Lo smart working è la soluzione alla pandemia COVID-19, soprattutto negli USA. E se ad imporlo ai propri dipendenti sono due colossi come Google e Microsoft il messaggio è chiaro. Niente rischi e si lavora da casa. Mentre in Italia e in altri paesi si ritorna faticosamente alla normalità pre-pandemia, il coronavirus continua a proliferare incontrollato negli Stati Uniti. Un disastro per le aziende hi-tech come Google, che non ha caso ha deciso di estendere la modalità di lavoro a distanza all’intera “popolazione” dei suoi dipendenti. I circa 200.000 dipendenti diretti e contractor agiranno in modalità di smart working fino all’estate del 2021. Una decisione presa la scorsa settimana, e in seguito comunicata internamente a tutti gli interessati.
Il costante e vertiginoso incremento di casi e decessi per coronavirus negli USA ha messo le aziende hi-tech con le spalle al muro. La Silicon Valley e l’intera economia americana dovranno fare i conti con il problema, Ed era altamente probabile che l’esempio di Google venisse seguito da altri colossi fuori e dentro il mercato tecnologico.
Così a ruota Microsoft ha deciso di seguire Google sulla strada dello smart working globale, una scelta evidentemente dettata dal perdurare della pandemia. Il ritorno in ufficio è programmato per l’inizio del 2021, salvo nuovi rinvii. Al momento Microsoft impone il lavoro da casa a tutti i suoi dipendenti sparsi in giro per il mondo. Il documento ha già pianificato quello che, nella migliore delle ipotesi, sarà un ritorno graduale alla normalità nel corso dei prossimi mesi.
Il piano di Microsoft prevede una successione di sei fasi differenti. Nella prima fase, gli uffici di Redmond sono chiusi. Nella seconda fase, quella presumibilmente in essere al momento, il lavoro da casa è obbligatorio. Nella terza fase lo smart working sarà “fortemente incoraggiato”, nella quarta ci sarà una riapertura “soft”, nella quinta gli uffici riapriranno “con restrizioni”. Nella sesta fase, infine, si dovrebbe tornare al lavoro come prima. Microsoft avrebbe indicato il 19 gennaio 2021 come l’avvio della fase 6 negli Stati Uniti, con il ritorno alla normale operatività nel paese ora più colpito dal COVID-19.
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