Nuova restrizione a Huawei: colpo basso di Trump sui semiconduttori

La guerra tecnologica e geopolitica tra Stati Uniti e Cina con al centro il colosso cinese Huawei prosegue senza tregua. Le motivazioni? Sono sempre le stesse. Gli Stati Uniti vedono in Huawei una minaccia per la sicurezza nazionale. E una nuova restrizione a Huawei arriva lato semiconduttori. Un altro colpo basso Trump lo mette a segno bloccando proprio la fornitura di semiconduttori prodotti con software Made in Usa. Nello specifico, con questi provvedimenti, i produttori stranieri che si affidano alla tecnologia e ai software statunitensi non potranno far affari con Huawei, senza la previa autorizzazione del Dipartimento del Commercio Usa.

Huawei sempre più nei guai

Questa nuova restrizione a Huawei influenzerà negativamente i processi produttivi in quanto i semiconduttori sono componenti fondamentali dei microprocessori. Al momento HiSilicon, la società sussidiaria che si occupa del design dei microchip, come il Kirin, affida principalmente la produzione dei semiconduttori a Tsmc, Taiwan Semiconductor Manifacturing. Quest’ultima, così come altre fonderie, si serve di macchinari e tecnologie statunitensi. In sostanza Trump è riuscito a isolare Huawei dalla sua principale fonte di approvvigionamento per quanto riguarda i microchip. Se Tsmc vorrà ancora stringere accordi con Huawei dovrà necessariamente ottenere una licenza da parte del Dipartimento del Commercio statunitense. Una concessione che non ci sarà, visto che il provvedimento è stato varato appositamente per avere un maggior controllo sulle esportazioni e, di conseguenza, colpire Huawei.

Ban commerciale esteso fino al 2021

Era di pochi giorni fa la notizia dell’ulteriore estensione del ban commerciale nei confronti di Huawei fino a maggio 2021. Cosa significava? Un altro anno per la società cinese senza le app e i servizi di Google sui nuovi dispositivi. Finora, tutti i device usciti sul mercato prima del 16 maggio 2019 sono stati supportati, ottenendo gli aggiornamenti necessari da Google. Lo stesso non si può dire per i restanti smartphone, rilasciati dopo il 16 maggio 2019, tra cui c’è anche il top di gamma, P40 Pro. Huawei non ha potuto stipulare nuovi contratti con Google e per questo è stata costretta a lanciarli senza i Google Mobile Services. Chi, invece, si ritrova tra le mani un dispositivo Huawei, con le app e i servizi di Google, deve continuare a sperare che il Dipartimento del Commercio statunitense prosegua nella sua concessione di licenze speciali.

La rabbia di Huawei

A fronte della nuova restrizione a Huawei la società di Shenzhen si è affidata a una nota stampa per commentare l’accaduto: “Huawei si oppone fermamente alle modifiche apportate dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti alla sua norma relativa ai prodotti diretti all’estero, che mira a colpire specificamente Huawei. ll governo degli Stati Uniti ha aggiunto Huawei all’Entity List il 16 maggio 2019 senza alcuna giustificazione. Da quel momento, e nonostante il fatto che una serie di componenti industriali e tecnologici essenziali non ci siano stati resi più disponibili, ci siamo impegnati a rispettare tutte le norme e i regolamenti del governo degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, abbiamo adempiuto ai nostri obblighi contrattuali nei confronti di clienti e fornitori, siamo sopravvissuti e andiamo avanti contro ogni previsione” – prosegue la nota della società – “Questa nuova normativa avrà un impatto per centinaia di miliardi di dollari sullo sviluppo, la manutenzione e le continue attività di rete che abbiamo implementato in oltre 170 Paesi. Avrà inoltre un impatto sui servizi di comunicazione per gli oltre 3 miliardi di persone che utilizzano prodotti e servizi Huawei in tutto il mondo. Per attaccare un’azienda leader di un altro Paese, il governo degli Stati Uniti ha intenzionalmente voltato le spalle agli interessi dei clienti e dei consumatori di Huawei


Nuova restrizione a Huawei: colpo basso di Trump sui semiconduttori - Ultima modifica: 2020-05-19T13:00:16+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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