Avreste mai pensato di poter interagire e parlare con chi non c’è più? Con una persona morta? Ebbene Microsoft vuole creare un software che riesca a simulare la personalità di un vero essere umano e consentire di parlare come fosse vivo. L’azienda di Redmond avrebbe quindi depositato un brevetto negli Stati Uniti per consentire ad un programma, un chatbot, di parlare come una persona vivente, copiando stili e schemi di comunicazione.
I chatbot sono software già utilizzati dalle aziende come risposta automatica e assistenza ai clienti. Il programma, che richiama scenari simili alla serie tv distopica Black Mirror, attingerebbe alle informazioni private, ai dati sociali, al materiale relativo ad una data persona accessibile tramite Pc, smartphone e social network. Il brevetto, se mai dunque venisse applicato, implicherebbe anche problemi di protezione di dati personali.
Per parlare con chi non c’è più secondo la descrizione del brevetto, implica: “in alcuni aspetti, è possibile accedere ai dati sociali (ad esempio, immagini, dati vocali, post sui social media, messaggi elettronici, lettere scritte, ecc.) Sulla persona specifica. I dati sociali possono essere utilizzati per creare o modificare un indice speciale nel tema della personalità specifica della persona stessa”.
E’ un’idea in qualche modo già messa in campo da Microsoft circa cinque anni fa quando ha lanciato Tay, un chatbot per Twitter che doveva simulare una teenager. Un esperimento di Intelligenza artificiale che aveva come obiettivo quello di avviare e sostenere conversazioni con i millennial. Ma l’esperimento è durato solo poche ore, un lasso di tempo in cui Tay ha imparato il razzismo, a inneggiare a Hitler e a fare avance agli interlocutori. A quel punto è stata spenta.
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