Google Gemini è la nuova intelligenza artificiale multimodale di Google, progettata per comprendere testo, immagini, voce e contesto in modo unificato. Lanciata ufficialmente durante il Google I/O 2025, Gemini è ora integrata in 15 tra i prodotti più usati al mondo: da Gmail a Google Docs, da Maps a Chrome, fino alla nuova Google Search.
Non si tratta solo di un assistente virtuale, ma di un sistema cognitivo distribuito che accompagna l’utente nel lavoro, nella scrittura, nella ricerca e nella vita digitale quotidiana.
“Gemini è il nostro sforzo più ambizioso per rendere l’intelligenza artificiale veramente utile, ovunque. Stiamo portando la comprensione multimodale al centro dell’esperienza utente”, ha dichiarato Sissie Hsiao, Vice President at Google and General Manager for Gemini experiences.
L’intelligenza artificiale, insomma, non è più confinata in una chat. È dentro gli strumenti che già usi, pronta a capire come comunichi, cosa stai facendo e cosa vuoi ottenere.
Durante il Google I/O 2025, il colosso di Mountain View ha acceso i riflettori su Gemini 2.5, il suo nuovo sistema di intelligenza artificiale multimodale, annunciando l’integrazione in ben 15 dei suoi prodotti di punta. Gmail, Docs, Maps, Foto, Chrome, Android, persino il motore di ricerca: ora parlano la stessa lingua dell’utente. Qualsiasi essa sia. Scritta, parlata, visiva.
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La chiave di Gemini è l’interconnessione tra diversi linguaggi dell’esperienza umana. È un modello multimodale: sa leggere un’email, riconoscere cosa c’è in una foto, comprendere il tono di una voce, analizzare una tabella in un foglio di calcolo e trarne sintesi. Tutto nello stesso flusso.
In Gmail, per esempio, Gemini suggerisce risposte complesse basandosi sul contenuto testuale e sugli allegati, anche se questi sono immagini o PDF. In Google Maps, analizza il tuo contesto e suggerisce percorsi non solo più brevi, ma più “giusti” per te: meno affollati, più panoramici, meglio illuminati. In Google Foto, può cercare “quella foto con Giulia e l’ombrellone blu al tramonto” e trovarla.
“L’utente non deve più adattarsi alla tecnologia. È la tecnologia che si adatta all’utente”, ha spiegato Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind. “Gemini è stato progettato per pensare come un essere umano, ma con capacità di elaborazione su scala planetaria”.
Gemini non è un prodotto. È una presenza. Invisibile, ma integrata. È l’assistente che finisce la tua frase in Google Docs, il copilota che crea una presentazione partendo da una mail, il compagno che in Android capisce che sei in ritardo e manda un messaggio al tuo prossimo appuntamento con il riepilogo della tua posizione.
Anche la Search cambia volto: con la “Gemini Search Experience” l’utente può porre domande complesse in linguaggio naturale e ottenere risposte composte da testo, immagini, link e persino video generati o suggeriti. È la ricerca come flusso, non più come lista.
Google spinge Gemini come il centro della nuova generazione di strumenti per la produttività. Ma c’è di più. C’è l’ambizione di creare un ecosistema cognitivo. Una piattaforma unificata che abbatta le barriere tra app e contesti.
“Stiamo costruendo un’intelligenza che può comprendere il mondo come fanno le persone, ma che agisce con la precisione di una macchina. Gemini è il cuore di questa visione”, ha detto Sundar Pichai, CEO di Alphabet.
Il risultato è un’AI che non risponde solo a comandi, ma comprende obiettivi. Che non si limita a generare contenuti, ma li collega, li valorizza, li mette al servizio di chi crea, lavora, esplora.
Ovviamente, un’intelligenza così pervasiva pone interrogativi. Etici, regolatori, persino esistenziali. Google ha assicurato che Gemini è progettato con i più alti standard di sicurezza, trasparenza e controllo. Ma il dibattito resta aperto: quanto siamo pronti a delegare a un’AI che ci capisce così profondamente?
Non è più una questione di potenza. È una questione di fiducia. Gemini, con la sua intelligenza diffusa, segna una svolta. Non solo per Google, ma per l’intera industria tecnologica. Perché per la prima volta, l’AI non è un luogo a parte. È in ogni luogo. In ogni gesto. In ogni parola.
C’è un momento in cui la tecnologia smette di essere “futuristica” e inizia a diventare quotidiana. Con Gemini, Google ha fatto proprio questo: ha preso l’intelligenza artificiale e l’ha integrata dove serve, quando serve. Silenziosamente, ma in modo dirompente.
Ecco una guida pratica per usare le 3 funzioni più innovative di Gemini, già disponibili nei prodotti Google che usi ogni giorno.
Gemini non legge solo le parole. Interpreta il contesto. Se ti arriva un’email con un file PDF, un’immagine o una richiesta implicita, lui lo capisce. E ti aiuta a rispondere in modo efficace, naturale, completo.
Come fare:
“Gemini lavora come un assistente che capisce anche il sottotesto. Sa cosa c’è nell’allegato e ti aiuta a rispondere meglio”, ha spiegato Sissie Hsiao
Con l’integrazione in Maps, Gemini trasforma la ricerca. Non si limita a trovare “un ristorante”: trova quello più adatto a te in quel momento. In base a orario, meteo, preferenze passate e persino il tuo tono di voce (se usi la ricerca vocale).
Come fare:
“Non suggeriamo più semplici destinazioni, ma esperienze rilevanti. Gemini capisce chi sei e cosa ti serve adesso”, ha detto Sundar Pichai.
La funzione “Gemini in Docs” è un vero copilota creativo. Puoi partire da una frase, una slide o un’immagine e Gemini crea contenuti coerenti. Oppure riassume 10 pagine in 5 righe chiare. È la sintesi, finalmente potenziata dall’intelligenza.
Come fare:
Extra tip: se stai preparando una presentazione, puoi chiedergli “crea una bozza per una slide su questo documento”.
“Con Gemini la produttività diventa creatività. Collegare idee tra testo, immagini e contesto è il nuovo standard”, ha affermato Demis Hassabis, CEO di DeepMind.
Non devi imparare a usare Gemini. È Gemini che impara da te. La sua forza non è solo nella potenza computazionale, ma nella delicatezza con cui entra nella tua giornata digitale e la semplifica.
È l’AI che non si vede, ma si sente. Nella risposta scritta al volo. Nell’indicazione che evita la folla. Nel documento che prende forma mentre stai ancora pensando.
Da maggio 2025, Gemini è disponibile anche in italiano e localizzato per il nostro mercato. Questo significa che possiamo interagire con il modello non solo in inglese, ma anche nella nostra lingua, con una comprensione sempre più accurata del contesto culturale, delle sfumature linguistiche e delle esigenze locali.
Gemini è già integrato in 15 prodotti Google, tra cui:
La versione gratuita di Gemini offre già moltissimo. Basta un account Google per iniziare a usarlo, senza costi aggiuntivi. Ecco alcune cose che puoi fare gratuitamente:
Per chi vuole di più, c’è la versione a pagamento inclusa nel pacchetto Google One AI Premium (circa 22€/mese), che sblocca il nuovo modello, con memoria a lungo termine, finestre contestuali ampliate e accesso prioritario a nuove funzioni.
È la domanda che si fanno tutti: meglio Gemini o ChatGPT?
La risposta dipende dall’uso. Gemini è più profondamente integrato nell’ecosistema Google, perfetto per chi lavora già con Gmail, Docs, Sheets e Android. È anche nativamente multimodale: capisce immagini, testo, voce, codice e dati, tutto insieme.
ChatGPT (soprattutto con GPT-4o) è ancora il punto di riferimento per la qualità testuale, la creatività e la flessibilità nelle risposte complesse, ma Gemini sta recuperando terreno, soprattutto grazie all’integrazione nei dispositivi mobili.
“Gemini non è un chatbot. È un’intelligenza pervasiva, che lavora in background per semplificare la vita digitale”, ha dichiarato Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind.
Per iniziare a usare Gemini ti basta:
Vuoi scrivere un’email più incisiva?
Apri Gmail, clicca su “Aiutami a scrivere” ✨.
Vuoi riassumere 5 pagine di testo?
In Google Docs, usa @Gemini e chiedi “Riassumi questo documento”.
Vuoi creare una presentazione partendo da una tabella?
Con Gemini integrato in Sheets, basta una domanda.
È un’AI che agisce nel contesto in cui ti trovi, non in una finestra separata.
Se preferisci non usare Gemini nei tuoi strumenti Google, puoi disattivare o limitare le funzionalità in pochi passaggi:
Puoi anche cancellare le conversazioni con Gemini o limitare l’uso dei dati per addestrare i modelli, andando su “Gestione attività” nel tuo account Google.
Gemini è il nome commerciale della nuova famiglia di modelli AI di Google, successore diretto di Bard e di Palm 2. È un modello multimodale nativo, il che significa che è stato progettato fin dall’inizio per gestire più tipi di dati insieme (testo, audio, immagini, codice, video).
Alcuni punti chiave:
La Gemini app è disponibile su Android (come app indipendente o integrata in Google Assistant) e in arrivo su iOS come parte dell’app Google.
Per installarla:
L’app consente di chattare con Gemini, usare la fotocamera per domande visuali, creare immagini, riassumere testi, generare codice e molto altro.
Fino a pochi mesi fa si parlava solo di Google Bard. Ma Bard è diventato Gemini. Non è stato semplicemente ribattezzato: è stato potenziato, ricostruito su una nuova architettura e reso parte di un ecosistema integrato.
Chi usava Bard oggi trova le stesse funzionalità (e molto di più) sotto l’interfaccia di Gemini. È il segno del cambio di passo di Google, che non vuole più proporre “un chatbot”, ma una vera AI personale, capace di agire trasversalmente in tutto l’universo Google.
Gemini non è più una promessa: è uno strumento, una piattaforma, un alleato invisibile che si muove tra le righe delle nostre email, nelle nostre ricerche, nei documenti che scriviamo. E in ogni gesto digitale.
Non bisogna chiedersi “che cosa può fare Gemini?”, ma: “cosa possiamo fare noi, adesso che Gemini c’è?”
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