruppi in cui è possibile leggere gratuitamente, o pagando pochi euro al mese, riviste e quotidiani piratati. I prodotti editoriali arrivano in sostanza direttamente sul telefono dell’utente in formato pdf. Cosicché non si è costretto ad abbonarsi o acquistare un giornale online per poterlo leggere. Con il proliferarsi della situazione pandemica da COVID-19 e la conseguente quarantena la viralizzazione di questo sistema è aumentata a sproposito.
I canali Telegram monitorati, da un’analisi condotta dagli uffici della Fieg (Federazione degli editori), sono una decina. Sono completamente dedicati alla diffusione illecita di riviste e testate giornalistiche di diverso tipo. Gli utenti iscritti a tali gruppi sono circa 580mila, con un aumento del 46% negli ultimi tre mesi e un incremento dell’88% delle testate diffuse illecitamente.
La diffusione illecita di testate giornalistiche a danno degli editori e dei professionisti del settore non è passata sottotraccia e viene chiesto ad Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma durante la pandemia da coronavirus.
La FIEG ha elaborato una stima delle perdite che si aggira intorno ai 670 mila euro al giorno, che corrispondono a 250 milioni di euro all’anno.
“La Federazione degli Editori di Giornali ha chiesto ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto”: è quanto scrive in una nota il Presidente Andrea Riffeser Monti.
Il comunicato conclude dicendo che tutti i professionisti sono “impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito”.
Proseguono insomma i guai per Telegram. Di questi giorni la denuncia del suo utilizzo per evitare posti di blocco delle forze dell’ordine durante il periodo di contenimento da coronavirus. E già nel 2019 le copie delle riviste più famose circolavano indisturbate sull’app di messaggistica. La Polizia Postale aveva aperto delle indagini e gli utenti erano stati puniti con multe salate. Erano 10mila le persone colte in flagrante e che rischiavano salate multe.
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