L’app Immuni si può scaricare solo con iOS 13.5 e Android 6, tutti gli esclusi

L’app Immuni è stata rilasciata da pochi giorni, ed è ora disponibile al download su tutti gli smartphone in Italia tramite Apple Store e Google Play. Ma attenzione. Forse a qualcuno è sfuggito un piccolo dettaglio. E piccolo è un eufemismo, in virtù del fatto di quanto questa app sia funzionale se utilizzata da almeno il 60% degli italiani. Per poter scaricare l’app Immuni è necessario avere gli smartphone Apple aggiornati ad iOS 13.5 e gli smartphone con sistema operativo di Google alla versione Android 6.

In sostanza. Perché l’installazione vada a buon fine è necessario avere uno smartphone Android o un iPhone con i sistemi operativi aggiornati. Peccato ci sia un particolare non da poco. Non tutti gli smartphone possono ricevere questi aggiornamenti. Ergo molti possessori di “vecchi” smartphone non potranno utilizzare l’app Immuni.

iOS 13.5 e Android 6 le fondamenta dell’app Immuni

Che l’app Immuni si poteva utilizzare solo con smartphone aggiornati ad iOS 13.5 e Android 6 in realtà era noto. Le fondamenta dell’app Immuni per il tracciamento dei potenziali contagi in Italia sono costituite dalla piattaforma di contact tracing sviluppata congiuntamente da Apple e Google. E l’aggiornamento 13.5 di iOS ne rappresentava a fine maggio il primo mattone.

iOS 13.5 rende più rapido l’accesso al campo di inserimento del codice sui dispositivi dotati di Face ID quando indossi una mascherina e introduce l’API per le notifiche di esposizione per supportare le app delle autorità sanitarie pubbliche per il monitoraggio del contatto con il Covid-19″ 

E la release 13.5 era con ogni evidenza quella rilasciata in tempo di Covid visto che l’ulteriore novità indicata era la possibilità di sbloccare il dispositivo tramite Face ID anche indossando la mascherina. Lo stesso valeva per Android 6.

Gli smartphone che non possono scaricare l’app Immuni

Cerchiamo quindi di capire chi può e chi non può scaricare l’app Immuni.

Per quanto riguarda iOS, il sistema operativo di Apple, i dispositivi dovranno necessariamente aver installata la versione 13.5 o superiore. Ciò significa che gli unici melafonini che permetteranno di scaricare e utilizzare l’app sono: iPhone 11, iPhone 11 Pro, iPhone 11 Pro Max, iPhone Xr, iPhone Xs, iPhone Xs Max, iPhone X, iPhone SE (seconda generazione), iPhone 8, iPhone 8 Plus, iPhone 7, iPhone 7 Plus, iPhone 6s, iPhone 6s Plus, iPhone SE (prima generazione).

I possessori di iPhone 6 (uscito nel 2014), di iPhone 5s e 5 (rispettivamente usciti nel 2013 e 2012), per restare ad alcuni dei modelli più apprezzati dall’utenza Apple, quindi, non potranno scaricare e utilizzare l’app Immuni. Questi melafonini  sono stati infatti esclusi dall’aggiornamento ad iOS 13.

Passando ad Android, i dispositivi saranno supportati se rispetteranno tre requisiti: sistema operativo aggiornato ad Android 6 (Marshmallow, API 23) o superiore; Google Play Services versione 20.18.13 o superiore; Bluetooth Low Energy. Per quanto riguarda il sistema operativo di Google, quindi, non è necessariamente richiesta l’ultima versione disponibile (al momento è Android 10), ma una release minima. Il rilascio di Android 6 è avvenuto a ottobre 2015 e questo dovrebbe permettere il supporto a dispositivi non più recentissimi, a patto però che i Google Play Services siano aggiornati almeno alla versione 20.18.13.

Restando ai brand più noti, come Samsung, sono esclusi dall’aggiornamento ad Android 6 smartphone come Samsung Galaxy S4 ed S3, usciti rispettivamente nel 2013 e nel 2012. I dispositivi non supportati da Motorola, invece, sono Moto G e Moto X (2013), Moto E (2014). LG G2, uno dei modelli di maggior successo del noto brand coreano, uscito nel 2013, non ha ricevuto l’aggiornamento ad Android 6


L’app Immuni si può scaricare solo con iOS 13.5 e Android 6, tutti gli esclusi - Ultima modifica: 2020-06-04T09:12:30+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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