Coronavirus

Immuni: ufficiale l’app per tracciamento dei contagi, come funziona

Si chiama Immuni l’app di tracciamento dei contagi da coronavirus scelta dal Governo. Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza. Si tratta del progetto selezionato dal gruppo di esperti insediato al dicastero dell’Innovazione, proposto al premier dal ministro Paola Pisano il 10 aprile e ora sottoposto al vaglio del team Colao. La stipula sull’app Immuni prevede la concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa.

APP tracciamento Coronavirus

Verrà avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per progressivamente estendere la facoltà volontaria. Arcuri si dice chiaramente speranzoso sul supporto dei cittadini ad utilizzare l’app Immuni (ricordiamo non è obbligatoria) che serve a evitare che si possa replicare la drammatica fase 1. Oltre ai test regionali, ne partirà uno nelle sedi di Maranello e Modena della Ferrari. Il download volontario dell’applicazione verrà proposto ai dipendenti della casa automobilistica. La volontarietà, che era stata caldeggiata anche dalla Commissione europea, coinvolgerà ovviamente anche il resto della popolazione quando, in maggio, l’app Immuni sarà disponibile. Per essere efficace, dovrà coinvolgere il 60 per cento degli italiani. Impresa non facile ma nemmeno ardua. E’ di questi giorni invece l’invio di un sms sui cellulari dei cittadini lombardi per invitare all’utilizzo dell’app AllertaLOM di cui avevamo parla qui.

App Immuni, le caratteristiche

presto sui nostri telefonini l’App Immuni per il tracciamento del contagio da Coronavirus

La scelta è andata all’applicazione messa a punto dalla società milanese Bending Spoons in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e Jakala. L’app ha partecipato alla selezione del ministero dell’Innovazione ed è stata la prescelta tra le oltre 300 proposte arrivate. Si basa sul bluetooth, principio cardine su cui si muove l’Europa. Proprio ieri la Commissione Ue ha dettato infatti le regole per il sistema di tracciamento: anonimato e niente geolocalizzazione, sì a bluetooth e volontarietà.

I Paesi Ue stanno convergendo verso un approccio comune con soluzioni che minimizzano il trattamento dei dati personali”, scrive l’Europa nel documento stilato oggi in collaborazione con i governi.

Chi scaricherà l’app Immuni avrà accesso a due sezioni. Un diario clinico per tenere nota del suo stato di salute e dell’eventuale evoluzione dei sintomi del coronavirus, senza che alcun dato lasci il dispositivo. La seconda sezione è quella di tracciamento dei contatti e si basa sulla tecnologia bluetooth, che permette allo smartphone di riconoscere e salvare i codici dei dispositivi a cui è stato vicino e hanno la app installata.

App tracciamento Immuni: come funziona

Un cittadino che dovesse risultare positivo al test di COVID-19 verrà poi interrogato dal medico, dotato di una sua versione della applicazione, sulla possibilità di sbloccare, ancora volontariamente, con un codice la lista dei contatti anonimizzati di chi ha incrociato (circa 1 metro la distanza di precisione) per far arrivare una notifica a chi è a rischio contagio. Per ora non è previsto l’uso del Gps, per ricostruire i movimenti dell’infetto e non solo i suoi incontri, ma non è escluso che le autorità chiedano di integrarlo in un secondo momento.

In Europa esiste già un progetto che soddisfa questi criteri, su cui stanno convergendo Francia e Germania. Si chiama Pepp-Pt (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing) è stato messa in piedi da un gruppo di 130 scienziati e 32 fra aziende e istituti di ricerca di 8 Paesi
(tra cui la Fondazione ISI di Torino). Tra i partner del progetto c’è Vodafone e anche Bending Spoons.

 

 


Immuni: ufficiale l’app per tracciamento dei contagi, come funziona - Ultima modifica: 2020-04-17T09:29:51+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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