L’ intelligenza artificiale nei media: lo stato dell’arte

Focus sull’ intelligenza artificiale nei media e sulle acquisizioni più significative in questo mercato. La maggior parte dei media publisher statunitensi utilizza l’ intelligenza artificiale.

La ricerca rilasciata all’inizio di questo mese da CB Insights ha fatto emergere l’acquisto di 34 start up che si occupano di AI, solo nel primo trimestre del 2017. Si tratta di un dato più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La scorsa settimana Google ha lanciato un fondo d’investimento specifico per l’AI, supervisionato da ingegneri e non da venture capitalist, che punta a distribuire investimenti per circa 10 milioni di dollari.

Di seguito vi riportiamo le ultime acquisizioni e il ruolo che l’AI gioca nei media:

Acquisizioni

  • Alphabet, la società che possiede Google, ha acquisito 11 start-up di AI negli ultimi 5 anni. Apple segue con 7, seguita a sua volta da Facebook e Intel, che ne contano 5. Twitter, non rimane molto indietro, con le sue 4.
  • Per quanto riguarda Google, le acquisizioni hanno riguardato una serie di categorie. Negli ultimi 3 anni sono state acquisite aziende specializzate in analisi predittiva (Kaggle), una piattaforma di elaborazione naturale per i bot (api.ai) e una tecnologia di ricerca visiva (Moodstock).
  • Le acquisizioni di Facebook, invece, sono state più focalizzate. Le due società, acquistate più di recente, sono Zurich Eye e Masquerade Technologies, che si occupano di fotocamere smartphone, ovvero aiutano a individuare oggetti in uno spazio o nella sovrapposizione di immagini. Queste acquisizioni si allineano con la strategia più recente di Facebook nel copiare le funzionalità di Snapchat.
  • Alcune di queste aziende vanno a peso d’oro: nel 2014, Google ha pagato $ 400 milioni per DeepMind Technologies, una startup di AI e di machine learning che ha recentemente costruito un prodotto che ha battuto il campione del mondo del gioco Go.
  • Entrambe le società stanno assumendo esperti di AI: Google ha oltre 240 posizioni di lavoro che includono “intelligenza artificiale” disponibili su LinkedIn; Facebook ne ha circa 80.

Intelligenza artificiale  nei media

  • La maggior parte dei media publisher statunitensi utilizza l’AI, anche se lo fa come fornitore di terze parti. Le aziende come Salesforce, Boomtrain o Keywee aiutano nella programmazione delle pubblicità, il CRM e il targeting per il pubblico.
  • Il New York Times utilizza la tecnologia di apprendimento automatico per cercare modelli nei dati relativi alla finanza. Il Los Angeles Times ha costruito il Quake Bot che invia automaticamente un aggiornamento quando viene rilevato un terremoto all’interno della città di Los Angeles.
  • Un’altra fetta utilizza la tecnologia di terze parti per creare contenuti. Sports Illustrated utilizza uno strumento creato da Arkadium per creare infografiche. L’Associated Press ha utilizzato Automated Insights negli ultimi tre anni per generare storie su tutto ciò che va dai rapporti di reddito delle società pubbliche ai risultati dei giochi di baseball delle leghe minori.

Cosa significa intelligenza artificiale nei media

“Siamo all’inizio di un megatrend che durerà almeno 20 anni” ha detto Tod Loofbourrow, un ex trainer di intelligenza artificiale di Harvard e amministratore delegato di ViralGains.

Loofbourrow ha affermato che il più grande impatto dell’AI sui media corrisponderà al modo in cui gli editori e i marketer potranno apprendere le preferenze dei singoli consumatori.

La fiducia dei media publisher proseguirà probabilmente in futuro per due ragioni fondamentali: le risorse e la scarsità di dati. “Ben oltre il 60 % del pubblico di un editore è anonimo”, ha detto Keith Sibson, della PostUp. “La verità è che solo Google, Apple, Amazon e Facebook hanno abbastanza dati sui loro utenti per far sì che l’AI lavori al meglio”.


L’ intelligenza artificiale nei media: lo stato dell’arte - Ultima modifica: 2017-06-04T10:36:26+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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