Un nuovo studio rivela che è possibile monitorare gli spostamenti di uno smartphone anche se questo ha il GPS disabilitato: grave rischio per la privacy degli utenti.
Quando ci ritroviamo a voler staccare un po’ la spina, magari seguendo la filosofia del “digital detox“, spesso perdiamo la voglia di essere sempre raggiungibile e, soprattutto, localizzabili.
Una delle prime cose che facciamo è quella di spegnere il GPS dello smartphone, ma ciò nonostante, Google Maps è lì pronto con una notifica per chiedere una recensione su quel centro commerciale in cui ci si trova.
Ma com’è possibile, se il segnale GPS è spento?
Merito della connessione internet dello smartphone, certo, ma quello che hanno dimostrato alcuni studiosi della Northeastern University è che non è necessario che il GPS sia abilitato per rintracciare la posizione di uno smartphone, e quindi, del legittimo proprietario.
Spesso non ce ne rendiamo conto, eppure lo smartphone in più occasioni si rivela essere il più grande strumento di spionaggio di sempre: una localizzazione su Facebook, una foto postata su Instagram che contiene un incontrovertibile punto di riferimento alla posizione di quel momento, possono rivelare molto di noi, delle nostre abitudini e degli spostamenti relativi ai luoghi che siamo soliti visitare.
È per questo motivo che i ricercatori, capitanati dal ricercatore post-dottorato alla Northeastern University Sashank Narain, hanno deciso di fare un test con delle persone convincendole a disabilitare il GPS dello smartphone, ma allo stesso tempo a scaricare un’applicazione che millantava come unico scopo quello di procurare una pratica torcia in caso di bisogno sfruttando il flash della fotocamera dello smartphone.
Disattivando il GPS, restano attivi comunque sensori come:
Il primo, si occupa di registrare la velocità del dispositivo, mentre il secondo funge da bussola digitale, e infine il giroscopio controlla la rotazione dello smartphone: grazie all’azione combinata di questi tre importantissimi sensori, i ricercatori sono stati in grado di rilevare posizioni e spostamenti delle persone.
L’applicazione che avevano realizzato appositamente, infatti, raccoglieva dati sul funzionamento dei sensori dello smartphone, restituendo informazioni preziose sulla posizione dello stesso.
“Non molte persone sono consapevoli di questo problema” ha affermato Narain “soprattutto perché quando pensiamo alla posizione, la associamo al GPS al telefono”
Il progetto è finalizzato a sensibilizzare le persone sulle vulnerabilità di sistemi operativi come Android o iOS, spiegando come, con una semplice applicazione che richiede l’accesso ai sensori, sia possibile essere rintracciati ovunque, e scoprire dove si vive, il luogo di lavoro e tanto altro.
Il consiglio resta sempre valido: è opportuno non solo scaricare ed installare applicazioni soltanto da digital store certificati, ma anche verificare le autorizzazioni richieste dall’applicazione: se non compatibili con lo scopo dell’app, meglio provare un’alternativa.
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