Aruba Hybrid Cloud, un’opportunità per le imprese

#ARUBAIT, la rubrica realizzata in collaborazione con Aruba.it sulle innovazioni più interessanti dal mondo della tecnologia e del web racconta i vantaggi di utilizzo congiunto, gestione e coordinamento tra uno o più cloud provider e il mondo on-premise

Il cloud rappresenta un’opportunità per tutte le aziende, indipendentemente dalla dimensione e dal modello di business. Pubblico, privato o ibrido? Partendo dal presupposto che una scelta migliore non esiste per definizione, tutto dipende dalla situazione specifica, in generale un approccio ibrido è quello che garantisce all’IT e quindi al business e al marketing la libertà e la flessibilità di usare la nuvola quando è utile farlo.
Aruba Cloud è il marchio attraverso cui Aruba S.p.A. eroga, dal 2011, servizi cloud basati sul modello IaaS nel mercato Europeo.

Cos’è l’Hybrid Cloud

Per modalità ibrida si intende l’utilizzo misto, tra cloud e il mondo fisico sia esso on-premise o all’interno di un data center esterno.
Come gli altri modelli di cloud computing, anche il cloud ibrido si fonda sul paradigma dell’IT As a Service: i servizi sono erogati via rete, consumabili su richiesta in base alle tipologie e ai volumi e alle quantità di cui si necessita.
L’hybrid cloud risponde alle esigenze delle aziende italiane che devono integrare i sistemi esistenti, caratterizzati da numerose stratificazioni e personalizzazioni, con le applicazioni in cloud, come le soluzioni di posta o per il Crm in modo scalabile, semplice e affidabile.

La flessibilità dell’IT as a service

Il cloud ibrido rappresenta l’approccio ideale perché permette di gestire i carichi di lavoro in base alle esigenze, tenendo conto delle valutazioni dei costi. Offre alle aziende più flessibilità e consente di incrementare l’efficienza desiderata utilizzando servizi cloud pubblici in modo complementare – o in alternativa – al cloud privato in alcune situazioni facendo in modo che tutte le piattaforme siano perfettamente integrate. Il principale vantaggio del cloud ibrido risiede nella possibilità di usare il cloud in modo progressivo, senza stravolgere l’attuale architettura IT e i processi che vivono al suo interno.

“Delegare” la complessità

Scegliendo una formula di data center extension, grandi aziende, Pmi, Pubbliche Amministrazioni e startup possono affidarsi a un modello che permette di esternalizzare la complessità gestionale di un’architettura fisica consentendo di usufruire di tutti gli aspetti computazionali, di networking e di storage in una chiave di servizio al consumo. Ma attenzione, adottare il cloud significa delegare la responsabilità operativa di quel sistema, non certo quella strategica!

Hybrid cloud: vantaggi e opportunità

I vantaggi dell’hybrid cloud sono tanti: le aziende non devono più comprare macchine fisiche (perché si usa la loro emulazione software), non devono più occuparsi di manutenere un installato ma definiscono con il fornitore un contratto in base a delle SLA che includono. Gli aggiornamenti sono continui, senza che le imprese debbano preoccuparsi di configurare le macchine fisiche a livello di cavi e di installazioni. A tutto questo si aggiunge una flessibilità gestionale e una sicurezza ai massimi livelli in quanto i principali cloud provider hanno tutte le competenze più verticali a livello tecnologico per garantire la qualità dei risultati e il massimo livello di erogazione dei servizi.
Questo sistema offre alle aziende e alle loro organizzazioni IT una flessibilità senza precedenti nella scelta di dove ospitare i loro numerosi e diversificati carichi di lavoro e garantisce: la scalabilità per tenere il passo con i volumi di business, l’efficienza per mantenere al minimo i costi e, ovviamente, la capacità di proteggere i dati e altre risorse tecnologiche.


Aruba Hybrid Cloud, un’opportunità per le imprese - Ultima modifica: 2017-05-02T11:19:24+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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