Con l’integrazione dell’AI nei motori di ricerca, Google e altri colossi del tech stanno ridisegnando il nostro modo di informarci. Anziché dover scorrere una lista di link, ora è possibile ottenere risposte dirette e sintetiche grazie a modelli linguistici avanzati come SearchGPT, che raccoglie informazioni rilevanti da varie fonti online per restituirle come un unico blocco di contenuto. Apparentemente, questa tecnologia promette di semplificare la vita degli utenti, eliminando la necessità di una navigazione prolungata tra le pagine web. Ma i limiti della sintesi AI si rivelano evidenti quando si tratta di argomenti complessi e dibattuti.
SearchGPT, sviluppato da OpenAI come estensione del tradizionale motore di ricerca, sfrutta l’intelligenza artificiale per rivoluzionare il modo di ottenere risposte online. Funziona analizzando enormi quantità di dati e selezionando le informazioni più rilevanti per comporre una sintesi, andando oltre il semplice elenco di link. Questo modello può essere particolarmente utile per chi cerca risposte rapide e dirette, che non richiedono un approfondimento dettagliato o un contesto complesso. Inoltre, rispetto ai classici algoritmi dei motori di ricerca, SearchGPT rappresenta un’evoluzione che mira a una maggiore comprensione semantica del linguaggio naturale, avvicinandosi a un’interazione più umana e fluida. Google e Microsoft vedono in SearchGPT una risposta all’esigenza di ridurre la complessità e il tempo di ricerca, ma la presenza di sintesi dirette e “risposte finali” solleva domande su come queste informazioni vengano selezionate e quanto siano attendibili.
Tra i vantaggi di questo nuovo approccio, l’intelligenza artificiale semplifica notevolmente la ricerca di informazioni. La sintesi con AI permette di risparmiare tempo, evitando agli utenti di dover navigare attraverso una moltitudine di siti e presentando le informazioni in modo rapido e conciso. Strumenti come SearchGPT sono progettati per gestire l’elaborazione di informazioni complesse e multilingue, adattandosi alle esigenze di un pubblico globale e variegato. Eppure i lati negativi non mancano. Gli strumenti di sintesi AI presentano diversi rischi di manipolazione dei contenuti e dei risultati. Le ricerche condotte dall’Università della California, Berkeley, hanno evidenziato come i modelli di linguaggio, inclusi quelli alla base di SearchGPT, tendano a privilegiare contenuti ricchi di parole chiave, che soddisfano una ricerca superficiale più che un’analisi accurata. Questo avviene perché le AI attuali danno più importanza alla presenza di specifici termini tecnici piuttosto che alla qualità complessiva del contenuto. Un altro rischio rilevante è la possibilità di “giocare” con l’algoritmo tramite pratiche di “generative engine optimisation” (GEO). Questa tecnica, simile all’ormai diffuso SEO (Search Engine Optimisation), sfrutta l’ottimizzazione dei contenuti per influenzare le risposte AI, permettendo che determinati siti e informazioni appaiano più frequentemente nelle sintesi dei motori di ricerca. Una sintesi AI menziona solo pochi siti di riferimento, lasciando nell’ombra molte fonti che, in una logica diversa, avrebbero potuto emergere. Questa centralizzazione del contenuto rischia di ridurre il traffico verso siti di nicchia o indipendenti, mentre la visibilità si concentra sui pochi fortunati che riescono a entrare nella risposta AI. Anche per i creatori di contenuti di qualità, che si basano su analisi rigorose e competenze specialistiche, questa nuova realtà rappresenta una sfida, poiché i loro lavori rischiano di rimanere fuori dal radar delle ricerche con AI, senza ottenere visibilità nemmeno nelle risposte più approfondite.
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