Si impennano i casi di coronavirus e si impennano anche le quotazioni della criptovaluta Omicron. Per una strana casualità, infatti, la cripto ha il medesimo nome dell’ultima variante del coronavirus che preoccupa i virologi e i governanti di tutto il mondo, nonostante si sappia ancora ben poco di essa. Il fatto che la criptovaluta Omicron si chiami come la nuova variante di coronavirus centra in qualche modo col fatto che il suo tasso di crescita sia aumentato a dismisura in pochissimo tempo?
Quando un nome può cambiare un destino… Fino a poco tempo fa la criptovaluta Omicron era infatti una semi sconosciuta. Una cripto in un mare di altre cripto. Il cambio di rotta sarebbe arrivato nello scorso mese di novembre, quando le notizie sulla variante omonima del coronavirus erano sempre più pressanti. Da qui il balzo, nel giro di pochissime ore, a partire dalla giornata di sabato 27 novembre, da un prezzo di 70 dollari a quello di 400. Ma il rialzo non si è fermato qui perché è arrivato a toccare quota 600 dollari. In termini di percentuali, questa criptovaluta è stata in grado di crescere del +900% in sole 24 ore. Lo strano trend è poi proseguito: nelle ore successive le quotazioni sono scese a circa 200 dollari salvo poi risalire a 400. Un fenomeno probabilmente scatenato dalla corsa alle vendite speculative immediatamente successive all’acquisto.
Oltre al fatto che sia balzata agli onori delle cronache per l’omonimia con il coronavirus, non si sa molto di quella che, per l’appunto, era solo un’anonima criptovaluta fino a qualche giorno fa. Le poche informazioni che circolano affermerebbero che sia basata su Arbitrum, che avrebbe un cap massimo di un milione di $OMIC da minare e che al momento sarebbe disponibile solo su exchange SushiSwap. Secondo gli esperti, il caso della cripto Omicron sarebbe assai simile a quello di altre criptovalute che hanno visto una crescita esplosiva improvvisa (ad esempio $SQUID) e per molti si tratterebbe soltanto di una bolla. Secondo Bloomberg, ad esempio, il mercato delle criptomonete avrebbe già abbondantemente dimostrato di non essere in grado di generale vero valore.
immagine: Pixabay
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