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Data center in Italia: un’opportunità da 30 miliardi

I data center sono diventati un’infrastruttura centrale per l’economia digitale, l’AI e la competitività dei sistemi produttivi. Anche in Italia il mercato sta entrando in una fase di accelerazione, sospinto dalla crescita dei servizi cloud e dalla necessità di rafforzare la sovranità digitale europea. Un’occasione da non farsi sfuggire secondo i leader del settore.

Data center in Italia: un’opportunità da 30 miliardi

La Community Data Center Italia di TEHA Group

TEHA Group, controllata da The European House – Ambrosetti, ha presentato la Community Data Center Italia e il nuovo Rapporto Strategico “Data Center e sistema-Paese: l’alleanza per la crescita. Roadmap per uno sviluppo sinergico”. Secondo l’analisi, l’Italia si trova di fronte a un’opportunità storica: il settore potrebbe generare un giro d’affari compreso tra 12 e 30 miliardi di euro entro il 2030, con un potenziale che arriva fino a 165 miliardi nel decennio successivo.

Il mercato nazionale sta già mostrando segnali di recupero rispetto a piazze consolidate come Londra e Francoforte. La capacità IT dei data center cloud tradizionali è destinata a raddoppiare nel prossimo decennio, mentre quella dedicata all’AI training potrebbe crescere di cinque volte. Ancora più marcata la dinamica dell’AI inference, in cui i modelli riescono a fare previsioni su dati che non hanno mai visto prima, in aumento di dieci volte rispetto ai livelli attuali.

Sinergie per i data center in Italia

Secondo TEHA Group, per rendere strutturale questa crescita serve una nuova alleanza fondata su tre sinergie chiave: territoriale, infrastrutturale e industriale. Sul piano del territorio, lo sviluppo dei data center in Italia rappresenta una leva concreta di rigenerazione urbana. L’analisi ha mappato 3,7 milioni di metri quadrati di aree industriali dismesse potenzialmente idonee a ospitare queste infrastrutture. Il recupero dei brownfield consentirebbe di evitare nuovo consumo di suolo e di restituire valore a siti oggi inutilizzati. L’adozione delle migliori tecnologie disponibili permetterebbe inoltre di ridurre fino a 2 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno, liberare fino a 1,2 GW al 2040 e garantire risparmi idrici significativi.

La seconda direttrice riguarda l’energia. In uno scenario al 2040, il consumo elettrico dei data center potrebbe arrivare fino al 10% del totale nazionale. Per gestire questa domanda, la Community propone il modello dei “Data & Energy Hub”, basato sull’integrazione tra infrastrutture digitali e transizione energetica. Il terzo asse è quello industriale: i data center attivano filiere ad alta specializzazione e hanno un forte effetto moltiplicatore sull’occupazione qualificata. Per competere su scala internazionale diventa quindi strategico favorire processi di aggregazione e la nascita di operatori in grado di fare da capifiliera.

Milano come hub europeo dei Data center

“La crescita del mercato dei data center in Italia può generare valore economico e occupazione qualificata, ma serve una visione nazionale che renda l’intero Paese attrattivo. Per riuscirci, occorre un’azione coordinata tra istituzioni, utility, imprese e sviluppatori: solo così potremo trasformare questa dinamica di mercato in un vantaggio strategico. In Italia, in particolare, Milano sta dimostrando di poter competere con i principali hub europei” dichiarano Alessandro Viviani e Jacopo Palermo, Associate Partner di TEHA Group.  Guardando al 2026, TEHA Group annuncia anche il lancio del progetto “Risposta Italia”, pensato per mappare le competenze distintive delle imprese, favorire l’adozione degli standard globali e superare la frammentazione industriale.

[TEHA] Alessandro Viviani, Associate Partner e Responsabile Community Data Center Italia di TEHA Group


Data center in Italia: un’opportunità da 30 miliardi - Ultima modifica: 2025-12-30T12:40:00+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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