Hardware & Software

OpenAI acquisisce io, la startup di Jony Ive, arriva l’hardware AI

OpenAI ha annunciato l’acquisizione di “io“, la startup fondata da Jony Ive (storico designer di Apple) per 6,5 miliardi di dollari ed è forse la notizia più importante degli ultimi anni per il futuro della tecnologia. L’accordo prevede che LoveFrom, lo studio di design di Ive, rimanga indipendente ma assuma la responsabilità creativa e progettuale per tutti i prodotti OpenAI, sia hardware che software. L’accordo prevede che OpenAI paghi 5 miliardi di dollari in azioni per l’acquisizione di io, mentre la parte restante dei 6,5 miliardi proviene da una partnership avviata nel quarto trimestre dello scorso anno, che ha portato OpenAI ad acquisire il 23% di io.

OpenAI acquisisce io, la startup fondata da Jony Ive

Il team di io, composto da circa 55 ingegneri e designer, si unirà a OpenAI per sviluppare una nuova generazione di dispositivi AI. Secondo quanto riportato, il primo prodotto sarà un dispositivo tascabile, privo di schermo, consapevole del contesto e progettato per affiancare smartphone e laptop, non per sostituirli. Ora, insomma, c’è un tocco di Steve Jobs in OpenAI.

La miliardaria e filantropa Laurene Powell Jobs (moglie di Steve Jobs) aveva sostenuto “io” tramite la sua società, Emerson Collective. Steve, e no non stupisce dato che Steve Jobs , era solito chiamare Ive il suo “compagno spirituale”.

Cosa fa il team “io” acquisto da OpenAI

OpenAI ha annunciato che il team di “io” sarà “focalizzato sullo sviluppo di prodotti che ispirano, potenziano e abilitano” e collaborerà con i team di “ricerca, ingegneria e prodotto a San Francisco”. Il primo dispositivo già esiste, Sam Altman lo ha usato per un anno, e dice che come avere un’intelligenza magica al tuo fianco, cambia il modo di usare la tecnologia. Altmana fa l’esempio della serie di gesti che facciamo quando vogliamo sapere cosa è successo nel mondo: tirare fuore il pc, collegarsi cercare, leggere. Con il nuovo dispositivo io tutto questo non sarà necessario.

Il celebre designer britannico ha trascorso oltre vent’anni in Apple, dove ha progettato molti dei prodotti iconici dell’azienda, tra cui iPhone, iPad, Mac, Apple Watch e iPod. Ha inoltre recentemente disegnato l’emblema ufficiale dell’incoronazione di Re Carlo III.

Ive ha lasciato Apple nel 2019 per co-fondare la società di design LoveFrom. Inizialmente, le due aziende — quella di Ive e la sua ex Apple — avevano deciso di collaborare, ma non è mai stato rilasciato alcun prodotto frutto di questa intesa e l’accordo di consulenza si è concluso nel 2022.

L’acquisizione più importante nella storia di OpenAI

L’acquisizione più importante nella storia di OpenAI consentirà all’azienda di creare una divisione dedicata allo sviluppo di dispositivi alimentati dall’intelligenza artificiale. Altman ha dichiarato: “Potremmo assistere a un cambiamento radicale nel significato stesso dell’uso della tecnologia.” Ive e Altman potrebbero dare vita non solo ad un dispositivo, ma ad una “nuova famiglia di prodotti” per l’era dell’intelligenza artificiale.

Altman ha poi assunto anche Caitlin “CK” Kalinowski, ex responsabile dell’iniziativa degli occhiali per la realtà aumentata Orion di Meta, per guidare gli sforzi di OpenAI nel campo della robotica e dell’hardware. Insomma OpenAI sta preparando un esercito per invadere il mondo dell’hardware.

La notizia dell’acquisizione arriva pochi giorni dopo la conferenza annuale per sviluppatori di Google, durante la quale l’azienda ha promesso un’esperienza di intelligenza artificiale migliorata. Anche Apple si prepara al suo evento per sviluppatori, previsto per il 9 giugno.

Cosa significa l’accordo Ive-Altman

In un momento in cui l’intelligenza artificiale sta riscrivendo i confini dell’industria e della vita quotidiana, l’accordo tra Sam Altman e Jony Ive non è soltanto una partnership: è una dichiarazione di intenti. È il punto in cui due traiettorie si intersecano — quella dell’innovazione algoritmica e quella del design come espressione umana — per immaginare qualcosa di radicalmente nuovo.

Da oltre due anni, Altman e Ive coltivano questa idea basandosi su valori comuni: l’innovazione come atto etico, la curiosità come motore del futuro, la centralità dell’essere umano in ogni esperienza tecnologica. Così nasce “io”, un progetto che non vuole costruire semplicemente nuovi oggetti, ma nuove relazioni con la tecnologia.

L’obiettivo non è creare un altro dispositivo, ma un’estensione naturale ed aumentata di noi stessi. Non una macchina da imparare a usare, ma uno strumento che sappia intuirci. Resta però la domanda che ogni rivoluzione si porta dietro: riuscirà davvero questa visione a colmare il divario tra complessità e semplicità, tra potenza e accessibilità? O resterà un sogno lucido in un mondo ancora troppo legato allo schermo?

 

Altman e Ive presentano io: la tecnologia diventa umana

Nel video qui sotto, Sam Altman e Jony Ive raccontano come io sia destinata a trasformare profondamente il nostro modo di interagire con la tecnologia.
Dai dispositivi alimentati da intelligenza artificiale capaci di anticipare i nostri bisogni, a una filosofia di design fondata su inclusività e creatività, io apre un nuovo capitolo nella relazione tra l’essere umano e la macchina.

Questa collaborazione fonde l’avanguardia tecnologica di Altman con l’eleganza intuitiva del design firmato Ive, dando vita a strumenti che non si limitano a funzionare: incantano, sorprendono, migliorano la nostra esperienza quotidiana.

E mentre io compie i suoi primi passi, si affaccia una domanda che è al tempo stesso tecnica e poetica:
è questo il momento in cui la tecnologia smette di essere un’interfaccia e diventa finalmente una presenza fluida, naturale, profondamente umana?

Ive-Altam, una partnership tra visionari

La nascita di io unisce due figure iconiche i cui talenti si completano in modo quasi simbiotico.
Sam Altman, alla guida di OpenAI, ha contribuito in modo decisivo all’evoluzione dell’intelligenza artificiale;
Jony Ive, storico artefice del design Apple, ha dato forma a dispositivi che hanno ridefinito non solo il mercato, ma la nostra cultura visiva e digitale.

Anche se Ive non entrerà formalmente a far parte di OpenAI, il suo studio, LoveFrom, sarà responsabile dell’intero linguaggio di design dei prodotti dell’azienda — sia software che hardware.
È una fusione strategica, che intreccia la leadership creativa con le frontiere più avanzate della ricerca AI, tutte radicate nel cuore innovativo di San Francisco.

Altman e Ive stanno ora costruendo un team selezionato di ingegneri, designer e pionieri per dar vita a un’inedita generazione di hardware e software alimentati dall’intelligenza artificiale.
Il loro obiettivo è chiaro: trasformare radicalmente il nostro rapporto con la tecnologia, rendendola meno oggetto e più alleata. Meno macchina, più estensione del nostro pensiero.

Ripensare il ruolo della tecnologia

Al cuore della sua visione, io nasce per ridefinire il rapporto tra intelligenza artificiale, tecnologia e quotidianità. Non si tratta solo di strumenti innovativi, ma di creare esperienze accessibili, potenti e al tempo stesso umane.

La semplicità, in questo contesto, non è una rinuncia: è un atto di forza. io punta a rendere la tecnologia non solo utilizzabile, ma liberante — uno strumento capace di valorizzare individui e comunità, esaltandone il potenziale creativo.

L’approccio è chiaro: accesso equo all’AI, affinché i suoi benefici non siano privilegio di pochi, ma risorsa per molti. Anche se io non ha ancora presentato un dispositivo sul mercato, sono già in fase di sviluppo i primi concept e prototipi. Altman e Ive mantengono il riserbo, fedeli a duna strategia che privilegia il design come processo di esplorazione, non come risposta affrettata.

Questa visione va ben oltre la comodità. È un’idea di futuro in cui l’intelligenza artificiale non sostituisce, ma amplifica.
Un futuro in cui la tecnologia non colonizza la nostra attenzione, ma ci restituisce tempo, energia, possibilità.

 

I dispositivi indossabili hanno fallito. Jony Ive e OpenAI riusciranno a cambiare le cose?

Per oltre un decennio, la Silicon Valley ha cercato di convincerci che il futuro sarebbe stato qualcosa da portare addosso: dispositivi invisibili, immersivi, integrati nella pelle della nostra quotidianità. Un sogno affascinante: computer che aumentano la realtà e ci trasformano in esseri aumentati, quasi-cyborg.

Ma la realtà si è rivelata meno elegante. Piuttosto che rivoluzioni, abbiamo assistito a una lunga sequenza di promesse disattese e prototipi costosi — o peggio, irrimediabilmente “sfigato”.

I Google Glass dovevano portare Internet direttamente davanti ai nostri occhi, ma sono diventati il simbolo dell’invasione della privacy e dell’imbarazzo sociale. Gli HoloLens di Microsoft hanno stupito nelle demo, ma sono rimasto confinati ai convegni. Anche il Galaxy Gear di Samsung, presentato nel 2013 con grande enfasi, è stato presto dimenticato.

Gli ultimi tentativi, quelli che promettevano una vera rivoluzione AI, hanno avuto un destino simile. L’AI Pin di Humane, un dispositivo da 700 dollari da agganciare al bavero della giacca per sostituire lo smartphone, è stato accolto da critiche feroci prima che l’azienda venisse acquisita e chiusa. Il Rabbit R1, un piccolo assistente arancione da 200 dollari, si è rivelato poco più che un registratore vocale camuffato da dispositivo AI.

Eppure, in mezzo a questo cimitero di ambizioni incompiute, Jony Ive ha detto: “questa volta sarà diverso”.

L’uomo che ha firmato l’iPhone, l’iPad, gli AirPods e l’unico smartwatch realmente adottato su scala mondiale — l’Apple Watch — torna ora in scena, non per aggiungere un altro gadget, ma per reinventare il concetto stesso di dispositivo.

 

Quando Jony Ive parla di hardware, il mondo ascolta

Se c’è qualcuno che può permettersi di esprimere giudizi severi sull’hardware è Jony Ive. L’ex capo del design di Apple è celebre per la sua radicale sincerità, soprattutto verso quei prodotti che non rispecchiano i suoi altissimi standard. È noto per aver guidato i suoi team attraverso cicli infiniti di revisione, fino a raggiungere quella che lui stesso definisce “una visione di perfezione”.

Per questo, quando Ive ha commentato i recenti esperimenti nel campo dei dispositivi indossabili con intelligenza artificiale, il suo giudizio è stato — come da copione — spietato:

«Erano prodotti molto scadenti», ha dichiarato a Bloomberg, riferendosi all’AI Pin di Humane e al Rabbit R1.
«È mancata una nuova modalità di pensiero espressa attraverso i prodotti.»

Un’osservazione dura, certo, ma che ha un peso specifico notevole perché Ive ha creato prodotti che hanno davvero rivoluzionato il modo di usare la tecnologia

Con gli AirPods, ha trasformato un gadget marginale in un business da quasi 20 miliardi di dollari. Con l’Apple Watch, dopo un debutto incerto, ha firmato lo smartwatch più venduto al mondo, spostando il focus dall’imitazione dell’iPhone alla cura del corpo, al tempo, alla notifica giusta al momento giusto.

Eppure, anche Apple — prima e dopo di lui — ha avuto difficoltà a spingersi oltre. Si parla da anni di un progetto di smart glasses, ma nessun risultato concreto ha ancora visto la luce. Segno che perfino i maestri dell’hardware trovano ardua la sfida degli wearable.

Il problema, infatti, non è la tecnologia. Il problema è il design, o meglio: la mancanza di una vera esperienza centrata sull’utente.
La maggior parte dei dispositivi indossabili sono stati concepiti come esercizi di miniaturizzazione, compressioni forzate di uno smartphone in un corpo più piccolo e spesso più scomodo.

Il risultato?
Gadget che fanno tante cose male, invece di fare poche cose bene.

Ed è proprio qui che Ive — e ora anche OpenAI — vogliono riscrivere le regole. Non si tratta più di miniaturizzare. Si tratta di ripensare, da zero, cosa vuol dire avere un dispositivo al proprio fianco o forse, addosso.

 

Un nuovo paradigma: il “terzo dispositivo”

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha descritto il progetto come “l’opportunità di fare la cosa più grande che abbiamo mai fatto come azienda”. L’obiettivo è creare un “compagno AI” che possa essere portato al collo o posizionato sulla scrivania, offrendo un’interazione più naturale e meno invasiva con la tecnologia.

Jony Ive ha espresso critiche verso i recenti dispositivi indossabili, definendoli “prodotti molto scadenti” e sottolineando la necessità di nuovi approcci nel design dei prodotti tecnologici.

 

Prospettive future e impatto sul mercato

Il dispositivo, la cui produzione di massa è prevista per il 2027, sarà assemblato al di fuori della Cina, con il Vietnam come possibile sede, per ridurre i rischi geopolitici. OpenAI prevede di distribuire fino a 100 milioni di unità, puntando a un’adozione più rapida rispetto a qualsiasi altro prodotto tecnologico precedente.

Con questa mossa, OpenAI entra nel settore dell’hardware AI, sfidando giganti come Apple e Google. L’acquisizione di io e la collaborazione con Jony Ive rappresentano un tentativo di creare una nuova categoria di dispositivi, capaci di offrire un’interazione più umana e intuitiva con l’intelligenza artificiale.

 


OpenAI acquisisce io, la startup di Jony Ive, arriva l’hardware AI - Ultima modifica: 2025-05-25T10:47:58+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

Recent Posts

Sim swap, la nuova frontiera del furto d’identità via smartphone

Il Sim Swap è un tattica in rapida crescita punta all’identità digitale degli utenti: come…

11 ore ago

L’AI che setaccia i social durante le catastrofi per guidare i soccorsi

L'intelligenza artificiale scansiona i social media mentre avvengono i disastri naturali per aiutare i primi…

11 ore ago

Cavorite X7 Horizon Aircraft: decollo verticale e volo orizzontale e ridefinisce il concetto di volo

Ilnuovo Cavorite X7 di Horizon Aircraft, è l'eVTOL ibrido-elettrico con innovativa tecnologia fan-in-wing, che unisce…

11 ore ago

Studentessa chiede 8.000$ di rimborso perché il prof ha usato ChatGPT

Una studentessa scopre che il suo professore usa l’IA per preparare le lezioni e chiede…

12 ore ago

Windows 10 end of support: la fine di un’era, l’inizio di un’opportunità

Il 14 ottobre 2025 termina il supporto a Windows 10. Un evento cruciale per la…

2 giorni ago

La nuova frontiera della sicurezza: Fortinet e la rivoluzionane gli endpoint

Fortinet ed Exclusive Networks guidano le aziende verso una protezione integrata, intelligente e adattiva, con…

3 giorni ago

Digitalic © MMedia Srl

Via Italia 50, 20900 Monza (MB) - C.F. e Partita IVA: 03339380135

Reg. Trib. Milano n. 409 del 21/7/2011 - ROC n. 21424 del 3/8/2011