Cinque anni fa Facebook ha lanciato l’innovativo Open Compute Project per cambiare il modo in cui i data center sono progettati e come operano, in ottica open source. I data center sono il cuore di Internet, permettono a tutti i sistemi – incluso Facebook – di funzionare. Ma fino a cinque anni fa, tutte le più grandi aziende IT costruivano i loro data center e le infrastrutture computing in segreto, cercando così di avere un vantaggio competitivo.
Molte grandi aziende hanno aderito al progetto e ora anche Google – che ha sempre costruito internamente la maggior parte dei suoi hardware e software, con disegni tutti riservati e di alta qualità – ha deciso di cambiare direzione, con la convinzione che una maggiore apertura e condivisione possa accelerare il progresso dell’industria. Lavorando insieme, le grandi aziende IT potrebbero arrivare a progetti più efficienti, anche in ottica di risparmio energetico, protezione dell’ambiente e costruire una migliore infrastruttura per la nostra comunità. Finora ha funzionato, sono stati risparmiati centinaia di miliardi di dollari in energia e in miglioramento dell’efficienza, grazie alla forza di Open Compute che è quella di mettere insieme centinaia di aziende e migliaia di ingegneri e progettisti.
L’adesione di Google è fortemente simbolica e sottolinea la rivoluzione che il modello open sta introducendo sul mercato.
Nei prossimi dieci anni, in previsione dello sviluppo di intelligenza artificiale e realtà virtuale, sarà richiesta una potenza di calcolo ancora maggiore e un’infrastruttura globale che consenta a tutti di usufruirne.
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