Diritto alla Scienza, ancora da conquistare

Massimo Rossi, giornalista e Avvocato

L’Associazione Luca Coscioni ha organizzato lo scorso mese di febbraio, ad Addis Abeba, insieme all’Unione Africana, un Congresso dal titolo “Il Diritto a godere dei benefici della Scienza”.
Qualcuno si chiederà, perché in Africa? La risposta è una sola: perché no?
L’Africa è molto più avanti di come troppi ancora immaginano, forse indotti in errore dalle condizioni dei tanti che attraversano il mare sfidando il naufragio, tutti però provenienti dai paesi africani più poveri, meno democratici e quasi sempre, conseguentemente, territorio di guerre sanguinose.
Ma di questo parleremo magari un’altra volta.
Basti qui dire che Addis Abeba è non solo la capitale dell’Etiopia, ma anche la sede dell’Unione Africana, e che l’Etiopia è una Repubblica presieduta da una donna, il che la dice molto lunga, anche in termini di confronto con il livello delle pari opportunità raggiunto in altri paesi sulla carta più avanzati, magari come il nostro.

Il Diritto a godere dei benefici della Scienza

Torniamo però al Congresso, che ha contato 300 partecipanti provenienti da 35 paesi e relatori di altissimo livello, fra i quali il premio Nobel per la medicina Sir Richard John Roberts. Molti gli argomenti trattati, dalle cellule staminali agli organismi geneticamente modificati (OGM), dai diritti sessuali e riproduttivi alle tematiche legate a clima e inquinamento.
Sir Roberts ha affermato con forza che la prima medicina è il cibo, e quindi il cibo sicuro, che è anche il meno costoso e il meno inquinante.
Da qui le sue parole a favore della ricerca sui prodotti OGM, pronunciate significativamente sul suolo della più grande area di mercato libero del mondo.
Ma la bellezza del messaggio fortemente uscito da questo Congresso è legata alla spinta offerta all’impegno, non più eludibile, a far sì che la Scienza sia condivisa, che i risultati della ricerca scientifica vengano diffusi senza frontiere, che altrettanto privi di frontiere siano i ricercatori e che tutti i cittadini del mondo possano godere dei risultati della ricerca scientifica, e quindi dei benefici dalla stessa derivanti, attraverso il riconoscimento di un vero e proprio diritto umano fondamentale universalmente riconosciuto.

Diritto alla scienza e pandemia

La pandemia scoppiata poco dopo il Congresso costituisce la conferma della validità del messaggio. Solo la condivisione dei dati – anche attraverso un uso dell’intelligenza artificiale mirato a estrarre informazioni velocemente da masse di dati sempre più grandi – e la comunicazione universale dei risultati della ricerca scientifica può proteggere questo mondo globalizzato da simili aggressioni. E solo una condivisa attività di preservazione delle risorse naturali può prevenire certi fenomeni.
Sul piano politico è stato affermato che occorre ribadire la centralità della Scienza, ma anche della Competenza, risorse indispensabili per indirizzare il processo decisionale, non solo in epoca di Corona Virus.

Tagli alla ricerca scientifica

Un processo decisionale che deve trarre spunto anche dalla pubblica opinione, la quale, per essere in condizione di valutare, giudicare e indirizzare i propri rappresentanti deve essere informata e tenuta aggiornata con trasparenza di ogni frutto della ricerca scientifica. Le persone hanno quindi diritto di sapere per poter scegliere, nell’interesse proprio e della collettività.
Ma la ricerca scientifica, come il coronavirus insegna, va adeguatamente finanziata quando sembra che non serva, non solo in stato di emergenza. È questo un altro messaggio forte del Congresso di Addis Abeba che, tradotto in politica, significa basta tagli alla ricerca e alla medicina.

Di Massimo Rossi

 


Diritto alla Scienza, ancora da conquistare - Ultima modifica: 2020-07-03T08:34:27+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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